Presentato il quarto gruppo delle proposte degli “Amici della domenica “ per le candidature al Premio Strega 2019
Gli Amici potranno inviare le loro proposte entro le ore 12 di venerdì 7 marzo 2019, ecco la quarta quartina:Mauro Covacich Di chi è questo cuore -La nave di Teseo Proposto da Loredana Lipperini
«Di chi è questo cuore forza e supera i confini di quella che
oggi chiamiamo autofiction iscrivendosi in un progetto artistico che
Covacich persegue da anni, e si pone anzi come culmine della sua intera
opera. La scoperta da parte dell’io narrante di una lieve anomalia
cardiaca è il punto di partenza per un’esplorazione lucida e inquieta,
che può soffermarsi a scrutare il mondo degli affetti e sollevarsi a
guardare lontano, verso le piccole e grandi indifferenze del nostro
presente. È uno sguardo che si rivolge ai molti ultimi delle città (i
senzatetto e i lavavetri che abitano Roma, dove i condomini possono
decretare la mutilazione degli alberi per decoro, ma ignorano le vite
piccole che si muovono nelle strade e negli argini del fiume), e che
insieme guarda alla mutazione che il tempo impone ai corpi e allo stare
nel mondo. È uno sguardo che legge, nettamente e con passione,
soprattutto i cambiamenti dei corpi femminili, che si votano a un’ascesi
che li scolpisce e smaterializza o ritrovano entusiasmi di ragazza pur
nella vecchiaia (e le donne appaiono qui anche come flatus vocis, attraverso le parole di Anne Frank e di Etty Hillesum). Per linguaggio, stile, profondità e innovazione formale, Di chi è questo cuore si pone tra le prove più alte nel panorama letterario contemporaneo.»
Mauro Covacich è nato a Trieste nel 1965. Ha pubblicato diversi libri di narrativa, tra cui: Storia di pazzi e di normali (Theoria 1993, Laterza 2007), Anomalie (Mondadori 1998, 2001), L'amore contro (Mondadori 2001 e Einaudi 2009), A perdifiato (Mondadori 2003, Einaudi 2005), Fiona (Einaudi 2005 e 2011), Trieste sottosopra (Laterza 2006), Prima di sparire (Einaudi 2008 e 2010), A nome tuo (Einaudi 2011) e L'esperimento (Einaudi 2013). È
inoltre autore della videoinstallazione L'umiliazione
delle stelle (Buziol - Einaudi - Magazzino
d'Arte Moderna Roma 2010).
Piero Sorrentino Un cuore tuo malgrado -Mondadori Proposto da Diego De Silva
«Un cuore tuo malgrado, romanzo d’esordio di Piero Sorrentino, è
un’opera prima dalla scrittura sapientemente misurata nel trattare un
tema delicato e indigesto come il senso di colpa. Sarebbe stato tutto
sommato facile, per un autore napoletano di talento, saccheggiare la sua
conoscenza ventrale della città per costruire un romanzo che
incontrasse con ragionevole prevedibilità i gusti di un pubblico
bendisposto a storie diversamente folk. Sorrentino ha accettato una
sfida narrativa ben più difficile, e a mio parere l’ha già vinta.»
Piero Sorrentino è nato nel 1978 a Napoli, dove vive. Suoi racconti sono stati pubblicati nelle antologie Voi siete qui e Il corpo e il sangue d’Italia (minimum fax), Niente resterà pulito (Rizzoli), A occhi aperti (Mondadori). È dottore di ricerca in Studi letterari. Dal 2010 è autore e conduttore del programma radiofonico Zazà, in onda su Rai Radio3. Questo è il suo primo romanzo.
Luca Ragagnin Pontescuro -Miraggi Proposto da Alessandro Barbero
«Pontescuro di Luca Ragagnin è l’opera matura di un autore che
ha esplorato molte possibilità espressive della parola (canzone,
poesia, racconto, romanzo, saggio narrativo) in oltre trenta libri
pubblicati, senza contare le numerose collaborazioni musicali. Il
romanzo si svolge nel 1922, nella Bassa padana, nell’immaginario
villaggio eponimo, e analizza attraverso la testimonianza corale degli
abitanti le premesse di fatto di sangue: l’uccisione della bellissima e
scandalosa figlia del signorotto locale. Colpevole è il fattore, mosso
da invidia sessuale e sociale, ma dell’assassinio viene incolpato lo
scemo del villaggio, un trovatello che passa il tempo legando nastri
colorati ai rami degli alberi e che aveva stretto una tenera amicizia
con la ragazza. Ciaccio, il trovatello, è la personificazione
dell’innocenza, allegoricamente posta ai margini di una società che o
sfrutta e opprime, oppure vive in una tetra, stolida e quasi
inconsapevole miseria materiale e morale (il 1922 è l’anno della marcia
su Roma e nel romanzo riecheggiano le rivolte contadine soffocate con
manganelli e olio di ricino). Il romanzo, però, non è indirizzato a una
puntuale ricostruzione storica e sociale, ma si interroga sul lato
metafisico del male, nel duplice senso che può avere l’espressione «il
male che abita l’uomo»: oggettivo – il male in cui l’uomo si adatta a
vivere quotidianamente – e soggettivo – il male che alberga, radicale,
nel cuore umano. Il tema, certo ambizioso, è avvicinato con riserbo e
delicatezza. La presa di distanza si concreta non solo nella distanza
storica dell’epoca narrata rispetto all’oggi, ma anche nella voluta
neutralità linguistica – la lingua di Pontescuro non è mai
mimetica e non fa il verso al popolo o al periodo storico, bensì è piana
e astorica – e narrativa: la forma scelta si avvicina molto a quella
della favola, con ampio uso di prosopopee e cauti simbolismi.
Soprattutto quest’ultimo aspetto, quello favolistico, si incarica di
portare la riflessione dell’autore: affiancando il punto di vista del
narratore onnisciente a quelli di alcuni protagonisti (una
focalizzazione multipla che in quanto priva di rigore evita il rischio
di un’astratta metodicità), Ragagnin dà voce alla nebbia, al fiume, al
ponte, al cadavere della ragazza, a una ghiandaia, a una blatta; oltre
al narratore, sono quindi i testimoni innocenti o le vittime a prendere
la parola, a rispecchiare il male che alligna intorno a loro e contro di
loro. Allo stesso modo, nonostante l’introduzione di un ispettore di
polizia, sorta di anti-Ingravallo prossimo alla pensione, giunto da Roma
con scarso interesse per le beghe di provincia, i fatti materiali
relativi al delitto non prendono mai il sopravvento sulla riflessione
morale. L’arrivo dell’ispettore non rende centrali l’investigazione
sull’omicidio, il contesto sociale in cui questo matura, la congiura
contro il povero innocente e la sua fuga salvifica. L’ispettore, anzi,
occhio estraneo e acuto (anche la sua è una delle voci del romanzo), ha
un’altra, duplice, funzione: da un lato, riconoscere e avallare sia il
crimine sia il depistaggio, accettando la falsa ricostruzione che gli
viene proposta e che torna comoda a tutti, anche ai pigri funzionari
della capitale; dall’altro, soprattutto, raccogliere attorno al corpo
della vittima, nella chiesa del paese, i veri colpevoli della vicenda –
il fattore-assassino, il prete senza fede, il padre-padrone, la serva
invidiosa, degni rappresentanti del villaggio di Pontescuro – nel
momento preciso in cui una tempesta di uccelli suicidi si schianta
contro la chiesa, contro il campanile e le vetrate, inscenando un
olocausto di innocenti, un sacrificio volontario come riprova e sanzione
metafisica del carattere maligno, disperato, inaccettabile delle scelte
umane.»
Luca Ragagnin È UN VIRTUOSO DELLA PAROLA.
Nato a Torino nel 1965, incomincia a scrivere racconti e poesie nei
primi anni ’80, poi si dedica alla scrittura teatrale, e dal 1994
collabora come paroliere con diversi musicisti tra i quali i Subsonica.
Nel 1995 vince il PREMIO MONTALE per la poesia con una silloge inedita L’angelo impara a cadere,
pubblicata l’anno successivo dall’editore Scheiwiller. Collabora con
quotidiani e riviste di vario genere. Nel 2007, insieme a Enrico
Remmert, adatta per il teatro il libro Elogio della sbronza consapevole. Nel 2009, sempre con Enrico Remmert, scrive 2984, testo teatrale ispirato a 1984 di George Orwell. Nel 2012 scrive per Lella Costa Elsa Shocking, monologo basato sull’autobiografia di Elsa Schiaparelli Shocking Life e nel 2014 scrive per Angela Baraldi lo spettacolo The Wedding Singers. Le sue poesie sono tradotte in diversi Paesi europei.
Francesca Diotallevi Dai tuoi occhi solamente -Neri Pozza Proposto da Gianfranco De Bosio
«Nel romanzo Dai tuoi occhi solamente l’autrice, prendendo
spunto da un personaggio realmente esistito, ne rielabora la vicenda; ne
riscrive la storia sia relativa al vissuto personale della
protagonista, sia al contesto della New York degli anni Cinquanta.
Questo romanzo, opera di finzione è dal punto di vista narrativo
coinvolgente.»
Francesca Diotallevi è nata a Milano nel 1985. È laureata in Scienze dei Beni Culturali. Tra le sue opere Le stanze buie (Mursia, 2013), Amedeo, je t’aime (Mondadori Electa, 2015) e Dentro soffia il vento (Neri Pozza, 2016), vincitore della seconda edizione del Premio Neri Pozza sezione giovani.
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