Il tema di quest'anno è il Gioco.
La parola “gioco” mette in
movimento associazioni libere che ci restituiscono fotogrammi, abbozzati quadri
riferiti alla nostra infanzia, ma
questo richiamo rischia di diventare un approccio che sminuisce il valore del gioco
relegandolo a cosa da bambini. Eppure, se si ha l'opportunità di soffermarsi ad
osservare lo spettacolo di un bambino che gioca, se ne può scoprire il valore
effettivo.
Il gioco è un
momento fondamentale e costitutivo dello sviluppo personale che mette in campo la dimensione cognitiva, l’invenzione di
regole, la produzione di linguaggio e di rappresentazioni della realtà,
l’apertura al simbolico, la dimensione affettiva e relazionale, la dimensione
sociale. In sintesi, il gioco è elemento cruciale per costruire lo scambio
interumano e la comprensione del mondo.
Constatazione inevitabile
riguarda il fatto che il gioco, nelle valenze descritte, stia perdendo
progressivamente di rilievo anche nella prassi educativa. Nel gioco – nella sua
valenza positiva – è presente l’orientamento del soggetto a compararsi con gli
altri (il gusto di sostenere una sfida, di essere migliori…) e insieme sono
presenti le motivazioni che favoriscono il cambiamento di sé (l’incontro con la
sorte, il piacere della finzione…). Fattori questi combinati con la
spensieratezza, la fantasia, la gioia. Rilevante è il fatto che il gioco
favorisce l’ “esercizio del dominio di sé”, il controllo dei possibili eccessi,
attraverso il rispetto e la condivisione di regole.
Il gioco sarà esperienza importante se giocare vorrà
dire stare dentro uno spazio separato in cui la realtà viene sospesa, in cui si mette in gioco qualcosa di sé
praticando una autentica sospensione delle illusioni cui è aggrappata la nostra
identità, quali – ad esempio – quella di dominio sull’Altro. Ciò è
particolarmente utile in questo momento storico!
Oggi assistiamo ad una tendenziale
scomparsa dell’esperienza complessa del gioco, ridotta alla
sola accezione dell’agonismo che degrada il gioco alla riuscita ad ogni costo,
con compulsività e trasforma il gioco in divertimento ansioso (si veda, ad
esempio, l’imperativo – sempre più pervasivo – del “gratta e vinci”).
Sempre più diffuse sono anche
patologie legate al gioco, ai suoi eccessi, alle sue degenerazioni in
comportamenti di natura coattiva, senza controllo e limiti, che generano forme
di dipendenza.
Vincere è diventato qualcosa di
obbligatorio, orientamento dominante che trascina tutti verso la prestazione.
Si può constatare come la possibilità di perdere, il saper perdere, venga
completamente rimosso. Il gioco è un fatto di cultura dove diventa importante
saper vincere e insieme, saper perdere mantenendo aperta la possibilità di
giocare.
Oggi è
particolarmente importante che ciascuno si metta in gioco con piena
responsabilità!
Leggermente accetta la sfida di
“entrare in gioco” aprendo una riflessione collettiva
sulla tematica del gioco nella sua complessità esplorando il tema in tutta la sua
articolazione, con estensione anche al gioco della democrazia, al gioco della
relazione con l’Altro, al gioco nella finanza, al gioco nella politica, al
gioco nel linguaggio, nella letteratura, al gioco nella crescita e
nell’adolescenza, al gioco nella rete…. fino al gioco della vita e alla vita
in gioco
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