Uno dei personaggi più attesi del Salone del libro è stato
sicuramente Jovanotti. Presente non solo come una delle maggiori pop star
italiane, ma anche come famelico lettore. Ad intervistarlo, in una sala Oro
gremita di pubblico, è stato Gaetano Meacci.
Un lungo discorso il loro, un dialogo amichevole incentrato
sulle passioni del cantautore, libri, poesia e, naturalmente, musica.
Per Jovanotti la musica è un universo separato da quello
della poesia. “Per me le canzoni restano delle canzoni, non credo che la musica
sia poesia. Nella canzone il testo si fonde con la musica. Quando mi capita di
trovare su delle riviste i miei testi non li leggo mai, perché i testi delle
canzoni senza musica sono imbarazzanti. Certo, ci sono delle eccezioni, come
Fabrizio De André, dove le parole raggiungono livelli altissimi, ma sono casi
anomali. Nel mio caso cerco di comporre canzoni pop cercando di non essere enfatico
ma leggero”.
Continua poi a raccontarsi “La mia voglia di scrivere
canzoni è infinita; probabilmente lo scopo principale di ogni mia giornata. Per
me è come una fede, sento la forza della canzone, la sento staccarsi da me e
diventare qualcosa di più forte di me. Non è semplice comporre, bisogna fare il
triplo dello sforzo per scrivere, cercare di sentire le cose come le sentono
gli altri, ma nello stesso tempo sentirle come le senti solo tu. Amo la vita,
voglio rimanerle attaccato, perché è l’unica cosa che mi interessa”.
Oltre alla musica Jovanotti, da buon lettore eclettico, ma dalle
idee chiare, dice di non fidarsi nei consigli letterari: “Non si possono
consigliare libri, perché sono come le fidanzate e non si consigliano le
fidanzate”.
Fra i suoi autori preferiti figurano Conrad, soprattutto
Cuore di tenebra, ma anche molta della letteratura sudamericana e spagnola, fra
cui Julio Cortazàr.
Non sono mancati anche aneddoti: “Parlando con un amico
esperto di cinema gli ho detto che mi piace Quentin Tarantino, lui, allora, mi
ha consigliato di leggere Ariosto. Ho comprato l’Orlando Furioso e ho capito la
grande intuizione di Ariosto, la sua è una lingua viva, capace di creare un
movimento continuo che esce anche dalle pagine. Io seguo le cose che brillano,
non le cose morte, e nell’Orlando Furioso tutto è eccitante”.
Continua poi a legare la letteratura alla vita, le emozioni
e il movimento. Leggere è una fatica ricompensata ampiamente: “All’inizio i
libri ti costringono a una fatica, ma subito dopo ti ripagano con una bellezza
inaspettata, con qualcosa che non sapevi. Io non cerco certezze nella lettura,
ma cerco cose che non so”.
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