George Orwell nasce il 25 giugno 1903 in India, con il
nome di Eric Arthur Blair, a Motihari, nel Bengala. La famiglia è di origine
scozzese. Il padre, angloindiano, è funzionario dell'Indian Civil Service,
l'amministrazione britannica in India. La sua famiglia appartiene a quella
borghesia dei sahib che lo scrittore stesso definirà ironicamente "nobiltà
senza terra. Tornato in patria nel 1907 con la madre e le due sorelle, si stabilisce nel
Sussex, dove si iscrive alla Saint Cyprian School. Studente brillante,
vince una Borsa di Studio per la famosa Public School di Eton, che frequenta
per quattro anni. Non prosegue gli studi, ma, spinto anche dalla decisione di
seguire le orme paterne, si arruola nel 1922 nella Indian Imperial Police,
prestando servizio per cinque anni in Birmania. Pur avendo ispirato il suo
primo romanzo, "Giorni birmani", l'esperienza vissuta nella Polizia
Imperiale si rivela traumatica: diviso tra il crescente disgusto per
l'arroganza imperialista e la funzione repressiva che il suo ruolo gli impone,
si dimette nel 1928. Rientrato in Europa, sopravvive
grazie alla carità dell'Esercito della Salvezza e sobbarcandosi lavori umili e
miseri. Questa esperienza è raccontata nel romanzo-resoconto "Miseria a
Parigi e Londra". Tornato in Inghilterra alterna all'attività di
romanziere quella di insegnante in scuole private, di commesso di libreria e di
recensore di romanzi per il New English Weekly. Scoppiata la Guerra Civile
Spagnola vi prende parte combattendo tre le file del Partito Obrero de
Unificacción Marzísta.
L'esperienza spagnola e la disillusione procuratagli dai dissensi interni della
Sinistra, lo portano a pubblicare un diario-reportage ricco di pagine
drammatiche e polemiche, il celebre "Omaggio alla Catalogna"
(pubblicato nel 1938), acclamato da più parti come il suo risultato migliore in
campo letterario. Da qui in avanti, come dirà l'autore stesso nel saggio del
1946, "Perchè scrivo", ogni sua riga sarà spesa contro il
Totalitarismo.
Durante la Seconda Guerra Mondiale cura per la BBC una serie di
trasmissioni propagandistiche dirette all'India, quindi è direttore del
settimanale di Sinistra "The Tribune" ed infine corrispondente di
guerra dalla Francia, Germania e Austria, per conto dell'Observer.
Nel 1945 compare il primo dei suoi due famosi romanzi utopici "La
fattoria degli animali" che coniugando il romanzo con la favola animale e
la lezione satirica, costituisce un unicum della narrativa orwelliana; nel 1948
esce l'altra sua celebre opera "1984", utopia che prefigura un mondo
dominato da due superstati perennemente in guerra tra loro, e scientificamente
organizzati all'interno in modo da controllare ogni pensiero ed azione dei
propri sudditi. Con questo romanzo George Orwell prosegue e dà nuova linfa alla
cosiddetta tradizione della letteratura distopica, cioè dell'Utopia alla
rovescia.
Tuttavia, a differenza di altri campioni dell'escatologia negativa, come Aldous Huxley
con il suo "Mondo nuovo" e di Evgenij Zamjatin con "Noi",
per i quali la visione profetica era ancora piuttosto lontana (essendo
ambientata nel millennio successivo), in Orwell viene profetizzata una
situazione a noi vicina temporalmente. I nessi e le assonanze con il regime
comunista non possono dunque sfuggire.
George Orwell scrisse anche molta saggistica. Tale sua produzione spazia
dalla critica letteraria ad argomenti sociologici, sino al pericolo
dell'"invasione della Letteratura da parte della Politica".
George Orwell è morto il 21 gennaio 1950 per tubercolosi, in un ospedale di
Londra.
Descrizione
Gli
animali di una fattoria, stanchi dei continui soprusi degli esseri
umani, decidono di ribellarsi e, dopo avere cacciato il proprietario,
tentano di creare un nuovo ordine fondato su un concetto utopistico di
uguaglianza. Ben presto, tuttavia, emerge tra loro una nuova classe di
burocrati, i maiali, che con l'astuzia, la cupidigia e l'egoismo che li
contraddistinguono si impongono in modo prepotente e tirannico sugli
altri animali più docili e semplici d'animo. L'acuta satira orwelliana
verso il totalitarismo è unita in questo apologo a una felicità
inventiva e a un'energia stilistica che pongono "La fattoria degli
animali" tra le opere più celebri della narrativa del Novecento.
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