È motivo di orgoglio, oggi, presentare Massimo Bubola, un autore per cui nutro una profonda ammirazione che, gentilmente, si è reso disponibile per rispondere a qualche domanda relativa al suo ultimo libro Sognai talmente forte, edito da Mondadori. Leggi la recensione
MASSIMO BUBOLA, nome di culto e figura centrale della musica d'autore
italiana, poeta, musicista, scrittore. Ha al suo attivo venti album i cui testi
mostrano una poetica che attinge dalla tradizione della musica popolare e dalla
poesia contemporanea. Importante la sua collaborazione con Fabrizio De André,
con cui scrive e compone due storici album come Rimini e L'Indiano,
brani come Fiume Sand Creek, Rimini, Sally, Andrea, Volta
la carta, Franziska, Canto del servo pastore, Hotel Supramonte,
oltre a Don Raffaè.
Massimo Bubola (foto di Claudio Sforza)
Nel 2006 ha pubblicato una raccolta di poesie dal titolo Neve sugli
aranci, e nel 2009 il suo primo romanzo, Rapsodia delle terre basse (Gallucci).
Negli ultimi anni si è dedicato alla riscoperta del patrimonio artistico,
musicale e storico legato alle vicende della Prima guerra mondiale in Italia.
Da questo lavoro hanno avuto origine due album: Nel 2005 Quel lungo
treno e nel 2014 Il Testamento del Capitano, seguito
dall'album antologico Da Caporetto al Piave e dal libro Ballata
senza nome (Frassinelli 2017), l’ultima sua produzione è il libro Sognai
talmente forte (Mondadori 2022).
Ed è proprio riguardo al suo ultimo libro Sognai talmente forte, ho
posto qualche domanda a Massimo.
Sognai talmente forte, non è
libro che parla delle sue canzoni, ma un libro fatto di sue canzoni. Queste,
infatti, vanno magistralmente a comporre la trama della vicenda, facendosene parte
integrante e portante. Una narrazione che, personalmente, non avevo mai letto
prima. Come è nata l'idea?
Credo che unire insieme tanti percorsi, usando una metafora
alpinistica, sia un modo per aprire nuove “vie” letterarie per quelli che
verranno. Mettere dei chiodi e dei tasselli su dei percorsi che potranno usare
altri. Nel mio libro oltre a personaggi reali ci sono anche i personaggi di
tante mie canzoni che nel frattempo sono diventati più che adulti. I genitori
un tempo tendevano a non idolatrare i figli, anzi un po’ a sottovalutarli, quindi
rivedere come Teresa la protagonista della canzone Rimini che scrissi a 23
anni, e rincontrarla adulta dopo quarantacinque anni e scoprire com’era
diventata bella e profonda e come avesse metabolizzato la sua vicenda e il suo
dolore, mi ha commosso profondamente così come quel ricordo irlandese della
madre di Gilroy, il nipote di Callimaco il protagonista, che canta una
ninnananna gaelica accompagnata da un ragazzo che suona la fisarmonica sotto la
pioggia...
Usando una percentuale personale, ed evitando gli avverbi, l’80%
dei libri che vedo nelle vetrine delle librerie sono molto simili per trama per
percorsi indicati e copertine. Sono libri gialli, libri sentimentali, libri di
evidenziazione e stigmatizzazione dei comportamenti sociali e collettivi. Libri
per ingannare il tempo, ma il tempo non si inganna, come nessun altro e ingannare
non è un bel messaggio. Libri dell’istante, che seguono il momento politico,
dinastico, social, scandalistico, macabro, collettivo. Libri costruiti non per
durare o essere riletti, ma per sfruttare l’attimo e sfruttare non è neanch’esso
un bel verbo. Riprendendo la metafora dell’alpinismo quando eravamo giovani e piuttosto
poveri sceglievano un paio di scarponi che ci dovessero durare a lungo e così
era coi libri: sceglievano dei libri che potessero durare e accompagnare per
tutta la vita e che potessimo rileggere nel tempo e quindi le scelte erano
molto più oculate e attente e affatto di consumo. Certamente non compravamo libri
per ingannare il tempo, ma per essere sinceri con il Tempo che è la cosa più
preziosa che abbiamo e non puoi mai esserne rimborsato.
Sognai talmente forte, è una frase tratta dal brano Fiume Sand Creek, uno
dei tanti inclusi nella narrazione. Fra le tante possibilità, perché proprio su
questa è caduta la scelta di farne il titolo?
La
frase è fortemente evocativa e illustra il percorso del romanzo. Il verso è ricavato
da un suggerimento che mi dava mio nonno, quando da bambino mi capitava di
dormire con lui in un periodo in cui soffrivo e di epistassi notturne. Mio nono
mi diceva il mattino sorridendo tra sé e guardando il cuscino sporco di sangue
che mi era uscito dal naso, che il motivo di quel sangue era perché sognavo
troppo forte! Il titolo del romanzo è stato anche una scelta surrealista, all’insegna
delle rêverie e dei percorsi onirici del libro e della mia vita rotante
all’indietro come titola il decimo capitolo, perché quella poetica mi ha influenzato
e colorato l’adolescenza con poeti come Breton, Éluard, Apollinaire e poi gli
studi universitari su Buñuel e il cinema surrealista.
Callimaco, il protagonista, sul letto di
morte racconta gli avvenimenti della sua vita ed è qui che entrano in scena le
canzoni. L’uomo ha vissuto le vicende narrate dai brani musicali. Possiamo
quindi dire che le canzoni possono avere un impatto così importante da entrare a far parte del vissuto di una
persona?
In realtà si mischiano sia persone
viventi che personaggi di canzoni personificate. Tutto il libro è una miscela
di cose reali e immaginarie che sono poi la materia di cui si nutrono i sogni.
Le canzoni sono come i figli che
crescono lontani. Nel mio caso sono figli che hanno ormai più di quarant’anni,
come Teresa della canzone “Rimini” e ritrovandoli, ti rendi conto di averli
sottovalutati, perché hanno sviluppato una personalità e una visione che vanno
al di là delle tue aspettative e ti spiegano meglio la specificità del tuo
percorso e della tua creazione.
Questa opera va a
infrangere le etichette tipiche di questa nostra era: lo stereotipo del poeta
che non va confuso con l’autore di testi musicali, lo scindere la prosa dalla
musica, la diatriba fra poesie e canzoni. Possiamo quindi dire che le arti non
hanno dei confini così assoluti?
Le
arti non hanno nessun confine. Quelli che costruiscono confini, sono persone
insicure e impaurite, che hanno poca conoscenza della storia dell’arte e della
letteratura. Omero che è il padre della cultura letteraria occidentale oltre
che scrivere versi ed essere stato un immenso poeta narratore, era anche un
musicista e cantore, perché girava, per mantenersi, le corti greche a cantare i
suoi poemi, accompagnandosi con una cetra. Così come i poeti di Lesbo, Alceo e
saffo che inventarono la poesia monodica e si accompagnavano con una chitarra
di allora. Così è stato per altri duemila anni, in cui poeti, i pittori,
musicisti, filosofi suonavano e cantavano, perché nella Gracia classica era
doveroso saper suonare. Dante scriveva canzoni con Casella, che ritrova nel secondo
canto del Purgatorio e ancora lo commuove cantando un suo testo “Amor che ne
la mente mi ragiona" preso dal Convivio. Il poeta Poliziano cantava,
scriveva canzoni e suonava, come Shakespeare e Metastasio. Lorenzo Da Ponte
scriveva testi per Mozart nella Vienna di fine ‘700 e suonava e cantava così
potremo proseguire con Lorca. Nei caffè e nelle strade di Parigi si cantavano le canzoni dei poeti: Le Dormeur du Val di Arthur
Rimbaud, Les saltimbanques di Guillaume Apollinaire e
le Foglie morte di Prevert. Sono solo i poeti italiani ad avere problemi
con la musica.
Per finire una domanda a Bubola
esecutore, oltre che autore e compositore. Per noi fortunati fruitori di musica
è semplice associare un brano a un ricordo del vissuto. Per un autore, e interprete
di un proprio testo, credo sia più complicato, oltre che la parte di sé
implicata nel testo si sommano anche emozioni accumulata nel tempo, durante i concerti
per esempio. È così?
Per noi è la stessa cosa. Ogni canzone ha la
capacità di riportare la memoria esatta di quando l’hai scritta e concepita. Infatti
le canzoni segnano gli anni, i momenti più
significativi della nostra esistenza più di qualsiasi altra forma
d’arte. Quindi la miscela di musica e poesia, a prescindere spesso dalla sua
qualità, ha la capacità di ridonarti i momenti, gli stati d’animo, i profumi,
la luce e i sentimenti che pensavi di aver dimenticato.
Complimentandomi
per il suo libro, ringrazio nuovamente Massimo per la gentilezza nel concedermi
il suo tempo per questa bella conversazione.
Pierangelo
C.
Biografia (tratta dal sito ufficiale)
Massimo Bubola, cantautore di culto e tra i più significativi
d’Italia, è una figura centrale nel panorama musicale del nostro paese. Massimo
è presente sulla scena della canzone d’autore italiana dalla metà degli anni
settanta ed ha portato avanti nella sua carriera una rigorosa e
particolarissima mistura musicale improntata al folk e al rock, realizzando 21
album.
Massimo
nell’intento di creare una vera e propria letteratura da canzone anche nel
nostro paese, ha coinvolto nel suo percorso a soli vent’anni Fabrizio De Andrè,
con cui ha realizzato testi e musiche di due storici e importanti album: Rimini
e Fabrizio De Andrè ( l’Indiano),con brani, come Volta la Carta, Andrea,
Rimini, Fiume Sand Creek, Hotel Supramonte, Franziska, che ormai fanno parte
della storia della canzone italiana, oltre alle note ballate Una Storia
Sbagliata su Pasolini e Don Raffaè. Proprio sul sodalizio col cantautore
genovese ha scritto insieme al critico musicale Massimo Cotto “Doppio lungo
addio” (Aliberti Editore, Reggio Emilia-2006).
Autore di molte
canzoni portate al successo anche da varie interpreti, fra cui ricordiamo “Il
cielo d’Irlanda”, resa popolare da Fiorella Mannoia. L’autore veronese, nei
suoi ventuno album personali, fin qui pubblicati, continuerà a sviluppare un
percorso personale, che lo porterà alla creazione inoltre di un’epica da
ballata anche attraverso i sui ritratti in canzone di personaggi storici come
Camicie Rosse ed Uruguay dedicate a Garibaldi, Tina alla fotografa Modotti,
Dino Campana allo sfortunato poeta ed altri personaggi Dostoevskij, Annie
Hannah su Anna Frank, Eurialo e Niso sui due soldati-martiri dell’Eneide, Fiume
Sand Creek sull’epopea dei nativi americani, Una storia sbagliata sulla morte
di Pier Paolo Paolini.
Apprezzato anche
per le poesie e testi letterari (nel 1996 ha pubblicato “I sognatori del
giorno” -Giunti Editore) e nel 2006 la raccolta di poesie intitolata “Neve
sugli aranci”), Bubola ha sempre caratterizzato la propria produzione con versi
di grande respiro letterario partecipando a reading accanto a Gregory Corso,
Lou Reed, Fernanda Pivano, Eric Andersen ed altri.
Nel 2008 esce il
libro biografico “Il Cavaliere Elettrico. Viaggio romantico nella musica di
Massimo Bubola” (edito da Meridiano Zero) scritto da Matteo Strukul.
“Rapsodia delle
terre basse” nel 2009 il suo primo romanzo, è pubblicato dall’editore romano
Gallucci. Il romanzo è una lunga ballata fra la memoria e il sogno che cavalca
tre generazioni venete, dai tempi arcaici delle campagne ottocentesche alla
modernità post-industriale. Una lunga ballata folk – rock, scritta da un
rapsodo cinquantenne con l’amplificatore della sua classicità e della sua
eretica gratitudine.
Nell’ottobre 2017
pubblica il suo secondo romanzo “Ballata senza nome” (Frassinelli). Un’opera di
grande respiro, storico e letterario, che racconta un momento cruciale della
nostra storia: la scelta del milite ignoto nella basilica di Aquileia, il 28
ottobre del 1921, a tre anni dalla fine della Prima Guerra Mondiale. È un
romanzo in forma di epitaffi, che ricostruisce le vite di questi sconosciuti
attraverso un dialogo tragico ed epico, tra questi soldati Maria Bergamàs, la
donna nominata per scegliere colui che sarà inumato sull’altare della Patria.
Nel settembre
2022 pubblica il suo terzo romanzo “Sognai talmente forte” (Mondadori). «Quello
che non si può più ricordare o rivivere, si può ancora cantare. Le canzoni non
si dimenticano mai, e mai loro si dimenticano di te.» Un libro visionario e
commosso che ripercorre la vita del vecchio Callimaco, giunto alla fine di
un’esistenza vissuta nel canto e nella musica, trascorre il suo ultimo giorno
circondato dalle tante persone che lo hanno amato, e con loro ripercorre i
momenti cruciali della sua vita, tra ricordi, sogni e visioni. Racconta così di
quando, bambino, era il piccolo “servo pastore”, amato e temuto dalla comunità,
per il suo indomito spirito di eretica libertà; dialoga, in sogno, con la
figlia Teresa dagli occhi secchi, che per amore dal mare di Rimini finisce a
morire nell’Argentina delle torture e della dittatura; si diverte a ricordare e
a dipingere la filastrocca di “Volta la carta”, e si commuove nel ricordo degli
amici nativi americani che gli raccontarono la strage del “Fiume Sand Creek” …E
poi ancora, Callimaco rievoca “Il cielo d’Irlanda”, “Se ti tagliassero a
pezzetti” e tanti altri luoghi e immagini che – attraverso le canzoni – sono
entrate nell’immaginario collettivo degli italiani.
Quella di Bubola
è una grande operazione letteraria, destinata a lasciare un segno profondo
nella storia della cultura contemporanea: le sue canzoni tornano qui in
un’altra forma, quella della prosa d’arte, e rivivono, arricchite di nuove
suggestioni, nuove sfaccettature, nuova luce.
-Anglista, ha
tradotto l’opera omnia di Patti Smith “Patti Smith Complete”- Canzoni,
riflessioni e diari- 2000-Sperling & Kupfer- Milano). Ha tradotto inoltre e
adattato alla lingua italiana canzoni di Bob Dylan come Romance in Durango (B.
Dylan/J. Levy) in Avventura a Durango, Willy De Ville Baby Love Me Like You Did
Before, Willie Nile Vagabond Moon in Vieni alla Finestra (per l’album “Massimo
Bubola / Fado – Cgd, 1982). Tom Petty Into the Great Wide Open in Nel Grande
Spazio Aperto (per l’album “Canzoni con il naso lungo” di Cristiano De André /
Wea, 1992), di Mike Scott dei Waterboys And a bang on the Ear in E una tirata
d’orecchio (per l’album “Diavoli & farfalle” di Massimo Bubola /Cgd, 1999).
Hanno cantato le
sue canzoni:
Fabrizio De
André, Luciano Ligabue, Fiorella Mannoia, Lucio Dalla, Roberto Vecchioni,
Milva, Mia Martini, Roberto Murolo, Massimo Ranieri, Cristiano De André,
Loredana Bertè, Dori Ghezzi, Premiata Forneria Marconi, Mauro Pagani, Allan
Taylor, Tosca, Siria, Tinkara Kovač, Shel Shapiro, Grazia di Michele, Gang.
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