di Pierangelo Colombo

venerdì 1 marzo 2019

Premio Strega 2019 la terza quartina dei proposti

Presentato il terzo gruppo delle proposte  degli “Amici della domenica “ per le candidature al Premio Strega 2019
Gli Amici potranno inviare le loro proposte entro le ore 12 di venerdì 7 marzo 2019, ecco la terza quartina:


Giulio Cavalli Carnaio -Fandango LibriProposto daConcita De Gregorio

«Giulio Cavalli in Carnaio racconta la storia di un piccolo paese affacciato sul mare, DF, dove d’un tratto cominciano a essere sputati dalle onde corpi senza vita di uomini tutti uguali. Come dice Giovanni Ventimiglia, il pescatore che per primo si imbatte in uno di loro: «Se galleggi, sei morto o sei una cosa, nel mare». Nessuno sa da dove vengano, i cadaveri che arrivano a DF (Distretto Federale, potreste pensare se conoscete l’America Latina). Nessuno in realtà ha intenzione di scoprirlo: vorrebbero solo che sparissero, che ritornassero a inabissarsi lasciando intonse le loro strade e le loro vite. Questo fino al giorno in cui un’onda di carne e vestiti non intasa le vie, sorprende le persone a passeggio e le travolge: il problema dei cadaveri richiede ora un intervento. Ci vuole un’idea, una soluzione. Eccola: i corpi da persone diventano cose e le cose possono essere trattate come oggetti. A DF tutto cambia, i cadaveri da problema si trasformano in materia prima, l’economia: della città si converte e si indirizza a trarre profitto da quello che hanno da offrire: la carne e la pelle. In un mondo distopico, immaginario eppure più vero del reale il libro di Giulio Cavalli racconta il nostro paese. Una denuncia letteraria scritta magistralmente, un ritratto inclemente del mondo che stiamo costruendo: il racconto di una comunità che si organizza per far fruttare la sventura, il termometro sociale e politico del tempo che viviamo. Potremmo diventare, siamo già diventati DF: il paese chiuso, appestato, impenetrabile dove gli abitanti si arricchiscono e blindano il segreto inconfessabile della loro ricchezza mentre sono, nel tripudio del cinismo, destinati all’estinzione. «Ai soccorsi, arrivati con poca voglia di soccorrere, DF si presentò come una palla di vetro con neve, quelle dei mercatini dove gli ambulanti portano guanti tagliati sulle dita. Le palle di vetro provocano la felicità più meravigliosa e più breve che si possa provare in natura, il tempo di uno scrollo, i più resistenti ne fanno due, e poi finiscono nel comò per almeno tutta una generazione, vengono ritrovate quando sono morti da un pezzo sia gli acquirenti che gli ambulanti e un bambino la scrolla di nuovo, una volta, massimo due. DF era cosi. Senza scrollo. Con le mosche al posto della neve.»


Giulio Cavalli, autore, attore, scrittore, politicamente attivo. Racconto storie, sul palcoscenico, su carte e su schermo e cerco di tenere allenato il muscolo della curiosità. Collaboro dal 2013 con Fanpage.it, curando le rubriche "Le uova nel paniere" e "L'eroe del giorno" e realizzando il format video "RadioMafiopoli". Quando alcuni mafiosi mi hanno dato dello “scassaminchia” ho deciso di aggiungerlo alle referenze.

Raffaele Bussi Ulisse e il cappellaio cieco -Armando Editore Proposto da Antonio Augenti

«Ulisse, dopo il ritorno a Itaca, per sfuggire a quella che oramai è diventata una vita piatta e priva di stimoli che lo portino a nuove conoscenze, accetta l’invito, se non l’ordine, dell’Olimpo di rimettersi in mare per una nuova avventura. La missione riguarda la ricerca delle cause che da decenni affliggono le terre del Vecchio Continente. Minerva, corsa in aiuto del suo protetto, per assicurare buon esito all’impresa, gli affida quale compagno di viaggio, un tale Varoufakis, venditore di cappelli, con l’emporio sul porto di Itaca. Cieco dalla nascita, il vecchio magicamente riacquista la vista grazie ad un berretto frigio che, indossato, gli consente non solo di leggere eventi del passato, ma di scontare anche il futuro, potendo contare del dono visionario dei profeti. Per portare a termine la ricerca, il re di Itaca deve sciogliere un enigma iniziale: l’approdo a tre città nuove. Neapolis sarà la prima, Cartagine la seconda, mentre l’indizio per scoprire la terza lo suggerisce Didone. Una narrazione surreale, dove Ulisse e il cappellaio incrociano personaggi dell’antichità, mentre riscoprono mali della contemporaneità, dalle migrazioni incontrollate con la perdita di vite umane nel Mediterraneo a causa delle guerre ancora in atto, a terreni ridotti a sversatoi immondi d’ogni sorta di putridume, fino al Grande mare, specchio d’acqua non più capace di riflettere trasparenze. Il terzo approdo è al di là delle colonne d’Ercole, suggerisce Didone su indicazioni del suo ammiragliato, una nuova terra dove ricercare la terza e ultima città nuova, non “la città promessa”, come suggerisce Varoufakis, “ma l’ignoto”. Ne risulta una scenografia surreale che richiama magistralmente la moderna cinematografia, nella quale spuntano persuasivi elementi che immettono la straordinaria novità del romanzo nella realtà dell’attuale divenire civile. Una narrazione intrigante e suggestiva che invita il lettore a riflettere sulla contemporaneità.»

 Raffaele Bussi è nato a Castellammare di Stabia. Giornalista, scrittore e saggista, collabora con importanti quotidiani e periodici nazionali. Ha collaborato a "Nord e Sud", "Ragionamenti", e successivamente a "Meridione. Sud e Nord del Mondo", rivista fondata e diretta da Guido D'Agostino. E' stato direttore editoriale della rivista "Artepresente". Collabora al portale parigino "Altritaliani" ed è componente del Collegio degli scrittori della rivista "La Civiltà Cattolica". Ha pubblicato "L'Utopia possibile", Vite di Striscio", "Il fotografo e la Città", "Il Signore in bianco", "Santuari", "Le lune del Tirreno", "I picari di Maffeo" (Premio Capri 2013 per la critica letteraria), "All'ombra dell'isola azzurra", romanzo tradotto in lingua russa per i tipi dell'editore Aleteya. 

Carmine Abate Le rughe del sorriso -Mondadori  Proposto da Antonio Pennacchi

«Romanzo d’amore e di migrazioni, Le rughe del sorriso di Carmine Abate è la tormentata storia di una ragazza somala, costretta ad abbandonare il suo paese dalla violenza interna che lo devasta; tra mille peripezie attraverserà l’Africa ed il Mediterraneo per approdare infine, non tanto tranquillamente, in Italia. È un libro non soltanto bello, ma assolutamente necessario in questa fase per ricordare al nostro, di Paese, le sue dirette responsabilità coloniali e postcoloniali nelle lacerazioni esplose così drammaticamente in questi anni in Somalia e larga parte dell’Africa tutta.» 


 Carmine Abate è nato a Carfizzi, un paese arbëresh (cioè italo-albanese) della provincia di Crotone. Cresce tra la Calabria e Amburgo dove il padre emigra, e dopo la laurea in Lettere si trasferisce in Germania, dove insegna nelle scuole per emigrati e comincia a pubblicare saggi e racconti. Escono nel 1984 il suo primo libro di racconti sull’emigrazione, Den Koffer und weg e lo studio condotto con Meike Berhmann I Germanesi, storia e vita di una comunità calabrese e dei suoi emigranti. In Italia è curatore di In questa terra altrove, raccolta di testi letterari di emigranti italiani, e autore del volume di racconti Il muro dei muri e di poesie Terre di andata, pubblicati dall’editrice Argo di Lecce. Esce nel 1991 con Marietti il suo primo romanzo Il ballo tondo, che Fazi ripubblica in edizione riveduta nel 2000 (Premio Internazionale dei Lettori Arge Alp). Nel 1999 esce La moto di Scanderbeg (Fazi, ed. tascabile 2001, Premio Crotone, Matelica-Libero Bigiaretti e Racalmare-Leonardo Sciascia). Con il suo precedente romanzo Tra due mari (Mondadori) ha vinto i premi Domenico Rea, Ischia, Premio dei lettori, Lucca, Rhegium Julii, Corrado Alvaro, Matelica-Libero Bigiaretti, Premio Internazionale Fenice Europa e il Feudo di Maida. Il suo ultimo romanzo è La festa del ritorno (Mondadori), finalista al Premio Napoli e Premio selezione Campiello 2004.
I libri di Carmine Abate, oltre ad aver riscosso un unanime successo di critica e pubblico, sono tradotti in molti paesi. Lo scrittore vive oggi nel Trentino, dove continua a scrivere ed insegnare.

Eleonora Marangoni Lux -Neri Pozza  Proposto da Sandra Petrignani

«Questo romanzo di Eleonora Marangoni è pieno di cose inaspettate. Tu ti dici: ah, ecco, l’autrice ricorre al tema classico dell’isola lontana dove si ritrova un gruppo mal assortito di persone e pensi che succederanno fatti prevedibili. Invece no. Il topos è evocato da lei giusto per posizionarsi nella grande corrente della letteratura (e ne senti spesso le antiche risonanze), ma poi ti spinge verso un viaggio inatteso, dove si assiste soprattutto al gioco altalenante delle relazioni, si simpatizza con questo o quel personaggio, e si finisce con l’abbeverarsi a una fonte di acqua minerale – centrale nella storia – soltanto perché affascinati dall’etichetta sulle bottiglie che la narratrice ci descrive. Marangoni conosce l’arte finissima di rendere reale l’immaginario, riesce a farti credere nella presenza di una nuvola in salotto più che nella forza dei sentimenti che legano un certo uomo a una certa donna. Insomma come di ogni libro complesso, non è facile parlare di Lux: è stravagante, allegro e malinconico, sapiente e leggero. C’è dentro una voce sferzante, ironica, saggia, che si muove sul solido terreno di radici letterarie comuni per proiettarsi in un oltre giovanissimo e carico di futuro.»

 Eleonora Marangoni è nata a Roma, si è laureata a Parigi in letteratura comparata e lavora come copywriter e consulente di comunicazione. Ha pubblicato il saggio Proust et la peinture italienne (Michel de Maule, 2011), il romanzo illustrato Une demoiselle (Michel de Maule, 2013) e Proust. I colori del tempo (Mondadori Electa, 2014). Nel 2017 ha vinto il Premio Neri Pozza con Lux.

 




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