Lo scorso genaio a Ronchi di Percoto, presso le Distillerie Nonino, sono stati consegnati i riconoscimenti assegnati dalla quarantunesima edizione del Premio Nonino. Premio istituito nel 1975, da Giannola e Benito
Nonino, per salvare gli antichi vitigni autoctoni friulani in via di
estinzione e per la valorizzazione della Civiltà Contadina. È sostenuto
dalla Nonino Distillatori.
Il 1 Dicembre 1973 Giannola e Benito
Nonino, nel rispetto della tradizione, rivoluzionano il sistema di
produrre e presentare la Grappa in Italia e nel mondo: creano il Monovitigno® Nonino, distillando separatamente le vinacce dell’Uva Picolit.
Nel 1975, ricercando gli antichi vitigni
autoctoni friulani per distillarne le vinacce, i Nonino scoprono che i
più rappresentativi – quali Schioppettino, Pignolo e Tazzelenghe – sono
in via di estinzione. Ad essi si aggiunge la Ribolla gialla. Il 29
Novembre, con lo scopo di “stimolare, premiare e far ufficialmente
riconoscere gli antichi vitigni autoctoni friulani” e preservare così la
biodiversità del territorio, istituiscono il Premio Nonino Risit d’Aur
e una borsa di studio da assegnare annualmente al miglior studio di
carattere sia tecnico sia storico, relativo ai suddetti vitigni.
Nel 1977, con il netto proposito di
sottolineare la permanente attualità della civiltà contadina, al Premio
Nonino Risit d’Aur affiancano il Premio Nonino di Letteratura – Mario Soldati presidente della giuria – che dal 1984 si completerà con la Sezione Internazionale.
Questo Premio è dedicato a due personaggi chiave della sua storia: V.S.
Naipaul (premiato nel 1993, poi membro e presidente della giuria) ed
Ermanno Olmi (premiato nel 1979, poi membro della giuria e presidente),
entrambi scomparsi quest’anno. La Giuria del Premio Nonino 2019,
presieduta da Antonio Damasio, è composta da Adonis, John Banville,
Ulderico Bernardi, Peter Brook, Luca Cendali, Emmanuel Le Roy Ladurie,
James Lovelock, Claudio Magris, Norman Manea ed Edgar Morin.
Premio Internazionale Nonino 2019 a Juan Octavio Prenz
Argentino di origine istro-croata, Juan Octavio Prenz è uno scrittore di assoluta originalità,
che fonde in opere inconfondibili la fantasia epica della grande
letteratura latinoamericana e l’ombra misteriosa in cui si dissimulano i
personaggi della grande letteratura mitteleuropea. “Un sommesso e
appassionato cantore dell’errabonda, dolorosa, sanguigna e picaresca
odissea che disperde gli uomini nel labirinto dell’esistenza umana, li
fa vagabondare nel mare della vita strappandoli ad ogni irrigidita
identità ma senza sradicare dal loro cuore una comune fedeltà di
destini, affetti, bizzarrie, il gioco a carte nell’osteria e la
resistenza alla violenza, al potere tirannico”. Fra le sue opere le poesie di Polene, il romanzo grottesco Favola di Innocenzo Onesto, Il signor Kreck, Solo gli alberi hanno radici.
BIOGRAFIA
Juan Octavio Prenz è nato a Ensenada (Argentina) nel 1932, da
genitori istriani. Si è laureato in Lettere all’Uni- versità di La
Plata (Argentina). È vissuto a Belgrado tra il 1962 e il 1967 e tra il
1975 e il 1979, anno in cui si è trasferito a Trieste, dove risiede
attualmente, con lunghe pause in Argentina. Ha insegnato Lingua e
Letteratura spagnola presso le Università di Buenos Aires, La Plata,
Belgrado, Lubiana e Trieste. Ha pubblicato su riviste latinoamericane ed
europee diversi saggi sulla narrativa spagnola e ispanoamericana, oltre
a racconti e poesie, e ha curato e tradotto opere dei più noti autori
della poesia slovena e serba. Lui stesso si definisce come uno scrittore
jugo–italo–argentino. Importante nell’attività letteraria di Juan
Octavio Prenz, già a partire dagli anni Settanta, è la sua produzione
poetica, che comprende otto libri di poesie tradotte in varie lingue e
un’intensa attività di traduzione dei più noti autori della poesia
slovena e serba.
È in uscita il 24 gennaio la raccolta di liriche Figure di Prua per La nave di Teseo, prima traduzione italiana.
In italiano sono stati tradotti i suoi romanzi Favola di Innocenzo
Onesto, il decapitato (Marsilio), Solo gli alberi hanno radici (La nave
di Teseo) ed è in uscita in questi giorni il romanzo Il signor Kreck
sempre con la casa editrice La nave di Teseo.
Ha ricevuto il premio “Promoción literaria de la Provincia de Buenos
Aires”, il “Faja de honor de la Sociedad de Escritores de la Provincia
de Buenos Aires”, il “Premio Casa de las Américas”, il “Premio Povelja”
massima distinzione dell’Unione dei traduttori letterari della Serbia e
lo “Zlatno Pero” (Penna d’oro) dell’Unione dei tra- duttori letterari
della Macedonia.
“Solo gli alberi hanno radici è una frase che ho utilizzato
spesso per rispondere a chi mi incitava a dichiararmi unilateralmente
argentino, jugoslavo o italiano, avendo io scritto in queste lingue e
vissuto nei paesi che le par- lavano. Tutto nasce dalla mia diffidenza
per le metafore facili, una delle quali fa dell’uomo un essere con
radici. A volte, mi sono trovato a rispondere: se si tratta di fare
delle metafore, allora, perché radici e non ali?; perché non pensare
che l’identità possa anche definirsi in funzione di un futuro da
condividere, piuttosto che di un passato da contemplare.” (JUAN OCTAVIO
PRENZ, 2018)
Premio Nonino Risit d’Aur – Barbatella d’Oro 2019 a Damijan Podversic e alla Ribolla gialla
Il produttore vinicolo sloveno Damijan Podversic
riceve il riconoscimento per aver dato appassionato impulso alla
coltivazione grazie all’opera di valorizzazione di uno storico autoctono
friulano, la Ribolla gialla, con un progetto di recupero di terreni vocati
per la vite sul Monte Calvario (Gorizia), abbandonati dal 1940. “Il suo
lavoro rappresenta simbolicamente una straordinaria occasione di
ricerca e una delle espressioni più genuine del mondo vitivinicolo
regionale”. Il premio è anche un appello ai vignaioli della regione
perché trovino l’accordo sul disciplinare di produzione della futura Doc
per la Ribolla gialla, garantendone la produzione esclusivamente in
Friuli Venezia Giulia.
Damijan Podversic, friulano di minoranza slovena è nato a Gorizia nel 1967.
Sogna di fare il viticoltore da quando aveva 12 anni e si ritiene molto fortunato a poter svolgere il lavoro che desiderava fare da bambino. Si avvicina al mondo del vino grazie a suo padre, Francesco, oste a Gorizia, che negli anni aveva acquistato due terreni sul Monte Calvario per produrre il vino per la propria Osteria. Damijan segue studi professionali all’ERSA (Agenzia regionale per lo Sviluppo Rurale del Friuli Venezia Giulia) ed inizia a lavorare con il padre ma quando gli propone di provare a produrre ‘Grandi Vini’ non trova appoggio e così decide di seguire la sua strada. Non avendo terre di proprietà e molto denaro, inizia acquistando dei piccoli appezzamenti abbandonati sul Monte Calvario. Ha tre Grandi Maestri: Josko Gravner, Nicola Manferrari e Mario Schiopetto che, nel tempo, gli hanno trasmesso tanto del loro sapere sul vino.
Si considera un uomo molto fortunato ad avere sposato Elena una donna che oltre a lui ha sposato anche il suo sogno. Hanno tre figli Jasmine, Tamara e Jakob.
Il suo obiettivo è fare ‘Grandi Vini’ che alimentino l’anima.
Sogna di fare il viticoltore da quando aveva 12 anni e si ritiene molto fortunato a poter svolgere il lavoro che desiderava fare da bambino. Si avvicina al mondo del vino grazie a suo padre, Francesco, oste a Gorizia, che negli anni aveva acquistato due terreni sul Monte Calvario per produrre il vino per la propria Osteria. Damijan segue studi professionali all’ERSA (Agenzia regionale per lo Sviluppo Rurale del Friuli Venezia Giulia) ed inizia a lavorare con il padre ma quando gli propone di provare a produrre ‘Grandi Vini’ non trova appoggio e così decide di seguire la sua strada. Non avendo terre di proprietà e molto denaro, inizia acquistando dei piccoli appezzamenti abbandonati sul Monte Calvario. Ha tre Grandi Maestri: Josko Gravner, Nicola Manferrari e Mario Schiopetto che, nel tempo, gli hanno trasmesso tanto del loro sapere sul vino.
Si considera un uomo molto fortunato ad avere sposato Elena una donna che oltre a lui ha sposato anche il suo sogno. Hanno tre figli Jasmine, Tamara e Jakob.
Il suo obiettivo è fare ‘Grandi Vini’ che alimentino l’anima.
La Ribolla gialla è un antico vitigno autoctono del Friuli Venezia Giulia a bacca bianca.
Premio Nonino 2019 “un Maestro del nostro tempo” a Anne Applebaum
La storica e giornalista Anne Applebaum è “una delle
più grandi testimoni morali del nostro tempo, il cui lavoro sulla
storia dei totalitarismi nel ventesimo secolo e sulla rinascita del
nazionalismo e del populismo nel ventunesimo, è della massima
importanza”, spiega la commissione. Nata a Washington DC, Applebaum ha
la doppia cittadinanza americana e polacca. Ha ricevuto numerosi premi e
riconoscimenti accademici. Fra cui il premio Pulitzer per l’opera Gulag: Storia dei campi di concentramento sovietici
(libro candidato anche al National Book Award). Ha collaborato con
diverse prestigiose testate nel Regno Unito e negli Stati Uniti, facendo
parte del consiglio editoriale del The Washington Post dal 2002 al 2006.
BIOGRAFIA
Nata a Washington nel 1964 da famiglia ebraica e naturalizzata
polacca, è sposata con il politico e scrittore po- lacco Radoslaw
Sikorski con cui ha due figli Alexander and Tadeusz.
È editorialista del The Washington Post, professoressa di Practice alla London School of Economics, storica, sag- gista e vincitrice del premio Pulitzer.
È editorialista del The Washington Post, professoressa di Practice alla London School of Economics, storica, sag- gista e vincitrice del premio Pulitzer.
Dopo la laurea all’Università di Yale, ha vinto una borsa di studio
Marshall presso la LSE dove ha conseguito un master in Relazioni
Internazionali ed in seguito ha studiato al St. Antony’s College di
Oxford. Nel 1988 ha iniziato il suo lavoro di giornalista come
corrispondente per The Economist a Varsavia.
Il suo primo libro Between East and West: Across the Borderlands of Europe è il resoconto di un viaggio attraverso Lituania, Ucraina e Bielorussia, Stati che stavano percorrendo gli ultimi passi verso l’indipendenza. Dopo aver vissuto più di 15 anni in Europa, nel 2002 diventa editorialista per The Washington Post per il quale è stata mem- bro del comitato editoriale fino al 2006. Vincitrice del premio Pulitzer nel 2004 con il saggio Gulag: A History, è professoressa di Practice presso l’Institute of Global Affairs (l’Istituto di Affari Globali) della LSE, dove gestisce Arena, un innovativo programma sulla disinformazione e la propaganda nel XXI secolo.
Il suo primo libro Between East and West: Across the Borderlands of Europe è il resoconto di un viaggio attraverso Lituania, Ucraina e Bielorussia, Stati che stavano percorrendo gli ultimi passi verso l’indipendenza. Dopo aver vissuto più di 15 anni in Europa, nel 2002 diventa editorialista per The Washington Post per il quale è stata mem- bro del comitato editoriale fino al 2006. Vincitrice del premio Pulitzer nel 2004 con il saggio Gulag: A History, è professoressa di Practice presso l’Institute of Global Affairs (l’Istituto di Affari Globali) della LSE, dove gestisce Arena, un innovativo programma sulla disinformazione e la propaganda nel XXI secolo.
Ha lavorato come Direttore Estero e Vice Direttore della rivista The
Spectator a Londra, come Redattore Politi- co di The Evening Standard,
come redattore per Slate e diversi giornali britannici, tra cui il The
Daily e Sunday Telegraph.
I suoi scritti sono apparsi su The New York Review of Books, The Wall Street Journal, New York Times, Financial Times, International Herald Tribune, Foreign Affairs, The New Criterion, The Weekly Standard, The New Repu- blic, The National Review, The New Statesman, The Guardian, Prospect, Commentaire, Die Welt, Cicero, Gazeta Wyborcza e The Times Literary Supplement, oltre che in diverse antologie.
I suoi scritti sono apparsi su The New York Review of Books, The Wall Street Journal, New York Times, Financial Times, International Herald Tribune, Foreign Affairs, The New Criterion, The Weekly Standard, The New Repu- blic, The National Review, The New Statesman, The Guardian, Prospect, Commentaire, Die Welt, Cicero, Gazeta Wyborcza e The Times Literary Supplement, oltre che in diverse antologie.
Nel 2012-13 ha ricoperto la Philippe Roman Chair di Storia e Relazioni Internazionali presso la LSE.
Nel 2012 ha pubblicato La Cortina di Ferro: La disfatta dell’Europa dell’Est, 1944-1956, Ed. Mondadori – 2016 (Iron Curtain: The Crushing of Eastern Europe, 1944–1956, Ed. Penguin Books) che descrive l’imposizione del totalitarismo sovietico nell’Europa centrale dopo la seconda guerra mondiale, saggio che le è valso il Premio Cundill 2013 per la Letteratura Storica e la Duke of Westminster Medal.
Gulag: A History e La Cortina di Ferro: La disfatta dell’Europa dell’Est, 1944-1956 sono stati pubblicati in molte traduzioni, comprese tutte le principali lingue europee. Entrambi i libri sono stati finalisti del National Book Award.
N el 2017 pubblica Red Famine: Stalin’s war on Ukraine la cui traduzione italiana verrà pubblicata in maggio 2019 dalla casa editrice Mondadori.
Nel 2012 ha pubblicato La Cortina di Ferro: La disfatta dell’Europa dell’Est, 1944-1956, Ed. Mondadori – 2016 (Iron Curtain: The Crushing of Eastern Europe, 1944–1956, Ed. Penguin Books) che descrive l’imposizione del totalitarismo sovietico nell’Europa centrale dopo la seconda guerra mondiale, saggio che le è valso il Premio Cundill 2013 per la Letteratura Storica e la Duke of Westminster Medal.
Gulag: A History e La Cortina di Ferro: La disfatta dell’Europa dell’Est, 1944-1956 sono stati pubblicati in molte traduzioni, comprese tutte le principali lingue europee. Entrambi i libri sono stati finalisti del National Book Award.
N el 2017 pubblica Red Famine: Stalin’s war on Ukraine la cui traduzione italiana verrà pubblicata in maggio 2019 dalla casa editrice Mondadori.
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