Mark Thompson
LA GUERRA BIANCA,
Vita e morte sul fronte italiano 1915-1919
Pubblicato
in Gran Bretagna nel 2008, si tratta di un saggio dedicato alla prima guerra
mondiale sul fronte italiano, la cosiddetta “guerra bianca”, combattuta sulle Alpi
innevate, nelle valli, lungo i fiumi Isonzo e Piave e sul Carso. Una ricostruzione
degli eventi bellici approfondita, fino alla rotta di Caporetto la resistenza
sul Piave e la battaglia di Vittorio Veneto. Da segnalare l’ottima descrizione
delle condizioni politico-sociali da cui la guerra fu determinata e
caratterizzata. Un’analisi sulla letteratura di guerra, con accenni alle
esperienze di Giuseppe Ungaretti, Scipio Slataper e Gabriele D’Annunzio, sulla
retorica e l’autocensura del giornalismo nazionale, e sulle concezioni tattiche
del generale Luigi Cadorna, imperniate sulla sciagurata pratica dell’attacco
frontale. Un racconto globale della prima guerra mondiale sul fronte italiano,
dalle radici del conflitto alla sua conduzione, dai generali alla vita
quotidiana del soldato, all’inquieto dopoguerra.
"Un estratto dal libro"
Il 29 giugno una miscela di gas a base di cloro e
fosgene venne liberata sopra la linea italiana. Dopo una notte tempestosa, il
vento era cessato poco prima dell’alba e gli austriaci avevano pensato di
interrompere l’operazione. Poi si era levato un debole vento di sudest e
vennero aperte le tremila bombole. Nubi di gas bianco sporco discesero verso
gli italiani perplessi, prima facendo appassire le foglie e l’erba e poi soffocando
le vedette e i soldati in prima linea. Gli uomini cadevano in ginocchio, con gemiti
strozzati, gli occhi vitrei, la schiuma alla bocca, e morivano stringendosi
convulsamente lo stomaco con le mani. Le loro primitive maschere antigas, fatte
di strati di garza imbevuti in una soluzione alcalina e occhiali protettivi,
erano state distribuite non molto tempo prima ma molti soldati, ritenendo
superflua la precauzione, le avevano perdute o danneggiate. Nelle seconde
linee, gli uomini si guardarono intorno in preda al panico alla ricerca delle
loro maschere, non sapendo che erano inutili contro il fosgene. Circa duemila
uomini delle brigate Brescia e Ferrara morirono a causa di quell’attacco e
altri cinquemila rimasero intossicati. Eppure, come i tedeschi a Ypres
nell’aprile del 1915, quando erano stati utilizzati per la prima volta i gas, gli
austriaci erano troppo spaventati dalla loro stessa arma per cogliere
l’opportunità da essa creata (e a ragione: ebbero quaranta morti e
duecentododici feriti a causa del gas). Avevano guadagnato un po’ di tempo
senza migliorare la loro posizione strategica; alla fine di quel giorno gli
italiani avevano già ripreso il terreno perduto la mattina. I superstiti e le
squadre dei soccorsi rimasero sconvolti alla vista degli uomini morti ai loro
posti di combattimento, colti alla sprovvista e tanto rapidamente da non aver
nemmeno tentato di scappare. Il caporale Valentino Righetti (19° Fanteria,
Brigata Brescia) era tra quelli che erano stati inviati su per la collina verso
la sera del 29: si era chiesto come mai la sua unità facesse ritorno in prima
linea appena un giorno dopo averla lasciata. Mentre raggiungeva la sua trincea,
col favore delle tenebre, era rimasto perplesso a trovarla piena di soldati. Il
silenzio era completo: dovevano essere tutti addormentati. E stavano ancora
dormendo alla prima luce del giorno. Scrollò così l’uomo al suo fianco: “Era
morto! Erano morti tutti. Avevano gli occhi fuori dalle orbite, la bava alla
bocca.” Le stellette e le parti metalliche dei fucili erano verdi. L’orrore crebbe
quando furono scoperte delle mazze ferrate nelle trincee. Erano state usate per
finire le vittime dei gas.
p. 187
Descrizione
Agli albori
del 1915 l’Italia è una nazione ancora da forgiare: non c’è una lingua, non c’è
un sentimento comune. Gli italiani devono temprarsi in una solida unità
nazionale. La soluzione è la guerra, la fucina il campo di battaglia. A pagarne
il prezzo saranno i giovani costretti in un fronte che corre per seicento
chilometri, dalle Dolomiti all’Adriatico. Combatteranno in un biancore di
pietre e di neve che dura tutto l’anno, saranno uniti nella paura e
nell’angoscia, uccideranno. Nel 1919 chi alla patria aveva dato tutto si lascia
conquistare dalla «trincerocrazia» di Mussolini e dall’idea che la Grande
guerra costituisca il fondamento della nazione. Si prepara così la scena per
l’avvento del fascismo. Valorizzando fonti come i diari dell’epoca e le
interviste ai veterani, lo storico inglese Mark Thompson con La guerra bianca
restituisce il pathos degli assalti alle trincee, ripercorre con sobrietà e
precisione l’epica del fronte italiano, mette a nudo la foga nazionalistica e
gli intrighi politici che hanno preceduto il conflitto.
Mark
Thompson letterato e storico, vive e lavora a Oxford. Ha collaborato a lungo
con l’Onu nei Balcani. È traduttore dall’italiano di Umberto Saba e Claudio
Magris.
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