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lunedì 28 gennaio 2019

Premio Letterario Chianti; Le poche cose serie


 Valentina Farinaccio ha una scrittura così consistente che l’unica cosa che si può fare è perdersi tra le sue pagine. In “Le poche cose certe” si viene catturati delle sue parole, nel fascino delle immagini che descrive, la corposità con cui dipinge ogni personaggio rendendoli ben definiti. Come Arturo, un uomo pieno di sfaccettature, ma raccontato bene nel romanzo. L’autrice ci descrive il male del vivere senza caricarlo troppo di orpelli, ma nella cruda realtà. Arturo è un uomo che andrà a pezzi per poi provare a rialzarsi. I dieci anni narrati nel racconto saranno ritmati da incontri, unici e determinanti.


“Arturo si era convinto di potere una vita speciale, ma poi non muoveva passi, verso l’ignoto, per paura di una vita vera. Il risultato era una vita fasulla, come quella delle formiche inoperose.” È da dieci anni che Arturo non sale su un tram. L’ultima volta che lo ha fatto era un giovane attore di belle speranze e andava a incontrare una ragazza perfetta e misteriosa, con il nome di un’isola, quella leggendaria di Platone: Atlantide. Ma il destino cancella il loro appuntamento e, da lì in poi, niente andrà come doveva andare.
Oggi Arturo è un quarantenne tormentato da mille paure. Mentre attorno tutto si muove, lui resta fermo, immobile, come un divano rimasto con la plastica addosso in quelle stanze in cui non si entra per paura di sporcare. Quando sale sul tram 14, che da Porta Maggiore scandisce piano tutta la Prenestina, ha un cappellino in testa per nascondere i pensieri scomodi e nella pancia il peso rumoroso dei rimpianti. E mentre i binari scorrono lenti, in una Roma che si risveglia dall’inverno, e la gente sale e scende, ognuno con la sua storia complicata appesa al braccio come una ventiquattrore, Arturo, che nella sua vita sbagliata ha sempre aspettato troppo, fa i conti con il passato, cercando il coraggio di prenotare la sua fermata. Perché nel posto in cui sta andando c’è forse l’ultima possibilità di ricominciare daccapo, e di prendersi quel futuro bello da cui lui è sempre scappato.
Dopo lo straordinario esordio di La strada del ritorno è sempre più corta, Valentina Farinaccio ci racconta con una voce unica, che cresce fino a farsi poesia, una storia tanto incantata quanto feroce di attese e incontri mancati, di errori e di redenzione. Perché dobbiamo correre il rischio di essere felici, anche se tutto da un momento all’altro potrebbe affondare. Perché nulla è certo, nella vita. Solo una cosa: che tra un’isola e l’altra c’è sempre il mare.



Valentina Farinaccio è nata a Campobasso e da molti anni vive a Roma. Il suo primo romanzo, La strada del ritorno è sempre più corta (Mondadori, 2016), ha vinto il premio Rapallo Opera Prima, il premio Kihlgren, e Adotta un esordiente. Giornalista e critico musicale, scrive per “Il Venerdì di Repubblica”, e parla di musica su Radio Capital e Rai1

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