Iniziamo oggi una serie di cinque post dedicati
ai finalisti della XXXII edizione del Premio Letterario Chianti. Il primo libro
preso in esame è “Come un giovane uomo” di Carlo Carabba edito da Marsilio.
“Come
un giovane uomo” è un romanzo, una ricerca introspettiva articolata,
che scava nell’infanzia, sino ad arrivare al presente del io narrante. L’autore
usa un’espressione ritmica che avvicina il testo alla poesia; una prosa ridondante
di figure retoriche, a cominciare dalla similitudine.
Nevica a Roma. L’io narrante conserva un ricordo idilliaco di una prima,
antica nevicata, suppergiù negli anni Ottanta dell’infanzia, e questi
ricordi «vaghi e preziosi» lo illudono, ora che sono passati vent’anni,
che il ritorno della neve stia per spalancargli di nuovo un’età felice
di incanto e di cominciamenti. «Ignoravo quanto la profezia si sarebbe
avverata, ma con un segno opposto a quello fantasticato dal mio
desiderio»: la seconda nevicata sta per essere lo scenario di una
tragedia.
Sono due le coincidenze da cui
muove questa storia. Quella tra la caduta della neve su Roma, dopo più di
vent’anni di attesa, e la scoperta che una giovane donna, Mascia, è in coma. E
quella tra il funerale di Mascia, una decina di giorni più tardi, e la firma di
un contratto di lavoro. Se la prima neve della vita del protagonista di questa
storia, scesa sulla sua città quando era bambino, aveva portato con sé
l’incanto, la seconda ha portato un incidente. Mascia, l’amica degli anni del
liceo, è scivolata col motorino là dove la neve è caduta e si è sciolta. Questa
seconda neve tanto desiderata, come se col bianco potessero tornare i giochi e
le meraviglie dell’infanzia, invece di restituire il passato si porta via un
pezzo di futuro. Perché Mascia muore per sbaglio, come pure si può morire, e
non c’è altra spiegazione. Il protagonista parla con amici comuni, riceve e
manda sms, inventa scuse, cerca ragioni ai propri pensieri e comportamenti,
alle fughe e ai ritorni, e le trova, si colpevolizza, si assolve. Se Mascia,
come tutti, muore sola, il protagonista di questo libro, come qualcuno, fa di
tutto per restare, ancora un poco, solo con lei. Costruito come un labirinto
che riproduce lo smarrimento di fronte al dolore, o come un videogioco che
muove nello spazio ancora sconosciuto e pericoloso dell’età adulta, il romanzo
segue i pensieri del protagonista, e di chi legge, intorno alla perdita di
quelli che si amano e si ferma sul limite dell’amore umano che è quello,
insopportabile, di non poterne impedire la morte. Con una lingua che analizza,
immagina e riflette, che mescola Eta Beta alla Bibbia e The O.C. e Lost a
Proust e Peter Schlemihl, Carlo Carabba medita sul caso e il destino, il lutto
e la crescita, e racconta quando finisce la giovinezza, perché si diventa adulti,
e come restiamo vivi, nonostante il dolore nostro, e soprattutto, nonostante il
dolore degli altri.
“Un viaggio nella memoria che la
presenza aleggiante di Proust autorizza e benedice”. Ida Bozzi, Corriere
della sera
“Se non
fosse un paragone extraterrestre si potrebbe parlare di un Proust in erba”.
Laura Pezzino, Vanity Fair
Chi è Carlo Carabba
è nato a
Roma nel 1980, viene da studi filosofici e ha pubblicato articoli su Francis
Bacon, Thomas Hobbes e la monografia La prima traduzione francese del “Novum
Organum” (Olschki 2011). È stato coordinatore della rivista Nuovi Argomenti, e
attualmente lavora per Mondadori. Ha scritto le raccolte di poesia Gli anni
della pioggia (peQuod 2008, premio Mondello per l’Opera Prima) e Canti
dell’abbandono (Mondadori 2011, premio Carducci e premio Palmi). Un suo
racconto è incluso nell’antologia “best off” Ogni maledetta domenica (a cura di
Alessandro Leogrande, minimum fax 2010). Come un giovane uomo è il suo primo
romanzo.
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