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lunedì 16 luglio 2018

L'autorità perduta

I ruoli non sono più rigidi, prefissati, e a non sentirli così sono proprio coloro che li incarnano. I genitori di oggi sono soli, sentono così liquido il proprio ruolo che cercano conforto e conferma dai figli, persino una legittimazione”. Queste sono le parole di Massimo Ammaniti, professore onorario alla Sapienza di Roma e psicoanalista dell’International Psychonalytical Association.
Riferendosi ad alcune vulnerabilità individuali dei ragazzi, derivate da situazioni complesse nell’ambito famigliare. Famiglia che ha subito grossi cambiamenti negli ultimi decenni, contrariamente alle famiglie patriarcali di un tempo, oggi prevede uno o massimo due figli, con la conseguente trasformazione della sfera famigliare che si ripercuote durante la fase dell’adolescenza. Questo si verifica perché i genitori, i quali tendono ad essere più amici che famigliari, investono molto sui propri figli e questo comporta una complicanza nel distacco.
Ammaniti ha quindi proseguito il suo pensiero: “I genitori devono mettere confini e punti fermi al figlio adolescente che vive momenti di confusione. I genitori devono essere presenti, attendibili e rappresentare un riferimento. Oggi c’è molto questa idea di essere amici dei figli: si preferisce lasciare correre le cose invece di affrontare il contrasto, il conflitto che nasce quando si mettono delle regole”, prosegue Ammaniti.
La confusione dei ruoli all’interno del nucleo famigliare, quindi, rischia di produrre veri e propri disastri nella crescita dei figli evitando i naturali contrasti con la famiglia.
Argomento caustico quanto importante per la crescita dei nostri figli, un libro che vorrei consigliare a tal proposito è: L’autorità perduta di Paolo Crepet.
Il coraggio che i figli ci chiedono. «Dire no è difficile, soprattutto quando ci si deve mettere contro l'arreso senso comune di tanti genitori, quando si intuisce che occorre affrontare battaglie campali, reazioni isteriche, interminabili silenzi. Eppure fa tutto parte del magnifico mestiere di educare».

Prefazione
Bambini maleducati, adolescenti senza regole, ragazzi ubriachi e indifferenti, giovani senza occupazione che, invece di prendere in mano la propria vita, vegetano senza studiare né lavorare. Genitori che si lamentano di una generazione arresa e senza passioni, che sembra aver perso anche la capacità di stupirsi.
Ma ad arrendersi per primi sono stati proprio i genitori, che con la loro accondiscendenza hanno sottratto ai figli l'essenziale, ossia il desiderio, salvaguardando un quotidiano quieto vivere privo di emozioni e ambizioni dove rimbomba soltanto l'elenco delle lamentele contro la società e la politica. Come se questo mondo non l'avessero creato proprio loro. Un pamphlet severo ma anche pieno di speranza, con cui Crepet ribadisce tenacemente che educare significa soprattutto preparare le nuove generazioni alle difficili, ma anche stimolanti, sfide del futuro.

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