Herta Müller nasce a Nițchidorf, in Romania, il 17
agosto del 1953. Il padre aveva militato nelle Waffen-SS durante la Seconda
guerra mondiale. Poco prima della fine del conflitto, il paese passò nella
sfera d'influenza dell'Unione Sovietica di Stalin, il quale, nel gennaio del
1945, ordinò per rappresaglia la deportazione di tutti i rumeni di madrelingua
tedesca di età compresa tra i 17 e i 45 anni: tra questi deportati figurava
anche la madre della scrittrice. Herta studia letteratura rumena e
tedesca presso l'Università di Timișoara, città nella quale entra a far parte
del collettivo di scrittori anti-comunisti Aktionsgruppe Banat e, nel 1976,
inizia a lavorare come traduttrice, ma sarà licenziata nel 1979 per mancata
collaborazione con la Securitate, i servizi segreti del regime comunista
rumeno. Nel 1982 pubblica il suo primo libro, Niederungen (Bassure),
che tuttavia uscirà solamente in forma censurata, l'argomento centrale
dell'opera è la dittatura del regime di Ceaușescu, descritta e osservata
attraverso gli occhi di un bambino nel ruolo di protagonista. Nel 1987, lascia
la Romania per andare a vivere a Berlino (dove risiede tuttora), insieme allo
scrittore Richard Wagner, all'epoca suo marito. Nel 1995 Müller diventa membro
dell'Accademia tedesca di Letteratura e Poesia. Nel 1997 abbandona il PEN
International, come forma di protesta per la decisione di riunire le
associazioni che facevano capo alla Germania Est ed Ovest prima del crollo del
Muro di Berlino. Nel 2009 pubblica il romanzo Atemschaukel (L'altalena
del respiro), opera di denuncia degli orrori patiti dai rumeni di
madrelingua tedesca deportati nei campi di lavoro sovietici. Il romanzo
riscuote un notevole successo, al punto da venire candidato al Deutscher
Buchpreis, uno dei più prestigiosi premi letterari tedeschi. L'8 ottobre dello
stesso anno Herta Müller riceve il Premio Nobel per la letteratura, con la
seguente motivazione: «Con la concentrazione della poesia e la franchezza
della prosa, dipinge il paesaggio degli spodestati».
Descrizione
Gennaio 1945,
la guerra non è ancora finita: per ordine sovietico inizia la deportazione
della minoranza rumeno-tedesca nei campi di lavoro forzato dell’Ucraina. Qui
inizia anche la storia del diciassettenne Leopold Auberg, partito per il Lager
con l’ingenua incoscienza del ragazzo ansioso di sfuggire all’angustia della
vita di provincia. Cinque anni durerà poi l’esperienza terribile della fame e
del freddo, della fatica estrema e della morte quotidiana. Per scrivere questo
libro Herta Müller ha raccolto le testimonianze e i ricordi dei sopravvissuti e
in primo luogo quelli del poeta rumeno-tedesco Oskar Pastior. Avrebbe dovuto
essere un’opera scritta a quattro mani, che Herta Müller decise di proseguire
da sola dopo la morte di Pastior nel 2006. È infatti attraverso gli occhi di quest’ultimo,
quelli del ragazzo Leo nel libro, che la realtà del Lager si mostra al lettore.
Gli occhi e la memoria parlano con lingua poetica e dura, metaforica e scarna,
reale e nello stesso tempo surreale – come la condizione stessa della mente
quando il corpo è piagato dal freddo e dalla fame. Fondato sulla realtà del
Lager, intessuto dei suoi oggetti e della passione, quasi dell’ossessione, per
il dettaglio quale essenza della memoria e della percezione, L’altalena del
respiro è un potente testo narrativo, un’eccezionale opera letteraria,
autentico capolavoro della grande autrice premio Nobel.
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