La prima guerra mondiale ha prodotto
qualche centinaio di eroi, premiati coi massimi riconoscimenti al valore, la
maggior parte alla memoria e quarantamila sventurati scemi di guerra, resi
folli dalle esperienze estreme al fronte. Degli uni e degli altri si occupa il
giornalista Paolo Brogi, nel volume “Eroi e poveri
diavoli della Grande Guerra”, edito da Imprimatur.
Un libro che racconta degli
eroi, una ventina, fra cui Enrico Toti e Francesco Baracca. Per terminare,
nell’ultimo capitolo, passando in rassegna un numero impressionante di soldati
senza nome e malati di mente, uomini la cui vita è stata spezzata da quella
guerra che tenne milioni di uomini in bilico tra il senso del dovere e
l’istinto di sopravvivenza. Gli eroi scelsero di distinguersi, mentre l’altra
categoria è composta dai soldati usciti di senno nelle trincee, negli assalti o
sotto i bombardamenti. In Italia, i mobilitati alle armi furono 5milioni
200mila, su una popolazione nel 1915 di 36milioni di individui, per metà donne.
Tolti gli anziani e i bambini, si può calcolare che un uomo su due finì al
fronte, che consumò 650mila caduti, 947mila feriti, tra i quali 21.200 privati
di un occhio, 1940 ciechi, 74.620 mutilati, 120 privati di entrambe le mani,
12mila invalidi totali, 5.440 sfregiati nel volto, 6.740 sordi, 3.260 muti.
Paolo Brogi spiega nel primo
capitolo chi sono gli arditi, il contingente di fanti specializzati nelle
azioni più rischiose, motivati e specificamente addestrati. Venivano impiegati
negli assalti, ma anche nelle ricognizioni e nei sabotaggi. Nel giugno 1918 si
passò da reparti reggimentali a due vere e proprie divisioni d’assalto. Eroi
giovani, come Roberto Sarfatti, volontario a 15 anni caduto a 17 e Alberto
Cadiolo, un ragazzo del ’99 che morì sventolando un fazzoletto tricolore
all’attacco del Monte Pertica. Eroi anziani, come Giacomo Venezian,
cinquantaquattrenne maggiore della Territoriale. Eroi dell’aria: Piccio,
Scaroni, Fulco Ruffo di Calabria. L’Italia intera vestì a lutto quando
precipitò l’asso dell’aviazione, il trentenne capitano Baracca, il 19 giugno
1918, sul Montello. Poi ci sono gli eroi di nazionalità austriaca ma di sangue
e cuore italiani. Battisti, Filzi, Chiesa, Sauro, che con altri irredenti
scelsero la divisa grigioverde fuggendo dal Trentino e dall’Istria, sapendo che
in caso di cattura li aspettava il patibolo.
Infine, gli scemi di guerra, quelli che non hanno resistito all’indifferenza alla morte che gli era stata richiesta, alla capacità di essere crudeli, di saper uccidere, di farsi ammazzare, osserva la storica Bruna Bianchi.
Padre Agostino Gemelli ha sostenuto che in quella guerra non c’era
bisogno di eroi, ma di automi. Infatti, negli alti comandi italiani lo
stress da combattimento, lo shell shock riconosciuto dagli inglesi, è
stato a lungo confuso con la simulazione e considerato con sdegno un
ennesimo ingegnoso esempio di vile finzione.Infine, gli scemi di guerra, quelli che non hanno resistito all’indifferenza alla morte che gli era stata richiesta, alla capacità di essere crudeli, di saper uccidere, di farsi ammazzare, osserva la storica Bruna Bianchi.
Descrizione:
Una rassegna
dei protagonisti della prima guerra mondiale. Le figure più conosciute e quelle
meno note, compresi gli esempi di eroismo dalla parte austriaca, come Sepp
Innerkofler, raccontati e rivisitati con gli strumenti critici dell'oggi. Le
medaglie d'oro al valore militare, da Francesco Baracca passando per gli altri
"assi" della nascente aviazione italiana come Pier Ruggero Piccio,
Paolo Fulco Ruffo di Calabria, Silvio Scaroni, all'umbro Venanzio Gabriotti che
si guadagnò quattro medaglie d'argento e bronzo e che quella d'oro l'ha infine
aggiunta nel 1944 facendosi fucilare dai nazifascisti come membro della
Resistenza. Gli "eroi" raccontati da Brogi passano dall'interventismo
estremo del bersagliere-ciclista Enrico Toti, all'irredentismo di Cesare
Battisti, Fabio Filzi, Damiano Chiesa, ai letterati prestati al fronte come
Enrico Serra e Scipio Slataper, per arrivare ai giovanissimi come Roberto
Sarfatti figlio di Margherita, nota come la prima amante di Mussolini. E ancora
ecco Alberto Cadlolo, Giacomo Venezian, il Milite Ignoto. Ma anche la storia
degli arditi e poi quella degli arditi del popolo con Guido Picelli.
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