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martedì 22 maggio 2018

Francesco Bonvicini presenta: Sangue sulla pista

Nei giorni scorsi è stato pubblicato l’ultimo volume della serie Sangue a Colonia, dell’autore Francesco Bonvicini, dal titolo Sangue sulla pista.
Diamo spazio, quindi, all’autore che ci presenterà il suo ultimo lavoro in questa intervista.


Francesco Bonvicini, classe 1973, vive e lavora a Montecatini Terme come ragioniere presso un avviato studio di commercialisti e consulenti del lavoro. Cugino della nota pianista e poetessa, Lavinia Cioli da lui definita come "l'espressione del mio lato artistico", condivide con lei la passione per la musica e la letteratura. Appassionato fin dalla giovane età di letteratura poliziesca (da Agatha Christie a Rex Stout) e spaziando tra i suoi vari generi, si appassiona al police procedural ed ai suoi maestri, dai quali prende ispirazione. È proprio in questi anni che inizia a maturare l'idea di creare "qualcosa di nuovo" nell'ambito della narrativa poliziesca italiana. Dopo alcuni tentativi abortiti, nel 2010 inizia a scrivere il primo romanzo della saga Sangue su Colonia, incentrata sulle indagini della Terza Squadra Omicidi della nota città tedesca, ricostruite attraverso un meticoloso lavoro di ricerca e di studio sia del codice penale e della cultura teutonica, sia della cronaca e in generale e delle scienze forensi. Il risultato sono storie dall'andamento lineare ma non banale e dal taglio "televisivo/cinematografico" con personaggi spogliati del loro abito e presentati per come in realtà sono.

-Qual è il tuo rapporto con la scrittura?
-Direi un rapporto terapeutico. Ho iniziato a scrivere mentre ero in mobilità e, per non cedere allo sconforto, ho iniziato a scrivere quello che, in seguito, è diventato il mio primo romanzo, Sangue sul Reno, il primo della saga Sangue su Colonia. Con la scrittura riesco davvero a sfogare ciò che sento dentro. Mi rilassa e, per questo, le dedico ogni momento libero delle mie giornate.

-Come nasce il tuo amore per i polizieschi?
-È nato quasi per caso in prima superiore. Premetto che, durante gli anni della scuola, non sono mai stato un gran lettore perché ritenevo assurdo prendere in mano un libro dopo una giornata passata su tomi, manuali, prontuari e codici. E poi, gli insegnanti di lettere che avevo avuto ci propinavano sempre testi noiosi e poco scorrevoli o, anche, ci facevano leggere testi senza prima farci conoscere gli autori e le rispettive tematiche. Un esercizio che, secondo me, non ha nulla di didattico. In prima superiore il nostro professore di lettere ebbe l'idea di creare una biblioteca, cioè una serie di liste, una per ciascun genere letterario, dalla quale attingere per le proprie letture. Non più, quindi, imporre un libro a tutti, ma lasciare libertà di scelta perché ognuno di noi potesse trovare quello che poteva essere il "suo" genere preferito. Insomma, come a dire: «Leggete quello che volete, ma leggete.». La mia scelta cadde su Assassinio sull'Orient Express di Agatha Christie.

-Quali sono i tuoi autori di formazione? Un libro che porti nel cuore?
-Sono soprattutto giallisti, considerando che scrivo thriller, ma non soltanto loro perché, col tempo, ho riscoperto un po' di tutto. Oggi, infatti, leggo anche molta saggistica storica e non disdegno la narrativa in generale e i classici. Comunque, il primo autore che mi viene in mente è Giorgio Scerbanenco perché abbiamo in comune il modo di concepire la scrittura come un lavoro artigianale e non come l'esercizio di un poeta da barzelletta ispirato da una nuvoletta fluttuante nel cielo. Poi, aggiungerei i maestri del genere Police Procedural, il genere dei miei stessi romanzi, quindi Ed McBain, Alexandra Marinina, Michele Giuttari. Infine, gli autori del Decadentismo, come Thomas Mann.

-Come nasce il progetto Sangue su Colonia?
-Nasce per l'esigenza di portare nelle librerie italiane qualcosa di nuovo e di diverso rispetto a ciò che solitamente propongono. La libreria è il primo negozio dove generalmente entro, dovunque mi trovi. Facendo un'approssimativa ma attendibile statistica nel reparto Gialli e Thriller, si può dire che circa il 50% del mercato è appannaggio di autori angloamericani, il 30% degli italiani e il resto se lo spartiscono francesi, scandinavi e islandesi. Stranamente, i gialli tedeschi, fino a qualche anno fa, non erano tradotti e posso dirti anche che l'editore tedesco Hejo Emons ha pubblicato alcuni libri di tre eccellenti colleghi d'oltralpe soltanto dopo l'uscita di Sangue sul Reno. Anche queste sono soddisfazioni.

-Perché hai scelto la Germania e, in particolare Colonia, come ambientazione dei tuoi romanzi?
-Mi ritengo una persona che rifugge da luoghi comuni e stereotipi. In Italia abbiamo giallisti eccellenti, ma diversi di loro, specie quelli meno conosciuti, tendono ad attingere dallo stesso collaudato canovaccio del commissario o maresciallo, relegato in un paesino sperduto della provincia italiana più profonda, dove il tasso di criminalità è tale da far impallidire New York o, dove, addirittura, un serial killer ritorna dal passato e continua a seminare vittime. Non dimentichiamo però che Hejo Emons ha detto: «Nessun genere della letteratura è più adatto a portarci dentro un Paese quanto il giallo d'autore. I gialli mirano ad entrare nelle pieghe della società, la dissodano, ne mostrano i difetti.» Personalmente concordo con l'editore italo tedesco. Pur trattandosi di lavori pregevoli, sembra però che certi colleghi forniscano un'immagine sbagliata e irreale dell'Italia, solo per il gusto di strizzare l'occhio agli autori angloamericani; basti pensare che  anche la dottrina criminologica più recente rifiuta di usare l'espressione serial killer riferendosi ai delitti seriali italiani (il mostro di Firenze, la saponificatrice di Correggio, etc.), perché sono tipicamente anglosassoni per caratteristica e per mentalità. Tornando alle mie scelte, sapendo fin dall'inizio che già almeno due eccellenze raccontano il Police Procedural all'italiana (il già citato Giuttari, ma anche Carlo Lucarelli) e, avendo in mente di voler creare qualcosa di nuovo nel panorama nostrano, scegliere la Germania è stato il passo successivo. Colonia, oltre a essere "la città più tollerante della Germania" è anche quella col maggiore tasso di criminalità, compensato però dall'efficienza della Polizia Criminale, specie nella sezione Narcotici. E pensa che ha "soltanto" circa un milione di abitanti, molti meno di Monaco, Berlino o Amburgo. E, detto tra noi, sono da sempre un tifoso del Colonia, anche se in questa stagione è retrocesso...

-Per le tue storie prendi spunto da fatti di cronaca realmente accaduti?
-Sì. Leggo molta cronaca nera, sia italiana sia estera, e anche note d'agenzia rilasciate dalle varie polizie. Per Sangue sul Reno, per esempio, ho preso spunto da un regolamento di conti avvenuto del porto di Le Havre, in Francia, sebbene il mio romanzo sia sviluppato in modo radicalmente diverso rispetto a come si sono svolti i fatti secondo quanto riportato nella nota d'agenzia rilasciata dalla Gendarmerie Nationale, i "carabinieri" francesi.

-Ti sei ispirato a qualcuno in particolare nel formare la tua squadra di poliziotti?
-Sangue su Colonia, oltre a essere una saga thriller, vuol essere anche un omaggio alle varie serie televisive tedesche trasmesse in Italia, per cui ho cercato di modellare i personaggi principali sui lineamenti di noti attori tedeschi o sulla psicologia dei personaggi da loro interpretati. Per farti due esempi, Alois Liebermann è René Steinke, l'interprete di Tom Kranich in Squadra Speciale Cobra 11, mentre Josefa Jürgens è Jutta Speidel, indimenticabile sorella Lotte in Un ciclone in convento, serie da cui ho attinto anche per il convento fittizio di Sankt Alois e per le suore che vi abitano.

-Sangue sul Reno, Sangue sui binari e ora Sangue sulla pista, oltre alla squadra di poliziotti che conducono le indagini, quale altro filo unisce i tre romanzi?
-Direi due fattori. In pratica, il fatto che i poliziotti, così come gli altri personaggi, non sono solo meri interpreti del loro ruolo, ma sono anche e soprattutto persone, ognuna di esse con i propri tic, le proprie virtù, i propri difetti, i propri problemi,... In buona sostanza, mi piace trasmettere per iscritto quello che è un atteggiamento che ho nella vita, cioè spogliare la gente dal proprio abito e vederla per ciò che in realtà è. Spogliare un personaggio significa anche liberarlo da pregiudizi e da luoghi comuni. Noi italiani solitamente definiamo i tedeschi e i nordici in generale come freddi, icemen. In realtà, posso affermarlo per esperienza personale, i tedeschi e i nordici in generale sono fermi; pur non dando facilmente confidenza, sanno comunque infondere calore umano e metterti a tuo agio. In sintesi, questo primo filo conduttore è la ricerca di noi stessi attraverso le esperienze personali di questa gente di carta. Il secondo fattore è Colonia, questa città di frontiera, posta a soli cento chilometri dal confine belga/olandese, che movimenta milioni di persone e tonnellate di merci, che vanta la cattedrale gotica più antica d'Europa, con le sue guglie aguzze e maestose, una città che fa della tolleranza il suo marchio di fabbrica... o è solo una maschera per nascondere una metà oscura, come direbbe Stephen King?

-Ci vorresti parlare di Sangue sulla pista?
-Sangue sulla pista è il terzo romanzo della saga. Inizia con la morte di un uomo mentre scorrazza con la sua Porsche 977 GT2 lungo la Nordschleife, il mitico tracciato del Nürburgring, aperto al pubblico quando non ci sono competizioni. Pur essendo avvenuta fuori dalla giurisdizione della Polizia Criminale di Colonia, questa rivendica l'indagine poiché l'ucciso era un Procuratore di Stato della città renana. Da qui parte un'indagine complessa e articolata... Non aggiungo altro, posso solo dire che adoro dare filo da torcere ai miei poliziotti...

-Ci sono altri progetti in cantiere?
-Ho buttato giù la scaletta di due nuovi romanzi della saga e ho tracce sufficienti per almeno un altro e un paio di racconti. Grazie alla cronaca nera e alle note d'agenzia delle varie polizie, il materiale non manca mai. Qualcosa di diverso? Beh, un sogno nel cassetto ce l'ho, ma non lo rivelo nemmeno sotto minaccia di decapitazione... Spero solo si possa avverare così, in quel caso, saprete di cosa si tratta.. Bleiben sie dran!!!!



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