Porca guerra
benedetta pace è un diario sulla Prima guerra mondiale. Un libro ben
scritto, con un buon italiano e una narrativa scorrevole. Ben spiegate le
difficoltà della vita militare, e il mutare di quel nazionalismo, di chi era
partito volontario, ma si è trovato alla crudezza di un massacro di nome
guerra. Alle riflessioni di chi si è trovato dinanzi all’incapacità dei vertici
militari e alla lontananza dagli affetti.
Luciano De Simoni, autore del diario, si sposa con Amalia
nell’ottobre 1914, l’anno seguente nasce il loro primo figlio ma, il 6 novembre
1915, arriva la chiamata alle armi. Vivrà l’addestramento, la
vita di trincea, la disfatta di Caporetto e poi la prigionia. Il fatto di essere un
padre di famiglia è un sentimento fortissimo, che condizionerà tutta
l’esperienza militare. Come lui erano in tanti; non era un ragazzo che partiva
ma un uomo che costantemente scrive alla moglie lettere, tra l’altro,
bellissime e appassionate.
Un diario che racconta di vicissitudini
e dei vani tentativi di evitare la prima linea, di sopravvivere, la
consapevolezza nel riconoscere quanto assurda sia la ricerca della gloria
quando l’unico desiderio è di tornare a casa. La paura di essere additati come
disertori solo per aver espresso dei dubbi, la mannaia della pena di
decimazione: per un soldato che “disertava” dieci commilitoni venivano
sorteggiati e fucilati. Storie di ragazzi gettati in prima linea per essere
massacrati. Capitani coraggiosi mischiati fra ufficiali vigliacchi, comandanti
inetti, soldati che cadono urlando e piangendo. E poi la prigionia, le
sentinelle nemiche, malvagie, nei campi di detenzione. La guerra descritta con
gli occhi di uomini semplici
Il libro si divide in tre parti: “Diario di guerra”,
“Diario di prigionia” e “Lettere”.
Descrizione
Riemerso dalla
soffitta di famiglia, il Diario di Luciano De Simoni racconta in presa diretta
il fronte e la prigionia durante la Grande Guerra. Testimonianza inedita di un
soldato che rischia la vita a ogni folata di vento e dalla prima linea racconta
con lucidità eroi ed errori, capitani coraggiosi e ufficiali incompetenti,
commilitoni intrepidi o codardi. Così la penna diventa un coltello conficcato
nel corpo della retorica di regime. Accompagna il diario e le lettere un ricco
album fotografico.
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