Alle volte ci si ritrova nel mezzo: di due case, di più lingue. Nel
mezzo di più vite, di decisioni ancora da prendere, di bisogni
contrastanti. È qui che sta Matilde, maestra in pensione che si
reinventa badante, alle prese con una parte di se stessa che credeva di
non dover mai affrontare. I segreti sono spazi di intimità da
preservare, nascondigli per azioni incoerenti, fughe, ma anche regali
senza mittente per le persone che amiamo. Ma cosa resta di autentico nei
rapporti quando si omette una parte di sé? Dove si sposta il confine
tra sentimento e calcolo? Matilde lo scoprirà nel confronto con sua
figlia, con l'ingegnere di cui si prende cura, con gli spaccati di vite
sempre in bilico del quartiere di periferia in cui vive: ogni rapporto
ci trasforma, in una dimensione di reciprocità che, attraverso l'altro,
ci permette di valutare quanto, alla fine, siamo disposti a cedere di
quella metà di noi. Dando voce a una coralità di personaggi, Paola
Cereda racconta una società frammentata che cambia e fa emergere nuovi
bisogni e nuove prospettive, in cui pare necessario inventarsi una nuova
modalità per far quadrare i conti con noi stessi e con gli altri. Con
una scrittura asciutta e chirurgica, che pure inaugura spazi di
autentica poesia, tesse una storia universale, la storia di una donna in
grado di restare in piedi quando crolla anche l'ultima illusione.
Questa la recensione tratta da Il libraio.it
“Quella metà di noi” di Paola Cereda è una storia
che incrocia anime diverse ma simili nella loro intimità nascosta.
Perché viviamo tutti con una metà di noi che non siamo disposti a cedere
a nessuno. Il romanzo è ambientato a Torino e racconta la vicenda di
Matilde Mezzalama, una maestra in pensione che, per necessità, accetta
un ruolo come badante di un anziano ingegnere…
“A noi che abitiamo nel mezzo. Nel mezzo di più lingue, nel mezzo di due case, nel mezzo di due vite, nel mezzo di decisioni ancora da prendere”.
Vive nel mezzo Matilde Mezzalama. Maestra in pensione, ricomincia a lavorare per necessità. Accetta un ruolo come badante di un anziano ingegnere,
un lavoro che non sa fare, ma è italiana, è pulita, è una madre e una
nonna, e questo basta a farla assumere. Ogni giorno Matilde esce dal suo
appartamento in via Scarlatti nel quartiere periferico di Barriera, per andare nella casa in centro a Torino, in Via Accademia.
Vive nel mezzo Matilde, tra due case: una casa-così-come-era-sempre-stata,
in una zona in abbandono dove la figlia Emanuela entra con fastidio,
solo per recriminare e chiedere prestiti e regali. E poi, ogni mattina, la casa elegante e raffinata, lampadari a goccia e tappeti, dove muoversi con pudore, e dove fronteggiare dissidi e segreti.
Matilde si prende cura dell’anziano e al tempo stesso si fa carico dei suoi ricordi, delle ombre nella vita all’apparenza perfetta della moglie Laura. Lo fa con comprensione, perché sa fare così, e perché anche lei è condizionata da qualcosa che non può rivelare.
Quella metà di noi di Paola Cereda (pubblicata da Giulio Perrone Editore e protagonista al premio Strega 2019, ndr)
è una storia che incrocia anime diverse ma simili nella loro intimità
nascosta. Si vive preservando spazi, mantenendo segreti che sono come
fughe, ripari dall’esistenza, gesti d’affetto verso noi stessi, da non
mostrare agli altri. Perché viviamo tutti con una metà di noi che non siamo disposti a cedere a nessuno.
È quando i sentimenti si trasformano che affiora il calcolo, il cinico meccanismo di analisi di costi e di ricavi, e lì si annida il germe che fa ammalare ogni rapporto, gli leva il sogno e l’autenticità. È un calcolo di quanto si è sborsato in sentimenti, in energie, e anche in soldi, quanto si è concesso in queste vite sempre in bilico, in periferia o in centro.
Una Torino che è perfetto sfondo di questo romanzo, la città delle diversità, delle barriere che separano i salotti eleganti dai quartieri operai, mondi che si fronteggiano a distanza, vicinissimi.
Matilde ha concesso tanto per amore, per ingenuità, per fiducia, e anche per inseguire un’illusione, perché “le illusioni sono bugie che ci raccontiamo per giustificare l’impossibilità di far durare i sogni“.
Troppo doloroso affrontare gli altri, la figlia piena di pretese, le
nipoti arroganti, i commessi che guardano con sufficienza chi deve fare i
conti nel borsellino e poi comprare di meno. Di fronte a tutto ciò,
sono i rapporti a trasformarsi, a far prevalere il non detto, che è un errore irreversibile, ma il riserbo e il bisogno di proteggersi impediscono di raccontare la verità, di svelare quella metà di noi.
“Chi non ha qualcosa da nascondere, ha almeno una verità da
raccontare. E la verità, a volte, è il più grande di tutti i segreti”.
In un mondo in cui i rapporti sono diventati sempre più dei contratti inevitabili,
che mettono in gioco sentimenti e interessi, non resta che rivolgersi
l’augurio più sincero e più realista: non una vita perfetta, ma una vita della misura che ci stia meglio addosso.
Quella metà di noi è un romanzo struggente e vero, che ha
pagine di autentica poesia, piene di malinconia. Con una scrittura
asciutta e insieme emozionante, Paola Cereda infonde al suo racconto l’intensità della psicologa attenta osservatrice delle relazioni umane, e lo fa con uno sguardo pieno di sensibilità.
Nata e cresciuta a Brianza, è laureata in Psicologia a Torino con una
tesi sull'umorismo ebraico. Si è specializzata in cooperazione
internazionale, in particolare in progetti artistici e teatrali nel
sociale. Ha viaggiato e lavorato in molti Paesi, tra i quali Colombia,
Argentina, Egitto e Romania. Attualmente collabora con ASAI,
Associazione di Animazione Interculturale, e si occupa di progetti
artistici con minori italiani e stranieri. Per due volte finalista al
Premio Calvino (2001, 2009), nel 2009 ha pubblicato il suo primo romanzo
Della vita di Alfredo, ed. Bellavite. In seguito Se chiedi al vento di restare (Piemme, 2014, finalista al Premio Rieti), Le tre notti dell’abbondanza (Piemme, 2016, Premio Pavoncella 2016 per la Creatività Femminile, sez. Letteratura). Con Confessioni Audaci di un ballerino di liscio
(Baldini&Castoldi, 2017) è stata finalista al Premio Rapallo Carige
e al Premio Asti d’Appello. Ha ricevuto la menzione speciale della
Critica al Premio Vigevano 2017. Quella metà di noi è il suo ultimo romanzo (Giulio Perrone editore).
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