Eduard Limonov, è un uomo enigmatico schivo
nel linguaggio
quanto prolisso nella scrittura; nel suo ultimo lavoro parla di
politica, di
vita quotidiana e sulle trasformazioni in atto in questi ultimi
anni nella
Russia.
Ambientato nella periferia di Mosca, in un quartiere dove l’autore andò a vivere dopo la prigione, un ghetto che, come precisa lo scrittore: “ricorda la città di Ostia, dove fu assassinato Pasolini”.
Ambientato nella periferia di Mosca, in un quartiere dove l’autore andò a vivere dopo la prigione, un ghetto che, come precisa lo scrittore: “ricorda la città di Ostia, dove fu assassinato Pasolini”.
Uno fra gli ospiti più atteso del salone,
Limonov torna in
Italia dopo venti anni per presentare il suo ultimo libro Zona
industriale.
Dinanzi ad una Sala Gialla gremita, Marino
Silibaldi
presenta l’ospite: scrittore e politico russo, fondatore e
leader del Partito
Nazional Bolscevico. Zona Industriale è un opera con molti
elementi
autobiografici, che ha inizio nel 2003 quando, Limonov esce dal
carcere. Libro
e incontro che danno la spunto per riflettere e analizzare la
Russia attuale e,
soprattutto di Vladimir Putin.
“Putin è solo un front-man” afferma l’autore,
“la Russia è
governata, nella realtà, da gruppi finanziari molto influenti.
Usano Putin per
via della sua impressione in occidente, ma in realtà non decide
autonomamente.
Ad esempio la questione della riunificazione della Crimea alla
Russia,
questione che è stata messa ai voti nonostante la sua
contrarietà. Putin deve
il suo successo al fatto che agli occhi dei miei compatrioti
incarna l’impero
Russo. Dal 1991 al 2014 il popolo russo è stato umiliato, il
paese, da potenza,
si è ritrovato ad essere una nazione di terza categoria. Il
giorno della
riunificazione della Crimea, molte persone hanno festeggiato,
perché i russi
erano abituati ad essere vincitori nelle competizioni
internazionali, quindi il
popolo russo soffriva nel vedere il proprio paese privo di
forze”.
Citando la biografia di Limonov scritta da
Emmanuel Carrére,
Silibaldi chiede allo scrittore russo di commentare la sua
incarcerazione. “Nel
1994” risponde Eduard, “Putin era un liberale liberista: con la
propaganda
patriottica, a quei tempi, non si otteneva molto, così Putin ha
perseguitato il
nostro partito. Nel 2001 abbiamo tentato di accendere
un’insurrezione, ma siamo
stati arrestati e condannati”. Riguardo a Carrère, Limonov lo
definisce una
persona utile, ma nemico di classe, “a differenza di me lui è un
borghese”.
Tornando sulla questione della Crimea,
l’autore ha così
analizzato la vicenda: “La vittoria della Crimea è stata
associata a Putin, ma
non è così. Esisteva già un movimento che si chiamava Sebastopoli
Crimea
russa. Gli stessi anni in cui il mio partito fu messo
fuori legge. Sono
stato in carcere durante il governo Putin. Oggi in Russia il 78%
delle
ricchezze nazionali sono in mano all’1% della popolazione. Mi
trovo, però,
d’accordo con Putin riguardo all’imperialismo russo. Oltre alla
Crimea ci sono
molte altre città abitate da russi che occorre tornino a far
parte della
Russia. Nel 1991, 27 milioni di russi si sono ritrovati fuori
dalla Russia da
un giorno all’altro.
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