Non
bisogna essere certo dei veggenti per capire che lo stato di salute dell’editoria in Italia non sia delle più rosee. Nel
mese di dicembre sono stati resi noti i dati Istat sulla produzione e la
lettura di libri in Italia. Le cifre sono interessanti: nel 2017 il 41%
degli italiani sopra i 6 anni ha letto almeno un libro (23 milioni e mezzo di
persone), che vuol dire: il 59% non ne ha letto neppure uno. I titoli
pubblicati (circa 62mila all'anno, per 130 milioni di copie stampate) sono
aumentati rispetto all'anno scorso del 9,3%. Altro dato è che in Italia ci sono
1.459 editori, ma che l'80% dei titoli sul mercato e il 90% delle copie
stampate escono dai grandi editori, cioè il 15% degli operatori attivi nel
settore. I cosiddetti “lettori forti”, cioè chi legge almeno 12 libri all'anno,
sono meno del 14%. Da un sondaggio dell'Istat sui motivi per cui le persone non
leggono, il prezzo dei libri sembra non essere il problema principale: non si legge per noia, mancanza di passione o tempo libero e
preferenza per altre forme di svago. Ma leggendo il rapporto dell'Istat si
scopre anche che nel 2017 è rimasta invenduta oltre la metà dei titoli
pubblicati. Gli editori stampano moltissimo, pur sapendo di non vendere, ma traendo
guadagno sugli anticipi delle librerie. Fa riflettere il dato riguardo il
mercato del libro digitale che si attesta su di uno scarso 5% di quota di
mercato.
In Italia, si
stima che solo la metà dei bambini e ragazzi abbia letto almeno un
libro negli ultimi 12 mesi. Tra i minori di età compresa tra 6 e 18
anni, nel 2016 il 52,8% non aveva letto neanche un libro nell’anno precedente (escludendo
i testi scolastici). Se ci sono
tanti bambini che non leggono la società è più fragile. La lettura è anche uno strumento di crescita e di emancipazione. Nei primi anni,
offre al bambino la possibilità di esplorare mondi e storie nuove, stimolandone
fantasia e creatività. Negli
anni dell’apprendimento scolastico, è stata spesso sottolineata la relazione tra lettura e rendimento. Da adulto, le competenze
linguistiche possono diventare un asset decisivo per ottenere un lavoro
stabile, e anche per la propria realizzazione e gratificazione personale.
Una delle caratteristiche della povertà educativa è il suo rapporto con la
povertà economica. Le famiglie povere hanno generalmente più difficoltà ad
offrire opportunità culturali ed educative ai propri figli. Un meccanismo
vizioso, perché rende quasi ereditarie questo tipo di privazioni.
Anche l'accesso alla lettura
purtroppo non fa eccezione. Un recente rapporto dell'istituto di statistica ha
sottolineato come vi sia un forte effetto familiarità nella lettura. Se i genitori sono lettori, anche i figli
leggono. Al contrario, solo una minoranza dei figli di non lettori
legge.
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