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lunedì 28 maggio 2018

Premio Campiello 2018, ecco la cinquina dei finalisti.


Premio Campiello 2018, ecco la cinquina dei finalisti.
Sono Helena Janeczek con «La Ragazza con la Leica» (Guanda), biografia della compagna del fotografo Robert Capa, Gerda Taro (la scrittrice, di Monaco di Baviera, vive da trent’anni in Italia); Francesco Targhetta, finalista con «Le vite potenziali» (Mondadori); Davide Orecchio con «Mio padre la rivoluzione» (Minimum Fax); Ermanno Cavazzoni con «La galassia dei dementi» (La Nave di Teseo); Rossella Postorino con «Le assaggiatrici» (Feltrinelli), i magnifici cinque che si contendono l’ambito riconoscimento il 15 settembre a Venezia. Il vincitore della 56^ edizione, sarà proclamato sabato 15 settembre sul palco del Teatro La Fenice, selezionato dalla votazione della Giuria dei Trecento Lettori anonimi. I Giurati vengono selezionati su tutto il territorio nazionale in base alle categorie sociali e professionali, cambiano ogni anno e i loro nomi rimangono segreti fino alla serata finale.




Nel corso di una votazione pubblica nell’Aula Magna G. Galilei di Palazzo Bo, Università degli Studi di Padova, la Giuria dei Letterati ha votato tra gli oltre 250 libri giunti alla segreteria del premio.
I cinque libri più votati sono: 
La ragazza con la Leica (Guanda) di Helena Janeczek con 9 voti
La Galassia dei dementi (La Nave di Teseo) di Ermanno Cavazzoni con 6 voti
Mio padre la rivoluzione (Minimum Fax) di Davide Orecchio con 6 voti
Le vite potenziali (Mondadori) di Francesco Targhetta con 6 voti
Le assaggiatrici (Feltrinelli) di Rosella Postorino con 6 voti
Durante la selezione la Giuria ha inoltre annunciato il vincitore del Premio Campiello Opera Prima, riconoscimento attribuito dal 2004 ad un autore al suo esordio letterario. Il premio è stato assegnato a Valerio Valentini per il romanzo Gli 80 di Campo-Rammaglia (Editori Laterza).
   
Lorenzo Tomasin, docente di Filologia romanza all’Università di Losanna, prima della votazione della Giuria, ha tenuto un intervento per tracciare in quadro dell’annata letteraria appena trascorsa. Un resoconto, il suo, che ha messo in evidenza alcune oggettive critiche sull’odierno sistema editoriale. “Assistiamo”, ha detto lo studioso, “a una produzione compulsiva da parte delle case editrici, alla quale corrisponde poche volte una qualità adeguata. Per parte sua, anche la critica letteraria sembra essere entrata in una crisi profonda, rendendosi incapace di indicare precisi valore letterari. In molte delle produzioni attuale emerge la mancanza di uno stile. L’italiano che ci ritroviamo a leggere in molti romanzi è una lingua più editoriale che letteraria: un italiano mediocre, standard, incolore, insapore, inodore, quindi monotono. In pratica una lingua da scuola di scrittura, per libri dove c’è più attenzione alla trama che allo stile. Dove appare scarsa la capacità della narrativa italiana attuale di descrivere e approfondire quegli spazi inesplorati del reale attraverso uno sguardo inedito”.

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