Una raccolta di racconti che hanno come filo conduttore l’emancipazione e il riscatto femminile. Radici di terra e di mare, Masciulli edizioni, è il libro di Barbara De Filippis che, gentilmente, si è resa disponibile per questa intervista.
Ricercatrice nel lavoro (docente in Chimica Farmaceutica e Tossicologica presso il Dipartimento di Farmacia di Chieti) e nella vita, Barbara abbraccia la scrittura come spazio vitale dove riuscire a esprimere appieno il proprio potenziale. Tutte le svolte di crescita personale sono state segnate da tappe letterarie importanti. Dopo l’esordio con la sua prima raccolta di poesie, La chioma del vento (Le Mezzelane CE, 2019), si sperimenta nella prosa, mai abbandonando i versi come sguardo sublime sugli accadimenti reali. Diversi racconti sono stati premiati in concorsi nazionali.
Barbara De Filippis |
Grazie per aver accettato l'invito. Possiamo darci del tu?
Certamente.
Perfetto, iniziamo con qualche domanda per conoscerti meglio.
Il tuo esordio editoriale è una raccolta di poesie. Qual è il tuo rapporto con la poesia?
Sì, la mia prima esperienza di pubblicazione risale al 2019 con la raccolta di poesie “La chioma del vento” (Ed Le Mezzelane). Questa raccolta ha rappresentato un vero e proprio atto di coraggio perché è stata la prima volta che ho condiviso i miei scritti. Dico questo, e mi ricollego alla domanda, perché per me la poesia non è solo una forma di verbalizzazione delle emozioni ma soprattutto una lettura introspettiva degli accadimenti quotidiani, dalle relazioni che cambiano, alle esperienze dure e inattese, alla bellezza della natura. È il mio mondo più intimo. La poesia rappresenta per me, da sempre, un punto di vista personale delle cose, uno sguardo attento che mi permette di interiorizzare il momento che vivo e trascriverlo in una forma lenta e meditativa.
- C’è un luogo in particolare dove il tuo animo
trova spunti di ispirazione?
Più che un
luogo, è lo stato d’animo che mi guida. Di fondo è quando riesco a “stare”
nell’attimo che vivo senza la frenesia del fare. Quindi ogni volta che faccio
silenzio in me, riesco a cogliere questi significati alternativi e personali
dell’esperienza.
- Il tuo ultimo libro è una raccolta di racconti.
Cosa ti ha spinto a sperimentare la Prosa?
Non si è trattato di una scelta razionale. Ho sentito il bisogno di raccontare a me stessa la mia infanzia attraverso la scrittura del primo racconto, come se fosse un diario. Questo ha rappresentato il cuore della raccolta perché tutte le altre parole sono arrivate fluide e si sono aggiunte come petali intorno a un nucleo, includendo via via storie di altre donne, conosciute o immaginarie.
- Scrivere un romanzo, se mi permetti la
similitudine, è come correre una maratona, mentre scrivere un racconto breve è
paragonabile a una corsa velocistica come una cento metri. Entrambe implicano
volontà, preparazione e concentrazione, ma differentemente alla maratona in cui
è importante il ritmo, nel racconto breve è una condensazione della storia. In
breve si deve svolgere il tutto, non sono concesse divagazioni. Dinamiche che
padroneggi, visti i riconoscimenti ricevuti per i racconti che hai scritto. Il
tuo essere poeta ti ha aiutata?
Mi piace
aprire finestre su vite diverse, come in un fermo-immagine, entrare in storie
di personaggi anche differenti tra loro. E poi chiudere la finestra per
lasciare al lettore la fantasia di immaginare finali alternativi, ambientazioni
o fatti non descritti. Il racconto mi piace perché nella sua brevità – un po’
come la poesia – lancia un messaggio che rimane aperto e il lettore ha la
libertà di sentire ciò che gli suscita.
- Veniamo ora al tuo libro Radici di terra e di
mare, una raccolta di ventidue racconti. Ce ne vuoi parlare?
- Le protagoniste sono per la maggior parte donne
che vivono una rinascita o una crescita personale. Un messaggio positivo a chi
sta lottando per una via migliore?
Assolutamente
sì! Dopo la lettura dei primi racconti, alcune persone a me vicine mi hanno
esortata ad andare avanti e inserire storie nuove e di altre donne proprio per
abbracciare più realtà. Mi auguro che, leggendo queste storie, ci si possa riconoscere
in parte e trovare spunto per mettere in atto un cambiamento. Certo, non è un
“manuale” ma solo la narrazione di vite comuni di donne che, alla fine, ce la
fanno.
- Fra i tanti personaggi che popolano il libro, ve
n’è qualcuno che ti ha coinvolta maggiormente nel dargli voce?
Il mio
personaggio preferito è Lia (ne “La storia di Lia”), una ragazzina che lascia
una vita agiata piena di sicurezze per una vita libera e la strada, alla
ricerca di relazioni pulite che non aveva nel suo contesto familiare. Lia per
me rappresenta il coraggio del cambiamento, la realizzazione di un bisogno
profondo che va oltre le certezze.
- I racconti spaziano fra diverse età della vita e
differenti prospettive da cui osservare l’esistenza e le emozioni. Un
caleidoscopio di esperienze. C’è un sentimento che, come un filo rosso, unisce
i vari racconti?
La ricerca
di verità, a tutte le età, in tutti gli ambiti. Questo credo sia ciò che
accomuna tutti i protagonisti.
- Uno dei fili conduttori dei racconti è
l’emancipazione femminile. Come vedi la situazione attuale riguardo la
disparità di genere?
La storia e
l’attualità ci insegnano che le donne hanno dovuto e devono affrontare molte
difficoltà e reticenze per riconquistarsi un loro ruolo nella società e per non
essere considerate solo mogli e madri. Oggi c’è sicuramente una maggiore
apertura verso le donne e noi donne siamo più determinate a conquistare spazi
di indipendenza e di riconoscimento. Purtroppo, ancora la cronaca ci travolge
con notizie drammatiche che sono la prova che ancora molta strada dev’essere
percorsa. Sono sicuramente indignata per questo ma ho tanta fiducia.
-
La cultura dovrebbe essere uno strumento con cui
livellare la disuguaglianza di genere che ancora mina la meritocrazia, eppure,
nonostante i passi avanti fatti, ci sono ancora delle ombre; nel mondo dell’arte,
ad esempio, quando si elencano i più significativi maestri, raramente viene
citata Artemisia Gentileschi, o anche nel mondo della letteratura, nel citare i
premi Nobel italiani, la Deledda non sempre viene citata. Qual è la tua
opinione?
Lavorando in ambito scientifico, posso anche elencare donne importanti che hanno fatto la storia, dalla meno nota Maria Sibylla Merian alla più recente Rita Levi Montalcini. Anche in questo ambito le donne fanno fatica a farsi largo e a vedersi riconosciuti i meriti; eppure, sono dotate di grande intuizione e grande senso di fatica e dedizione. La differenza sta nel fatto che questa disparità è sottile e meno evidente ma mina costantemente l’opinione e il giudizio. Aldo Cazzullo scrive nel suo libro "Le Donne Erediteranno la Terra": "Le donne erediteranno la Terra perché sono più attrezzate a cogliere le opportunità che abbiamo di fronte. Perché sanno amare e non perdono quasi mai la speranza."
Progetti futuri?
Leggere
molto e scrivere molto. Non posso chiedere di meglio per il futuro.
Bene, ti ringrazio per la disponibilità dandoti appuntamento per il tuo prossimo lavoro.
Descrizione
Una raccolta di racconti che scandaglia tappa per tappa i momenti più significativi della vita di molti di noi, dai sogni di bambino alle consapevolezze dell’adulto, facendo sosta su quelle esperienze che accelerano i passaggi chiave di crescita personale. Ogni racconto è intriso di realtà e fantasia e fa perno sulla reattività emozionale del protagonista, spesso declinato al femminile, con tutte le sue difficoltà di riconoscimento ed emancipazione.
Un viaggio nella profondità dell’animo umano.
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