Incontriamo oggi un’autrice poliedrica, instancabile nell’ambito del
sociale quanto in quello culturale; autrice di prosa, poesie in italiano e
vernacolo, organizzatrice, giurata e curatrice di concorsi letterari, scrive su
blog e giornali. Brianzola d’adozione, non ha mai dimenticato le proprie
origini liguri.
In occasione della pubblicazione del suo ultimo libro, Sassolini
colorati. Storie di bambini, di mare e di monti. Franca
Oberti ha ritagliato del tempo per regalarci questa bella chiacchierata; per
parlare del suo ultimo progetto ma non solo.
Possiamo darci del tu?
-
Certamente. I social ci hanno abituati, ormai
Innanzitutto, vorrei ringraziarti per la
disponibilità e il tempo che vorrai dedicarci.
-
Ringrazio te che mi offri la possibilità di raccontarmi
Quando hai iniziato a
scrivere?
-
Tardi nella vita. Dopo la morte di mio padre, nel 1992
(avevo 40 anni) ho cominciato a mettere nero su bianco e a raccontare tutto
quello che lui mi raccontava, per non dimenticare, per non dimenticarlo.
Quale ruolo riveste
la scrittura nella tua vita? Condivisione, liberazione, evasione o che altro?
-
All’inizio,
come ho già scritto sopra, è stato il bisogno di non dimenticare, poi ci ho
preso gusto e ho cominciato a raccontare di me. Ogni volta che completavo
qualcosa, mi sentivo liberata; la condivisione è diventata il naturale
proseguo, soprattutto quando gli amici hanno cominciato a chiedermi di leggere
i miei scritti. Poi sono entrata nella spirale dei concorsi letterari e ho
cominciato a decollare un po’ ovunque.
Premio Priamar |
Quali sono i tuoi autori di riferimento? C’è un libro o una
poesia che ti ha hanno ‘rivoluzionata’?
-
Devo andare un po’ indietro nel tempo. Ai miei 13 anni;
mi ammalai seriamente e un’amica mi regalò un libro: dovevo stare a letto, ma
in casa non si leggevano libri e mi limitavo ai giornalini per ragazzi che mi
forniva la famiglia. Quel libro, “La piccola Dorrit” fu la mia benedizione, lo
conservo ancora. Da quel momento non ho più smesso di leggere. Spesso costretta
dalla malattia a lunghi periodi di riposo, ho imparato ad accostarmi alla
cultura con tutte le letture possibili. Poiché, sempre per la salute, non
riuscivo a concludere un ciclo di studi, mi rassegnai alla scuola dell’obbligo,
per poi conseguire diplomi e attestati di vario genere, ma in realtà credo di
essere un’autodidatta. Il mio raggio di lettura è stato ampissimo, a periodi
vari: dai libri dell’infanzia, ai famosi Cuore, I figli del capitano Grant,
ecc… fino ad arrivare ad un lungo periodo di fantascienza, quindi ad apprezzare
Isaac Asimov e tanti altri autori degli anni 70 diventati poi famosi. Con la
base della fantascienza sono passata all’astronomia, a Pietro Maffei e ai suoi
Buchi Neri, a Stephen Hawking. Leggevo poesie, ma in quegli anni la poesia
stava scendendo sempre più dalle classifiche librarie e quasi si rischiava di
essere giudicati demodée, perciò me la tenevo per me, questa passione, ma ho
cominciato a leggere poeti come Montale, Sbarbaro, Luzi, senza però scrivere
poesie io stessa. Poi ho scoperto Giorgio Caproni ed è stato amore a prima
vista. Contemporaneamente leggevo romanzi tra i più popolari negli anni ’80,
autori quali Wilburn Smith, Harold Robbins, Jackie Collins e non mi sono
risparmiata libri hard come Emanuelle e Histoir d’O. La mia fame di sapere è
diventata sempre più prepotente e ho cercato anche conforto in Dino Buzzati,
Cesare Pavese, Primo Levi, Ignazio Silone e i tanti italiani del dopo guerra-
Ancora non scrivevo. La mia vita è stata suddivisa in due parti: una di
acquisizione e una di cessione, anche se tuttora sono consapevole che occorre
sempre leggere, mai stancarsi di arricchire la mente e lo spirito. Verso i 30
anni è iniziata la mia vera passione: lo studio del mondo esoterico e la
ricerca delle mie origini, legate ad una nonna guaritrice. Ho scoperto cose
nuove di me e mi sono dedicata allo studio della medicina complementare,
diventando Operatrice olistica con specializzazione in Pranopratica. Questa
parte meriterebbe un’altra intervista, ma potrei contribuire, se ti farà
piacere, con uno scritto di alcuni anni fa dove spiego questo aspetto di me in
maniera dettagliata: un resoconto presentato ad una Kermesse e inserito in
un’antologia dell’evento. Quando morì mio padre, all’improvviso (la mamma era
già mancata 17 anni prima), cominciai a scrivere. Prima i racconti di cui
sopra, poi anche le poesie, fino a pubblicare un libretto di poesie in
genovese, sempre per non dimenticare le radici. Questo bisogno di non
dimenticare la lingua dei miei padri, mi portò a leggere tantissimi poeti
dialettali e cominciai a leggere anche in altri dialetti (l’unico che ancora
non mi riesce è il sardo); avendo una preparazione di fonetica, ho potuto
convertire i suoni in simboli e con l’aiuto di dizionari di genovesi, ho
riportato le mie poesie in testi. Altri autori che amo: Paola Giovetti,
Alejandro Jodorowsky, Osho. Tante sono le poesie che mi emozionano ancora, ma
quella che ho apprezzato più di tutte è Il congedo di un viaggiatore
cerimonioso, di Giorgio Caproni. Il libro: L’Alchimia della Felicità, di Hazrat
Inyat Khan.
Quanto tempo occupa la scrittura nella tua giornata?
-
Ultimamente un po’ meno, gli anni si fanno sentire, ma
appena arriva un incipit devo scriverlo subito e magari in seguito lo concludo,
ma è indispensabile fermarlo. Un mio caro amico di Biella diceva che alla poesia
devi saltare addosso, la Ginzburg scriveva sui tovaglioli dei bar, io ho
scritto anche sulla carta igienica, e non mi vergogno a confessarlo. Direi che
una media di un’ora al giorno può essere giusta.
Premio Città di Recco 2019 |
Sei un’autrice allodola o civetta? Trovi più stimolante, a
livello d’ispirazione o scrittura, la mattina o la notte?
-
La mattina è il sussurro dell’Angelo e devo alzarmi
subito e scriverlo sul quaderno che tengo sempre sul comodino; di solito è il
dormiveglia, il momento in cui arriva l’incipit, non sempre, ma ogni tanto
sento il bisogno di svegliarmi di colpo per scrivere, forse la coda di un
sogno… se scrivo con attenzione, in stato beta, per intenderci, mi va bene la
sera tarda, la notte ancora meglio, quando i rumori si affievoliscono: sono una
civetta, magari un gufo, animaletto che adoro.
I luoghi del cuore: angoli di una casa, di un giardino come
di una città, ma anche angoli dell’anima; c’è un luogo dove trai ispirazione
con più facilità?
-
Nei miei ritorni alle origini, sempre. Ho scritto
centinaia di poesie che non ho mai letto a nessuno, mi sembrano ripetitive, ma
è l’emozione che in quel momento provo e talvolta, presentandole ai concorsi ho
anche vinto, ma non sono alla ricerca di fama a tutti i costi. Sono una
conservatrice e tanti oggetti di casa mi hanno ispirato spesso brevi racconti.
A volte la semplice osservazione nella Natura mi genera parole che scrivo
appena posso e poi risistemo quando ne ho il tempo-
Scrivere è catalizzare i pensieri su carta; sei un’autrice
che usa più il cuore o la testa?
-
Sicuramente il cuore, l’emozione. Poi, se intendo farmi
leggere devo metterci la testa, ma sono consapevole che la mente ‘mente’
sempre, perciò cerco di non modificare troppo il primo scritto
Le tue radici marinare, e la passione per la natura, che
influenza hanno sul tuo stile di scrittura?
-
Un’enorme influenza, direi che tutto ciò che scrivo ha
come componente principale le mie origini e il vissuto; nella Natura ci sto
bene e cerco di vivere sempre a contatto con terra, erbe (altra mia passione),
animali.
Scrivi racconti, poesie in italiano e in vernacolo, articoli
di saggistica; in quale genere ti trovi
più a tuo agio? Con quale “penna” ti senti più incisiva?
-
Anche in
questo caso ci sono stati periodi per ognuno. Per 15 anni ho collaborato ad una
rivista cattolica, il direttore era un Padre Monfortano e con lui mi sono
dedicata alla saggistica. Mi consentiva di scrivere ciò che volevo e talvolta
lui stesso mi forniva uno spunto. Mi documentavo e ci lavoravo, rimanendo,
purtroppo, in quelle due paginette che mi erano consentite. Sto pensando di
farne un volume, perché avevano avuto un buon riscontro. I racconti li scrivo
per non dimenticare, non uso troppo la fantasia, forse non ne ho nemmeno, dato
che poi sono sempre storie a base vera. Sugli eventi che mi accadono o che
accadono intorno a me, cerco di ricamarci e di solito mi riesce abbastanza
bene. Le poesie arrivano dal cuore, dall’emozione, in dialetto arrivano quando
sono nella terra delle origini; sento il mio dialetto parlato e mi ci ritrovo
subito, compongo pensieri in dialetto e poi li scrivo, ma sono sempre più rare,
ormai la gente non parla più in dialetto. La poesia in italiano arriva in modo
random, non ho mire di raccolte e forse dovrei riordinarle un po’, ma le lascio
su file e su carta, in malloppi sempre più corposi.
In un paese dove i lettori sembrano essere una specie da
tutelare e il linguaggio si sta impoverendo, cosa ti spinge, caparbiamente, a
credere ancora nella poesia? Perché, secondo te, in una società in cui si
rifugge i testi estesi preferendo l’immagine o testi con abbreviazioni al
limite dell’osceno (xchè; c 6?; t.v.b.) la poesia, che è un’espressione che
condensa concetti, fatica ad attecchire?
-
Pervicacemente insisto nel trasmettere alla mia maniera
ciò che desidero sia letto, senza pensare se lo sarà. A volte mi chiedono se
sono un’insegnante, forse perché tendo spesso ad aiutare, chi me lo chiede, a
lavorare sui testi. Nel mio passato lavorativo ho digitato tante tesi di
laurea, ho scritto recensioni, ho fatto editing per amici scrittori. Per dieci
anni, tra il 74 e l’83 ho lavorato in un’azienda nel settore informatico e ho
imparato tanto sulla digitazione, ho acquisito una buona velocità e ho sempre
curato il lessico e la grammatica, vicino al mio computer c’è un dizionario
Oxford, i dizionari di latino, francese, inglese, tedesco e spagnolo, il Costa
di genovese, nonché un dizionario di italiano completo e uno dei sinonimi e
contrari; non ho mai voluto acquistare un rimario, perché mi piace la poesia a
verso sciolto, magari con qualche assonanza, alla “Caproni” per intenderci.
Cerco sempre di non usare parolacce, termini volgari e ignoro quelli che li
usano, ma mi impongo col mio stile, quando sono cercata. Provo compassione per
questi giovani che stanno perdendo la gioia delle parole, della Parola, di
quello che fa quando entra in noi ci lavora dentro.
Quante e quali opere
hai pubblicato?
-
A parte
le numerose antologie nelle quali sono presente negli ultimi 20 anni, di mio ho
pubblicato poesie: Fior di Rododendro, Laura Rangoni Editrice; In tocchetto de
Zena, Co.Edi.Tal. di Genova, Giglio Tigrato, Interlinea (mi pare), anni 96/97.
Dodici anni fa ho subito una mastectomia per tumore e da quell’esperienza forte
e carica di emozioni è nato Pentesilea, Regina delle Amazzoni, edizioni
Pontegobbo, un insieme di poesie e saggi, osservazioni dei momenti che
affrontavo; dopo 5 anni ebbi una recidiva e scrissi altre poesie pubblicate da
Fara Editore in un’antologia. Genovesitudine, ed. Pontegobbo, 2010, insieme di poesie
e racconti del mare e di monti. Nel periodo in cui avevo un’associazione dal
nome “Verso Lunezia” pubblicai per 4 anni un’antologia di Natale con brani,
poesie, storie di Natale, opere di amici e mie; con Verso Lunezia ho
pubblicato: In viaggio, alla ricerca dell’anima perduta; La Cucina Meditata.
Lavori miei di saggistica. Infine, per Fara Editore, classificatami ai primi
posti in due anni: Il tempo del castagno e Sussurri e Rivelazioni. Ultimi due
libri: I Panni stesi, Tigulliana editore; Sassolini Colorati, LIR di Piacenza.
Parliamo ora del tuo
ultimo libro pubblicato il tuo ultimo libro, 'Sassolini colorati. Storie di bambini, di mare e di monti.' Ce ne parli ?
-
Sono quasi tutti autobiografici, molto romanzati, ma alcuni sono davvero ricordi miei, flash che non ho mai dimenticato, come la storia del
cane cosparso di Vegetallumina. Un amico si è preso la briga di leggerli tutti
e disegnare ciò che aveva percepito. Dopo alcuni anni, ho pensato fosse giunto
il momento di gratificare anche lui, era una promessa, ma un editore in un
primo tempo aveva perso il manoscritto originale coi disegni. Per fortuna avevo
una copia e sono riuscita ad utilizzare quella. Il risultato è stato buono, sul
contenuto non so, per me è una serie di storie importanti, alcuni dei racconti,
spediti singolarmente ai concorsi, avevano anche vinto dei premi, forse non
sono poi così malvagi…
Tre aggettivi per descrivere Sassolini colorati.
-
Antichi, commoventi, sinceri
Progetti futuri?
-
E’ un elenco troppo lungo; forse è ora di
riordinare quello che già c’è, ma i progetti sono tanti, magari nella prossima
vita…
Il tuo vissuto sono le
radici delle poesie e dei racconti che scrivi, ci racconteresti la tua
vita?
- Certamente,
anche se mi imbarazzata. Il motivo principale è che ancora non ho superato
quell’educazione che un tempo ci rendeva creature remissive e l’umiltà era una
delle doti più importanti. Talvolta le persone sono curiose e mi chiedono,
allora rispondo, ma una biografia completa credo di non averla mai scritta. Sul
retro delle copertine dei miei libri c’è il minimo indispensabile e mai rende
giustizia alle tante cose che ho fatto nella vita, Ci provo ora con questo tuo
invito, sperando di non tediarti.
Nata in una famiglia di origini contadine, ho avuto dei genitori che mi
hanno parlato sempre del loro passato, del dopoguerra, della guerra, della fame
e del lavoro dei campi. Mi ritengo molto fortunata ad aver avuto un
insegnamento al risparmio, al non spreco. In questi tempi di ecologia
ambientale mi ci sento perfettamente a mio agio, non devo fare nulla di diverso
da quello che ho sempre fatto, la decrescita è già in me.
I miei nonni paterni si erano trasferiti dalla montagna ligure a Genova
nel 1938 e avevano rilevato una latteria. Il fratello di mio padre, più giovane
di lui, morì nel 1940 e mio padre rimase l’unico figlio a continuare l’attività
di famiglia, che svolse egregiamente per ben 56 e si spense nel suo
bar-latteria colpito da infarto, già vedovo. Sono praticamente nata nella
bottega e ci sono cresciuta, tanti dei miei racconti riportano i momenti
dell’infanzia e dell’adolescenza passati in quel piccolo mondo. Con la
malattia, dovetti spesso confrontarmi con periodi lunghi di immobilismo, che, a
distanza di tanti anni devo ammettere, furono i più creativi per la mia
personalità.
Credo che nella vita ci arrivi sempre quello che possiamo sopportare e
che serve per la crescita interiore. A 18 anni iniziai un corso per
programmatori/operatori elettronici. Era il boom dell’informatica e trovai
immediatamente un buon lavoro in quel settore, diventando in seguito
programmatrice cobol. In quegli anni, che racconto nel mio libro I Panni stesi,
i miei orizzonti cominciarono ad aprirsi e conobbi quello che divenne poi mio
marito e il padre dei miei figli.
Diventata mamma concentrai le mie forze sul ruolo che mi era stato
assegnato dalla vita, con passione, amore e tanto desiderio di veder crescere i
miei bambini. Per motivi di lavoro mio marito fu trasferito a Milano e ci portò
a vivere in Brianza, dove siamo ormai da circa 35 anni. I ragazzi ormai si
sentono lombardi e di Genova hanno ben poca memoria. Per me è stato un
allontanarmi dai luoghi delle origini, ma per parecchio tempo, andavo spesso a
trovare mio padre, finché anche lui venne a mancare e per un anno, lasciatici
improvvisamente, dovemmo trasferirci a Genova per sistemare tante questioni
lasciate in sospeso. Poi fuggii ancora, per non soffrire troppo; ormai la mia
vita era in Brianza. Avevo lasciato il lavoro in azienda, ma rimasi aggiornata
sulle varie evoluzioni dell’informatica, finché con un’amica aprimmo un Centro
Copie e ripresi il mio lavoro sul computer. Questo impegno lavorativo durò
cinque anni, poi, dopo l’interruzione di Genova di quel difficile anno,
acquistammo una cartoleria, di fronte al municipio del nostro comune di
residenza. Cominciai ad essere conosciuta in paese e mi fu proposto di entrare
in una lista civica. Da sempre curiosa, accettai e per nove anni svolsi
l’incarico di Assessore ai Servizi Sociali e Vicesindaco. In quegli anni la mia
attività di scrivente procedeva alla grande e continuavo ad accumulare poesie e
racconti e partecipando a vari concorsi, cominciai anche a vincere numerosi
premi. Ho perso il conto, ma penso di essere arrivata sui trecento, non tutti
primi, ovviamente. Vendetti la cartoleria e proseguii per qualche anno
nell’incarico comunale. Fu in quegli anni che cominciai ad interessarmi di
medicina complementare. Scoprii questo dono inatteso e presi l’attestato alla
A.MI.University di Milano di Naturopata e Pranopratica. Dopo l’incarico
comunale mi dedicai completamente a questa nuova professione, che per me non è
mai stata tale, perché ritengo che oggi sia un campo inflazionato abbastanza da
annoverare una serie di persone che si spacciano per operatori olistici, ma non
hanno la preparazione spirituale per farlo, ma questa è una mia opinione. Ho
conseguito attestati per l’uso di Fiori di Bach, di Massaggio AntiDiStress, di
meditazione sui chakra, di Reiki e mi sono specializzata nel riconoscimento di
erbe spontanee. In un periodo in cui queste discipline erano ancora considerate
opera del diavolo, io stavo perfezionando le mie conoscenze esoteriche, senza
esserne travolta o diventarne dipendente. Una Fede arrivata in tarda età, come
la scrittura, mi tiene ancorata alla mia natura terrena e sfioro l’esoterismo
per aiutare le persone che si rivolgono a me. Conosciuto per caso Padre Pietro
Burrascano, ho cominciato la collaborazione alla sua rivista Famiglia in
dialogo, conclusasi, purtroppo, un anno fa, per suoi raggiunti limiti d’età.
Dopo il tumore al seno, nel 2007, ho ridotto drasticamente il mio impegno, ma
ho iniziato a tenere conferenze su vari argomenti e partecipo alle attività di
alcune associazioni culturali. Il mio impegno col Circolo Pickwick di Besana
Brianza, ormai ventennale, mi vede da anni membro di giuria del concorso
letterario. Ho organizzato diversi concorsi letterari in alcuni comuni
limitrofi e mi viene richiesto spesso di far parte di giurie. Da sei anni
rispondo alle domande di un blog su un notiziario dell’Alta Val Trebbia,
riguardo le erbe medicinali. Ho organizzato corsi di cucina curativa- In certi
periodi mantenevo contemporaneamente rapporti culturali con le origini di mia
madre, in Alta Val Trebbia, organizzando con le edizioni Pontegobbo il primo,
secondo e terzo concorso letterario a Bobbio. Socia degli “Amici di San
Colombano” scrivo articoli sul giornale locale diocesano e partecipo ai
pellegrinaggi o agli incontri dell’associazione.
Per qualche tempo ho scritto articoli d’opinione su merateonline e ho
tenuto la rubrica natalizia per quattro anni, dal 2012 al 2015. Sono stati pubblicati miei articoli su
Libertà, quotidiano di Piacenza.
In questi ultimi anni ho pubblicato parecchi libri e svolgo un’intensa
attività su Facebook, per trasmettere notizie provenienti da diverse parti
d’Italia, con le quali sono collegata in vari modi. Per esempio ho iniziato a
partecipare al concorso Parole di Terra, organizzato da Pentagora edizioni, in
Liguria, da due anni sono inserita nell’antologia del premio e partecipo
all’incontro annuale di scambio dei semi chiamato “Mandillo”, che si svolge in
Liguria in occasione di Sant’Antonio Abate. L’ultimo lavoro che mi resta da fare
è la contadina e in questi ultimi tempi ci sto provando.
Credo sia giusto concludere, precisando che tante delle attività di cui
ho parlato, spesso sono sovrapposte tra loro, non mi è possibile elencarle
cronologicamente.
Ringraziamo nuovamente Franca Oberti per la gentile disponibilità che la contraddistingue.
Nessun commento:
Posta un commento