Il Salone Internazionale del libro di Torino ha chiuso i battenti e, come ogni fine festa, ha tirato le somme. 20 mila presenze il giorno di apertura, oltre 35 mila visitatori il sabato con i tornelli chiusi anzitempo perché si era superata la capienza massima di sicurezza, 144.386 i tagliandi totali staccati, 500 persone in più dell’anno passato. La trentunesima edizione, quindi, si chiude in positivo. Raggianti gli organizzatori, il Comune di Torino, La Regione Piemonte: “Siamo felici di come è andata”, ha commentato il presidente del salone Massimo Bray, mentre il direttore Nicola Lagioia ha sottolineato: “L’obiettivo è stato centrato, certo, il progetto culturale si può migliorare, ma è stata una vera prova di marturità”. Soddisfatti anche gli editori con un buon andamento nelle vendite con un più 20% rispetto all’edizione 2016 per Feltrinelli. La NN Editore ha terminato le copie di Salvare le ossa di J. Ward già dal terzo giorno. Per Uovonero grande successo per Thornhill e La bambina che andava a pile. Preso d’assalto lo stand Adelphi.
Non solo libri,
ma anche una grande risorsa per il territorio, la ricerca realizzata
dall’Università di Torino ha svelato che l’evento genera una ricaduta economica
sul territorio di quasi 30 milioni di euro.
Già fissate le
date per la trentaduesima edizione, il Salone si terrà da giovedì 9 a lunedì 13
maggio 2019.
Il Salone del
Libro di Torino è un evento che coinvolge oltre 150.000 visitatori, numeri che
dimostrano che i libri sono un bene in grado di catalizzare ancora il grande
pubblico. Buone le vendite e lunghe file per gli incontro con gli Scrittori.
Quindi la crisi dell’editorie non è ascrivibile alla qualità del prodotto o il
numero dei lettori, ma dalle strategie sbagliate degli operatori.
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