di Pierangelo Colombo

lunedì 25 giugno 2018

George Orwell





 George Orwell nasce il 25 giugno 1903 in India, con il nome di Eric Arthur Blair, a Motihari, nel Bengala. La famiglia è di origine scozzese. Il padre, angloindiano, è funzionario dell'Indian Civil Service, l'amministrazione britannica in India. La sua famiglia appartiene a quella borghesia dei sahib che lo scrittore stesso definirà ironicamente "nobiltà senza terra. Tornato in patria nel 1907 con la madre e le due sorelle, si stabilisce nel Sussex, dove si iscrive alla Saint Cyprian School. Studente brillante, vince una Borsa di Studio per la famosa Public School di Eton, che frequenta per quattro anni. Non prosegue gli studi, ma, spinto anche dalla decisione di seguire le orme paterne, si arruola nel 1922 nella Indian Imperial Police, prestando servizio per cinque anni in Birmania. Pur avendo ispirato il suo primo romanzo, "Giorni birmani", l'esperienza vissuta nella Polizia Imperiale si rivela traumatica: diviso tra il crescente disgusto per l'arroganza imperialista e la funzione repressiva che il suo ruolo gli impone, si dimette nel 1928. Rientrato in Europa, sopravvive grazie alla carità dell'Esercito della Salvezza e sobbarcandosi lavori umili e miseri. Questa esperienza è raccontata nel romanzo-resoconto "Miseria a Parigi e Londra". Tornato in Inghilterra alterna all'attività di romanziere quella di insegnante in scuole private, di commesso di libreria e di recensore di romanzi per il New English Weekly. Scoppiata la Guerra Civile Spagnola vi prende parte combattendo tre le file del Partito Obrero de Unificacción Marzísta. L'esperienza spagnola e la disillusione procuratagli dai dissensi interni della Sinistra, lo portano a pubblicare un diario-reportage ricco di pagine drammatiche e polemiche, il celebre "Omaggio alla Catalogna" (pubblicato nel 1938), acclamato da più parti come il suo risultato migliore in campo letterario. Da qui in avanti, come dirà l'autore stesso nel saggio del 1946, "Perchè scrivo", ogni sua riga sarà spesa contro il Totalitarismo.
  Durante la Seconda Guerra Mondiale cura per la BBC una serie di trasmissioni propagandistiche dirette all'India, quindi è direttore del settimanale di Sinistra "The Tribune" ed infine corrispondente di guerra dalla Francia, Germania e Austria, per conto dell'Observer.
  Nel 1945 compare il primo dei suoi due famosi romanzi utopici "La fattoria degli animali" che coniugando il romanzo con la favola animale e la lezione satirica, costituisce un unicum della narrativa orwelliana; nel 1948 esce l'altra sua celebre opera "1984", utopia che prefigura un mondo dominato da due superstati perennemente in guerra tra loro, e scientificamente organizzati all'interno in modo da controllare ogni pensiero ed azione dei propri sudditi. Con questo romanzo George Orwell prosegue e dà nuova linfa alla cosiddetta tradizione della letteratura distopica, cioè dell'Utopia alla rovescia.
  Tuttavia, a differenza di altri campioni dell'escatologia negativa, come Aldous Huxley con il suo "Mondo nuovo" e di Evgenij Zamjatin con "Noi", per i quali la visione profetica era ancora piuttosto lontana (essendo ambientata nel millennio successivo), in Orwell viene profetizzata una situazione a noi vicina temporalmente. I nessi e le assonanze con il regime comunista non possono dunque sfuggire.
  George Orwell scrisse anche molta saggistica. Tale sua produzione spazia dalla critica letteraria ad argomenti sociologici, sino al pericolo dell'"invasione della Letteratura da parte della Politica".
George Orwell è morto il 21 gennaio 1950 per tubercolosi, in un ospedale di Londra.



Descrizione

Gli animali di una fattoria, stanchi dei continui soprusi degli esseri umani, decidono di ribellarsi e, dopo avere cacciato il proprietario, tentano di creare un nuovo ordine fondato su un concetto utopistico di uguaglianza. Ben presto, tuttavia, emerge tra loro una nuova classe di burocrati, i maiali, che con l'astuzia, la cupidigia e l'egoismo che li contraddistinguono si impongono in modo prepotente e tirannico sugli altri animali più docili e semplici d'animo. L'acuta satira orwelliana verso il totalitarismo è unita in questo apologo a una felicità inventiva e a un'energia stilistica che pongono "La fattoria degli animali" tra le opere più celebri della narrativa del Novecento.

 “In tempi di menzogna universale, dire la verità è un atto rivoluzionario.”

George Orwell

 

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