di Pierangelo Colombo

martedì 3 aprile 2018

La Grande Guerra; gente di trincea


Lunedì scorso abbiamo iniziato un percorso verso la memoria della Grande Guerra, con Un anno sull’altipiano, vorrei dare il via ad un appuntamento settimanale dedicato all’approfondimento riguardo la prima guerra mondiale, di cui quest’anno ricorre il centenario della fine. Un progetto rivolto soprattutto ai più giovani, che meritano di conoscere quali atrocità hanno dovuto subire quelli che, a quell'epoca, erano loro coetanei. Perché luoghi come il Rombon o l’Ortigara non diventino nomi sterili, ma testimonianze di una catastrofe che ha spezzato la vita ad un’intera generazione.
 A questo servono le ricorrenze, a rinfrancare la memoria. Ripenso a qualche anno fa, quando proporre ad un editore un libro dedicato alla Grande Guerra  attirava un’occhiataccia con l’epiteto: “Ci sono già troppi libri sull’argomento, la gente vuole altro”; è vero, la nostra bibliografia conta diverse testimonianze dedicate a quegli avvenimenti, di indubbio valore in quanto scritte da testimoni diretti, da ragazzi che hanno visto l’inferno in terra. Ed è quindi auspicabile poterli riproporre, dibatterne l’argomento. Vi sono, oltretutto, progetti contemporanei molto validi, dedicati a restituire il giusto riconoscimento a quei ragazzi che, sacrificando la propria vita, ci hanno fatto dono della libertà. Perché la guerra è una malattia devastante per l’umanità, per fortuna possediamo un vaccino in grado di contrastarla: la memoria storica, il più efficace sistema per formare quegli anticorpi in grado di difenderci dal virus del nazionalismo estremista, la xenofobia assieme al delirio di supremazia.
Primo e fondamentale testo per entrare in modo crudo nel conflitto è sicuramente l’impietoso Gente di trincea. La Grande Guerra sul Carso e sull’Isonzo(Mursia 2009) dello storico triestino Lucio Fabi.





Descrizione
  Gente di trincea ovvero soldati e civili coinvolti nel Primo conflitto mondiale, immenso crogiolo di grandezze e sofferenze in cui nazioni, eserciti e popolazioni riversarono ogni risorsa. La trincea è quella del fronte dell'Isonzo e del Carso, luoghi che nella storia e nella memoria collettiva riassumono la tragedia di questa guerra, vissuta da alcuni milioni di soldati e sopportata nelle retrovie da un numero quasi corrispondente di civili alternativamente occupati e invasi nel corso dei primi trenta mesi delle ostilità. Il nemico, trincerato a poche decine di metri di distanza, costituisce una minaccia continua, tale da incoraggiare l'odio e la violenza o, al contrario, l'istinto di conservazione. La vita e la morte in trincea emergono attraverso un discorso storico che utilizza, accanto alle fonti militari, quelle della memoria che ci consentono di "entrare" in trincea, di conoscerne gli spazi e i pericoli, di viverla dalla parte dei suoi più umili e disperati protagonisti.



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