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venerdì 15 marzo 2019

Premio Strega 2019 l'ottava quartina dei proposto

Presentato l'ottavo gruppo delle proposte  degli “Amici della domenica “ per le candidature al Premio Strega 2019
Gli Amici potranno inviare le loro proposte entro le ore 12 di venerdì 7 marzo 2019, ecco l'ottava quartina:


Silvio Perrella Io ho paura -Neri Pozza Proposto da Giorgio Amitrano

«Io ho paura mostra la capacità dell’autore di esprimere e analizzare un sentimento universale e connaturato all’uomo attraverso un approccio personale e unico. Il suo punto di vista è quello di un intellettuale che usa gli strumenti del pensiero e della cultura nell’impossibile tentativo di controllare l’ignoto. La paura evocata da Perrella è fisica e metafisica: emerge dai flutti del mare durante una nuotata, si annida nel buio che si profila all’improvviso minacciando di ingoiare l’esistente, o scaturisce da una minaccia alla propria integrità fisica. Ma esiste anche una paura fabbricata artificialmente, «globalizzata e pulviscolare», capace di esercitare una dittatura su grande scala. Per Perrella la paura può essere analizzata, narrata ma mai definitivamente esorcizzata perché elemento fondante della sensibilità. La bellezza e il nitore della scrittura di Perrella nascono anche dal misurarsi con la paura, che influenza e modella il suo sentire. Il libro attinge con libertà e sapienza alle forme del romanzo e del saggio senza optare per un genere in particolare, ma appartiene chiaramente a una dimensione narrativa il cui tessuto poroso è capace di assorbire citazioni letterarie, osservazioni critiche, riferimenti artistici senza che essi interrompano mai il fluire di un racconto raffinato e perturbante.»
 Silvio Perrella si è occupato della tradizione del Novecento letterario italiano, vista come un insieme di costellazioni. In questo senso ha scritto alcune introduzioni a libri da lui curati, i Sillabari di Goffredo Parise, Anna e Bruno di Romano Bilenchi e L’aria della sera di Silvio D’Arzo. Ha inoltre allestito e introdotto un’antologia di saggi di George Orwell (Il ventre della balena) e riedito Il critico come artista di Oscar Wilde. Collabora a varie riviste e quotidiani e fa il consulente editoriale. Ha vinto il premio Bilenchi per la saggistica.
Vive e lavora a Napoli. E’ autore di Calvino (Laterza, 1999), di Fino a Salgareda. La scrittura nomade di Goffredo Parise (Rizzoli, 2003) e di Giùnapoli (Neri Pozza, 2006). Nel 2015 pubblica con Rizzoli un libro fotografico su Napoli, intitolandolo Doppio scatto.
Ha curato e introdotto il Meridiano Mondadori dedicato a Raffaele La Capria.
Dirige la rivista mediterranea Mesogea. Collabora prevalentemente a L’Indice e a Il Mattino. È professore a contratto dell’Università “Orientale” di Napoli e vicepresidente della Fondazione Premio Napoli.

Giulia Caminito Un giorno verrà -Bompiani Proposto da Gioacchino De Chirico

«Un giorno verrà racconta di un piccolo paese, di una famiglia, di alcune persone che si dibattono tra l’ingiustizia della loro esistenza e la voglia di riscatto. Per costruire il contesto, l’autrice sceglie una via non facile. Decide di posare lo sguardo su un numero non indifferente di personaggi, sulle diverse attività lavorative, sulle  differenti dimore del paese. Vi troviamo il panificatore, i contadini, i ciabattini,  gli animali, le case dei ricchi e quelle dei poveri. Troviamo i bordelli e i posti di polizia, troviamo le chiese, i cimiteri e i conventi. Troviamo inoltre la  natura, come era logico che fosse in quei luoghi ricchi ma abitati da poveri,  in un periodo in cui il possesso della terra era ancora elemento di esercizio del potere. Tre figure attraversano  quei luoghi e entrano in relazione con i personaggi. Sono Lupo, Nella e Nicola. Lupo, bambino nudo e sporco che appena nato  piangeva sempre. Nicola, poca energia, bambino silenzioso quasi trasparente, ragazzo di mollica. Nella, giovane bellezza rinascimentale, schietta, morbida, dalla voce sgraziata e dialettale. Tre fanciulli, tre adolescenti, tre esseri umani adulti. La vita di tutti si muove intorno a due “monumenti” due “fari” e punti di riferimento, immobili nella loro solennità eppure così capaci di azione. Sono Giuseppe, anziano anarchico rispettato e ascoltato non solo dai Ceresa, la propria famiglia in  cui è nonno, e suor Clara, una donna nera, a dispetto del nome, misteriosa, forte di carattere, fino a trovare seguito nella sua disobbedienza alla gerarchia ecclesiastica e autorevole fino a essere capace di guidare molto più di un  convento ma, per certi aspetti, un intero paese. La capacità  di Giulia Caminito è nel sapersi muovere seguendo sempre un filo chiaro: quello che divide i giusti dagli ingiusti, i poveri dai ricchi, i diseredati dai padroni, gli sfruttati dagli sfruttatori, il potere maschile dalla vita delle donne. Tutti devo lottare, chi per sopravvivere, chi per emanciparsi , chi perché vuole un futuro migliore e sogna un mondo più giusto. Queste anime dolenti e combattenti  incontrano la Storia: i moti della Settimana Rossa, l’avvento del Socialismo, la Prima Guerra Mondiale, l’epidemia dell’influenza spagnola fino agli anni bui del Fascismo. Ma i legami tra gli esseri umani sono quelli che concludono questa narrazione in pagine spesso commoventi che oltre al senso della storia ci restituiscono  il senso profondo della vita.»
 Giulia Caminito è laureata in Filosofia politica.
 Suo padre è originario di Asmara, sua nonna e suo nonno si sono conosciuti ad Assab, la sua bisnonna fu guidatrice di camion, contrabbandiera di alcolici e personalità vivace della comunità italiana d’Etiopia ed Eritrea. “La Grande A”, il suo romanzo d’esordio, è dedicato all’avventurosa vita della bisnonna e ha avuto numerosi riconoscimenti, il premio Bagutta Opera Prima, il premio Berto e il Premio Brancati Giovani. Ha scritto il suo primo libro per bambini La ballerina e il marinaio (Orecchio Acerbo 2018).


Lodovica San Guedoro Le memorie di una gatta -Felix Krull Editore Proposto da Pietro Gibellini

«Una gatta che racconta le vicende letterarie della propria padrona, mentre quasi in secondo piano, quasi in un controcanto/contrappunto, racconta la storia della propria vita. Suggestivo il rovesciamento di ruoli e punti di vista: non un umano che racconta la storia di un animale, ma un animale che racconta la storia di un umano, un’umana, in questo caso – e della corte dei miracoli che l’accompagna in questa sorta di romanzo di formazione letteraria, leggero ed effervescente. Il libro ha come nucleo narrativo le tragicomiche vicende che portano alla pubblicazione del romanzo d’esordio della padroncina (chiamata alternativamente anche mamma), che alla fine decide di reinventarsi anche come editore, sobbarcandosi tutti i compiti più o meno ingrati che all’editore incombono. Divertente e illuminante l’epos promozionale del libro: presentazioni senza pubblico, manifesti pubblicitari strappati, vane ricerche di protezioni letterarie in alto, burocrazie kafkiane, che alla fine indurranno la padroncina-mamma-autrice-editrice a imboccare malinconicamente e teatralmente la via dell’esilio in terra germanica, auspice Thomas Mann e il capitano d’industria del suo ultimo romanzo, Felix Krull, col cui nome la padroncina-mamma-autrice battezza la sua fantasmatica casa editrice. Lungo l’odissea editoriale della donna scorrono le tappe memorande della storia felina della gatta-autrice – l’adozione, l’arrivo del fratellino, le due case nell’incanto della terra toscana, l’uccisione del fratellino, la fuga (fortunatamente provvisoria) dei padroncini, i viaggi e alla fine la sistemazione definitiva. Il tutto narrato con grande garbo e con quella coloritura profondamente femminile che accomuna fin dalle prime pagine l’autrice narrata e l’autrice narrante. Al di là della trovata paradossale e surreale – un felino scrivente – è facile intravedere nella gatta-autrice il doppio dell’autrice-padroncina. Sdoppiamento che permette a Lodovica San Guedoro di raccontare le proprie disavventure, senza rispamiare una sorridente ferocia al bel mondo, alla cultura consacrata, ai grandi editori, ai media onnipotenti»


Antonio Scurati M. Il figlio del secolo -Bompiani Proposto da Francesco Piccolo

«Scurati racconta con dedizione e ostinazione la nascita del fascismo in Italia, non tralasciando nessun dettaglio decisivo alla comprensione della nostra Storia, attenendosi ai fatti documentati e appassionando i lettori per pagine e pagine, come hanno dimostrato le reazioni fin dal primo giorno della sua comparsa nelle librerie. Il racconto corale, con al centro la figura di Benito Mussolini, compie il miracolo di farci comprendere come i fatti prendano consistenza e poi potenza in pochi anni, con la complicità dell’indifferenza e della superficialità di un intero popolo. Nonostante quest’anno tra i candidati al premio Strega siano presenti libri e autori che apprezzo, propongo M. di Antonio Scurati perché è un evento nella letteratura italiana, uno dei romanzi importanti dei nostri anni, che merita per questo non solo di partecipare al Premio Strega ma di vincerlo.»
 Antonio Scurati, ricercatore allo IULM di Milano, coordina il Centro studi sui linguaggi della guerra e della violenza e insegna all'Università di Bergamo Teorie e tecniche del linguaggio televisivo.
Editorialista della «Stampa» è anche columnist di «Internazionale».
Nel 2005 ha vinto il Campiello con il romanzo Il sopravvissuto. Nel 2011 pubblica La seconda Mezzanotte e nel 2013 Il padre infedele. Nel 2015 arriva tra i finalisti al Campiello con Il tempo migliore della nostra vita, edito come sempre da Bompiani. Nel 2018 esce M. Il figlio del secolo, un romanzo sul fascismo raccontato attraverso Benito Mussolini.
I suoi libri sono stati tradotti in varie lingue.

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