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lunedì 14 maggio 2018

Salone del libro di Torino; Paolo Giordano racconta “Divorare il cielo”

L’incontro inizia con l’autore che legge un estratto del suo nuovo libro Divorare il cielo. 

Attirata l’attenzione della platea presentando, attraverso la narrazione, i protagonisti del romanzo; Giordano ha dato un assaggio di una storia accattivante per poi introdurre in sala Manuel Agnelli nel ruolo di moderatore. Calatosi subito nel ruolo, Manuel ha iniziato con il chiedere all’autore cosa lo ha spinto a scrivere una storia in cui i protagonisti vivono intensamente degli ideali. “I protagonisti” risponde l’autore “sono miei coetanei, inizio anni 80, quindi hanno vissuto il passaggio di millennio vedendo sgretolarsi molti dei nostri ideali. Ho una enorme nostalgia di qualcosa che resista al tempo, alle opinioni contrarie, di una fede resistente. I veri millenials, invece, forse sono più liberi, sanno vivere in questa atomizzazione delle idee”.

Alla domanda in cui Manuel chiede se i protagonisti siano in uno stato di vanità ‘nobile’, cioè una ricerca di un proprio io, oppure fa parte di un’autodistruzione in cui la nostra società sembra votata, Giordano risponde: “Il perno della storia e Bern, e, nello scorrere dei capitoli, questo ragazzo fa dei piccoli cambiamenti epocali trascinando con se anche gli altri ragazzi. Una adolescenza dove scoprono il gusto dell’infrazione, non so se si tratta di vanità vana o costruttiva, ma sicuramente l’adolescenza è una ricerca di confini, d’identità”. 
L’io narrante è al femminile, ha fatto notare il relatore, una ragazzina che all’inizio parla e si comporta al femminile, eppure lo stile di scrittura è maschile, mentre con il proseguo della storia, lentamente, anche la scrittura sembra spostarsi sul femminile, “Io ho una parte femminile molto pronunciata, quasi predominante” ha risposto Paolo, “è la prima volta che scrivo con l’io narrante al femminile, e al termine della stesura, circa quattro anni, ho fatto fatica a rientrare in un io narrante maschile. Ma non è stato una cosa voluta, forse il modo migliore per interpretare una parte femminile o maschile è proprio non pensarci, ma essere il più naturale possibile”.
Alla domanda qual è il centro del libro, l’autore ha risposto: “Lo sforzo. Il centro del libro, la base della scrittura, è quello del taglio, togliere tutta quella sovrabbondanza che normalmente, anche nel quotidiano, mettiamo nei nostri discorsi. E la vera fatica è la lotta fra la parte narcisistica dello scrittore, che vorrebbero far percepire al lettore tutta la fatica nello scrivere un romanzo e la necessità di togliere tutto ciò che appesantirebbe la narrazione”.
L’incontro termina con l’esibizione di Manuel con il pezzo Musa di nessuno. 

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