di Pierangelo Colombo

lunedì 4 febbraio 2019

Stato di salute sulla lettura in Italia


Non bisogna essere certo dei veggenti per capire che lo stato di salute dell’editoria in Italia non sia delle più rosee. Nel mese di dicembre sono stati resi noti i dati Istat sulla produzione e la lettura di libri in Italia. Le cifre sono interessanti: nel 2017 il 41% degli italiani sopra i 6 anni ha letto almeno un libro (23 milioni e mezzo di persone), che vuol dire: il 59% non ne ha letto neppure uno. I titoli pubblicati (circa 62mila all'anno, per 130 milioni di copie stampate) sono aumentati rispetto all'anno scorso del 9,3%. Altro dato è che in Italia ci sono 1.459 editori, ma che l'80% dei titoli sul mercato e il 90% delle copie stampate escono dai grandi editori, cioè il 15% degli operatori attivi nel settore. I cosiddetti “lettori forti”, cioè chi legge almeno 12 libri all'anno, sono meno del 14%. Da un sondaggio dell'Istat sui motivi per cui le persone non leggono, il prezzo dei libri sembra non essere il problema principale: non si legge per noia, mancanza di passione o tempo libero e preferenza per altre forme di svago. Ma leggendo il rapporto dell'Istat si scopre anche che nel 2017 è rimasta invenduta oltre la metà dei titoli pubblicati. Gli editori stampano moltissimo, pur sapendo di non vendere, ma traendo guadagno sugli anticipi delle librerie. Fa riflettere il dato riguardo il mercato del libro digitale che si attesta su di uno scarso 5% di quota di mercato.


In Italia, si stima che solo la metà dei bambini e ragazzi abbia letto almeno un libro negli ultimi 12 mesi. Tra i minori di età compresa tra 6 e 18 anni, nel 2016 il 52,8% non aveva letto neanche un libro nell’anno precedente (escludendo i testi scolastici). Se ci sono tanti bambini che non leggono la società è più fragile. La lettura è anche uno strumento di crescita e di emancipazione. Nei primi anni, offre al bambino la possibilità di esplorare mondi e storie nuove, stimolandone fantasia e creatività. Negli anni dell’apprendimento scolastico, è stata spesso sottolineata la relazione tra lettura e rendimento. Da adulto, le competenze linguistiche possono diventare un asset decisivo per ottenere un lavoro stabile, e anche per la propria realizzazione e gratificazione personale.
Una delle caratteristiche della povertà educativa è il suo rapporto con la povertà economica. Le famiglie povere hanno generalmente più difficoltà ad offrire opportunità culturali ed educative ai propri figli. Un meccanismo vizioso, perché rende quasi ereditarie questo tipo di privazioni.
Anche l'accesso alla lettura purtroppo non fa eccezione. Un recente rapporto dell'istituto di statistica ha sottolineato come vi sia un forte effetto familiarità nella lettura. Se i genitori sono lettori, anche i figli leggono. Al contrario, solo una minoranza dei figli di non lettori legge.
.

Nessun commento:

Posta un commento