Niccolò Ammaniti racconta il suo debutto come
regia nella
serie televisiva “Il Miracolo”.
“Sono sempre terrorizzato dal Salone del
Libro: manco da
cinque anni e, come succede in villeggiatura, avevo paura di non
essere più
accettato”, così ha esordito il famoso scrittore nell’incontro
con il pubblico
per raccontare la propria esperienza come regista. Direzione
firmata anche da
Francesco e Lucio Pellegrini, il frutto quindi di tre punti di
vista diversi.
Il “miracolo”, filo conduttore della serie,
riguarda una
Madonnina che piange litri di sangue, punto fisso e
imperscrutabile, osserva
tutto un mondo di personaggi che gli ruotano attorno in una
spirale
discendente, ossessionati dalla curiosità e dall’evento che li
stravolge. Una
sceneggiatura caratterizzata dalla meticolosa cura di ogni
dettaglio, punto di
forza dell’autore. Tuttavia, come ha ricordato lui stesso “la
prima
complicazione che ho trovato nel passaggio da scrittore a
sceneggiatore è
sopperire al mancato coinvolgimento della fantasia del fruitore,
nella
narrativa, infatti, si parte da un particolare che si lega ad un
altro
particolare ed è l’immaginazione del lettore che completa
l’immagine, nel
cinema, invece, bisogna creare una scena il più completa
possibile”.
Uno delle differenze fra il cinema e la serie
televisiva,
spiega l’autore, è il tempo; la pellicola cinematografica,
infatti, si sviluppa
fra un’ora e venti e le due ore e mezza, in cui si può narrare
la storia di una
coppia come un intero libro della Bibbia, mentre nei serial lo
spazio permette,
ad esempio, a dei personaggi secondari di vestire, per un
periodo, il ruolo da
protagonista. Un modo di narrare molti simile al libro.
Le difficoltà incontrate nel calarsi nel
ruolo di
sceneggiatore, lasciando il più rodato di scrittore, è stata la
volontà di
rendere le scene esattamente come le aveva pensate, molte le
notti passate
davanti alla tastiera del computer, cercando di trasformare ciò
che vedeva
tramite l’immaginazione, in quello che effettivamente voleva
mostrare
attraverso lo schermo.
Lavoro facilitato, ed è un aspetto molto
bello del cinema,
dall’aver trovato persone che, competenti e capaci, hanno
portato il loro aiuto
a costruire le scene che immaginava. “in questo ambito è stata
proprio una
scoperta”, ha concluso Ammaniti.
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