di Pierangelo Colombo

domenica 12 maggio 2019

Il salone del libro; Erri De Luca


“Tra poco ci saranno le elezioni europee; perché il mio voto dovrebbe contare come quello di un giovane che è nato e cresciuto in questo spazio?” Così ha detto Erri De Luca riflettendo sulla nuova identità europea. “La nuova generazione, nata dopo la guerra, si è ritrovata in uno spazio comune” ha detto lo scrittore napoletano, definendo l’Europa un campo-base avanzato. Un continente che, uscito dilaniato da due conflitti mondiali, ha saputo ricostruirsi arrivando a formare un’Unione Europea. Un grande progetto messo in forse, oggi, d pericolose derive individualiste.

“Esistono posizioni sovraniste” ha continuato, “che, ipocritamente, non ammettono di essere nazionalisti. Ogni forma di egoismo si trova in contrasto con quello degli altri. È la zavorra che l’Europa si porta dietro. Io, il 26, voterò come se me lo stesse chiedendo un giovane”.
“Chi parla di invasione commette un errore di semantica: a invadere sono popoli interi, spinti da intenzioni belliche ben pianificate, non spicciolate di migranti su dei barconi”. L’autore ha poi riflettuto sulle radici e le contaminazioni che hanno caratterizzato la storia del nostro paese. “Gran parte del Patrimonio Unesco che possediamo è arrivato dal mare o ha superato le montagne. Il nostro è un paese che si trova su percorsi liquidi, aperti. Il razzismo è un disturbo del comportamento, un errore della percezione della realtà. Una patologia che dovrebbe essere curata. Purtroppo, la nostra società è piena di persone che credono ciecamente alle proprie percezioni”.
“Il corpo umano che attraversa il Mediterraneo, è la sua merce più preziosa, ma non importa se viene consegnata e recapitata a destinazione, tanto è già stata pagata tutta in anticipo. Siamo di fronte al peggior sistema di navigazione della storia umana. E abbiamo, come si direbbe a Napoli, un guappo di cartone che su questo sta facendo campagna elettorale”.
Parlando poi della propria esperienza trascorsa su di una nave di Medici senza Frontiere, ha raccontato: “Su quella nave ho visto la forza della disperazione che è in grado di superare anche l’istinto materno. Non si spiegherebbe, altrimenti, il gesto di una madre che sale su di un barcone con il proprio piccolo nel cuore della notte”.
    “Nell’Eneide, Virgilio fa dire da Enea a Didone, che la salvezza dei vinti è il non avere nessuna speranza. Possiamo, quindi, applicare la stessa massima anche oggi. Le ragioni di chi vuole emigrare in un altro paese sono più forti di chi li vuole respingere”.
Lo scrittore ha poi concluso l’intervento con una speranza: “Sogno” ha detto, “una generazione nuova in una Europa che guarda il cielo, vede le stelle e sa immaginare anche quelle stelle future”.

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