Paul Auster
nasce il 3 febbraio 1947 a Newark, da una famiglia benestante. All’età di tre
anni, nasce una sorellina che in seguito manifesterà gravi problemi
psicologici, al punto che i familiari saranno costretti a farla interdire. Nel
1959, con i suoi genitori, si trasferisce in una casa nella quale trova
numerose casse di libri raccolti in tutta Europa da un suo zio; legge di tutto
e comincia ad amare la letteratura: è quello il periodo in cui inizia a
scrivere poesie, ed ha solo dodici anni. Durante il suo ultimo anno di liceo i
genitori di Auster divorziano e Paul, assieme alla sorella, vanno a vivere con
la madre. Non partecipa alla consegna del diploma: "Mentre i miei
compagni di classe indossavano il tocco e la toga e ricevevano i loro
attestati, io ero già dall'altra parte dell'Atlantico". Così per due
mesi e mezzo vive a Parigi, in Italia, in Spagna ed in Irlanda, in cui si reca
solo per "ragioni che c'entravano unicamente con James Joyce".
Tornato in America in settembre frequenta il college alla Columbia University.
Nel 1966 inizia a Lydia Davis che poco dopo sposerà. Suo padre, insegnante di
letteratura, presenta Auster allo scrittore francese Ponge. Nel 1967 si iscrive
al Junior Year Abroad Program della Columbia, che prevede il soggiorno per un anno
all'estero durante il terzo anno di college; Auster sceglie Parigi. Nel 1968
ritorna alla Columbia: scrive articoli, recensioni di libri, poesie utilizzando
spesso degli pseudonimi.
Nel 1970, dopo
essersi laureato, lascia gli Stati Uniti e si imbarca come marinaio su una
petroliera, la Esso Florence. Nel 1977 nasce suo figlio Daniel. Nel 1978 arriva
il divorzio e la morte di suo padre, che lo spingerà a scrivere nel 1982
"The Invention of Solitude"
I quattro anni successivi al 1978 sono quelli decisivi: incontra la
donna della vita, la collega Siri Hustvedt da cui avrà una figlia, Sophie, ed
inizia a pieno titolo la carriera di scrittore, riuscendo finalmente ad avere
"...l'occasione di fare il lavoro verso cui intimamente" si è
"sempre sentito portato". Il successo arriva nel 1987, con la
pubblicazione di "The New York Trilogy ".
L'invenzione della solitudine
Paul Auster
affronta la morte del padre. Un avvenimento senza strascichi emotivi, per
questo forse ancora più sconcertante. Non è facile recuperare il ricordo di un
padre assente, di una vita che, come riflette l’autore, non è stata che
un’anticipazione della morte. Auster, compie un cammino a ritroso alla ricerca
di un genitore sempre lontano, di poche parole, un viaggio dove i ricordi sono
gli oggetti coperti di polvere, la grande casa, un segreto custodito negli
scantinati. Attraverso il passato scopre il modo migliore per indagare anche su
stesso in una veste nuova: quello di padre.
Rivangare nel
rapporto mancato con il proprio padre, significa prima di tutto ricostruire
l’immagine di un uomo superficiale, chiuso e solitario. Analisi che porta il
dolore e la consapevolezza di un dialogo che non avrà mai luogo, incontrando,
però, la proprie paure e l’amarezza di figlio non amato.
Paul rilegge
la propria storia non solo come figlio, ma, ripensando agli errori del proprio
genitore, si riscopre come padre premuroso e attento nei confronti del figlio
Daniel.
Diviso in due
parti- Ritratto di un uomo invisibile e Il libro della
memoria -la prima riflessiva, profonda, toccante, mentre nella
seconda gli aspetti precedentemente emersi si fanno concetti, a dimensione
metafisica, rendendo la lettura più ostica, ma non meno affascinante L'invenzione
della solitudine è il libro che mostra una cicatrice profonda nell’autore.
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