di Pierangelo Colombo

martedì 6 marzo 2018

Incontro con l'autrice, Chiara Miryam Novelli

Chiara Miryam Novelli



Chiara Miryam Novelli scrittrice, poeta, pittrice, vive e lavora a Firenze.
Dopo aver compiuto studi umanistici si è formata presso l'Istituto per l'Arte e il Restauro di Palazzo Spinelli a Firenze divenendo esperta nelle antiche tecniche pittoriche del Medioevo e del Rinascimento e specializzandosi nel recupero di dipinti su tela e su tavola.
Avvicinatasi alle arti figurative con tecnica a olio grazie al lavoro svolto presso l’Accademia d’Arte di Firenze, ha ora al suo attivo diverse mostre personali e collettive, come ad esempio, a Firenze, presso la Galleria Cimabue, la galleria Florens Art Gallery, Villa Vogel, Limonaia di Villa Strozzi, Galleria Simultanea Spazio Arte, Caffè Letterario “Le Giubbe Rosse”, Gipsoteca di Pescia, Galleria di arte Moderna e Contemporanea di Pisa, Galleria ArteBo di Bologna, Spazio IcLab di Firenze, Basilica di san Lorenzo-Biblioteca Laurenziana.
Esperta d’arte, è vice presidente del “Centro d’Arte Modigliani” di cui la sezione dedicata al Cineclub: Modigliani Cinema.
Dopo aver compiuto un percorso di Tecniche di Scrittura Creativa, si dedica con passione all'attività letteraria occupandosi di poesia, come socia dell’“Accademia Vittorio Alfieri” di Firenze e di narrativa, come editor, prefatrice, blogger, collaboratore redazionale di Literary e responsabile Cultura Letteratura AICS-Firenze.
Presidente dell’associazione culturale “ La Città di Murex-Laboratorio Arte e Scrittura di Firenze”, con cui ha organizzato il Concorso Nazionale di Narrativa e Poesia “Città di Parole” arrivato alla sua IV edizione.
Dal 2016 fa parte del Gruppo Scrittori Firenze, in cui partecipa come scrittrice e presidente del concorso nazionale di Narrativa, Teatro, Musica e Arti Visive: “La Città di Murex”, oggi alla sua terza edizione.
È socia ordinaria dell’EWWA-European Wrinting Woman Association.
Ha pubblicato la sua prima silloge poetica: Paradisi fragili Pagnini Editore (2012), raccolta poetica e fotografica in otto sezioni, segnate, da otto liriche con modalità ripresa dal sufismo.
Ha pubblicato un libro di racconti: “La precisione dell’acqua” Iena Reader-Nardini Editore (2015), 17 racconti dove i personaggi vivono e agiscono accanto a un corso d’acqua e trasformano il loro percorso di vita con grande esorcismo dell’arte, in tutte le sue forme.
Ha pubblicato la sua seconda silloge poetica: “Il cerchio occidentale” PSEditore (dicembre 2015), raccolta poetica e fotografica (foto mie) in tre sezioni, e sottolineare i tre momenti che, in età classica, contrassegnavano il momento della creazione artistica, anticamera della conoscenza di se.
Ha pubblicato la raccolta di racconti: “25 piccole storie perverse” Porto Seguro Editore (ottobre 2016), Silloge di 25 racconti caratterizzati da una tematica comune: l’erotismo, visto però dalla parte di chi ha preso altre strade per comunicare la propria sessualità. Questi 25 personaggi, infatti, si sono spinti nel territori della parafilia e, per poter amare, devono per forza avere accanto a se un manichino, una statua, dei vestiti senza i corpi oppure una persona con mutilazioni, che li vesta da schiavo piuttosto che li travesta di corde o, magari, che li accudisca facendogli indossare degli indumenti da “neonato”. 25 storie di individui espressione di una solitudine profonda che trova origine dall’assenza di ogni educazione affettiva e che li vediamo superare molte, troppe soglie, a una a una, con diverso esito di genere, perché l’uomo e la donne vivono il proprio pervertere, il loro “rovesciare”, in modo specifico, dissimile, fino al momento in cui raggiungono il mondo per scoprirsi così estranei anche a se stessi da divenire eroi senza ritorno e trascinare con se chiunque li ha toccati. Per riuscire a entrare nella verità di questi mondi, senza turbare il lettore e ricercando esse stessa nuovi esercizi di stile, l’autrice ha adottato una forma ora ironica ora grottesca, spingendosi fino ai toni del surreale e dell’onirico.
Ha pubblicato il romanzo “L’assonometria del Caso” ed. Amazon publishing (novembre 2017), romanzo scienti fiction noir, psicologica.
3 uomini con lo stesso nome. No, 3 uomini più 1. 
1 commissario in pensione e i suoi 3 casi irrisolti. No, 3 casi più 1. 
1 libro che contiene un codice.
Su tutto la guerra per risolvere l’algoritmo che controlla il Caso.



INTERVISTA A CHIARA MIRYAM NOVELLI

-Innanzitutto grazie per la disponibilità. Possiamo darci del tu?
-Grazie a voi dell’attenzione. Certo, il tu è perfetto.

-Iniziamo con il conoscerti meglio. Restauratrice, pittrice, fotografa, scrittrice, poetessa; spazi nel mondo dell’arte sempre con ottimi risultati. C’è un filo che unisce i tuoi lavori?
-Si, è l’effetto moltiplicatore che parte dal mio essere femminile, il suo dare vita. Come lo è stato nella carne, con i miei figli, che si cerca di farli essere se stessi al meglio, così è nella vita la pressione che mi provoca il desiderio di Arte: dare vita a che, ciò che creo, trovi la Bellezza.


-Scrivere e dipingere richiedono ambedue una preparazione dell’opera: disegni, schizzi, schema della trama e personaggi. Qual è il tuo modus operandi? O sei più istintiva?
-Bisogna studiare moltissimo per imparare a dipingere, a dominare la costruzione delle strutture di forme e corpi, a dominare il colore, perché quella finestra che apri partendo dalla tela, sia una perfetta sinfonia di insieme che raggiunga chi guarda. Così per la scrittura. La ricerca del se stesso che scrive è un lavoro di anni di letture e riflessioni. Anche qui, fondamentale padroneggiare le ragioni della struttura di una gabbia metrica per la poesia, o dell’incipit, del climax, piuttosto che del personaggio e del suo dialogare. Dopo tutto questo lavoro, puoi lasciare libera la creatività che, istintivamente, sarà educata alla ricerca del meglio a cui vuole dare “incarnazione”.


-C’è un luogo particolare che aiuta le tue ispirazioni?
-Riesco molto bene a sentire nel silenzio e nel buio di me stessa anche se sono fra la folla. Non manco mai di avere con me carta e penna, un piccolo taccuino e una piccola macchina fotografica. E poi arriva la notte, e tutto prende corpo componendosi nella forma di un dipinto, nel lavoro sul quel momento catturato per sempre che è la foto, ed escono dei versi, oppure mi sono innamorata di un dettaglio che ho raccolto e inizia una storia. Il “luogo” è la notte, ovunque sia.


-Quali sono stati i tuoi autori o libri di formazione?
-La formazione non finisce mai. In questi ultimi tempi mi sono sentita trasformare da: “Le botteghe color cannella” di Bruno Schulz, la “Trilogia della città di K” di Agota Kristof, “Educazione siberiana” di Nicolai Lilin. Di Schulz condivido l’immaginazione libera che rompe le regole del reale per riscriverle liberando la verità che il reale vorrebbe celare, nascondere, superando tutte le logiche dell'ambientazione che viene trasfigurata nell'iper o iporealismo, dei dialoghi che vivono paradossi logici e illogici del pensiero che, nello steso tempo che sparigliano la razionalità, aprono ad altre possibilità del sentire. Della Kristof amo i luoghi non luoghi dove far vivere i personaggi e l’atmosfera plumbea e apocalittica di un mondo senza misericordia dove anche l'infanzia è un periodo di spietatezza. Per paradossi ci parla di un essere umano cattivo, senza possibilità di cambiamento. Di Lilin amo la gestione della trama, il senso dell’avventura, il suo parlarmi di una storia recente e lontanissima. Di popoli che vivono con altre regole e che, pur nelle malavita, condividono un profondo senso dell'onore e della collettività. Perché amo molto anche la letteratura di viaggio. Recentemente ho letto un libro sulle mappe, le carte geografiche: “Il sogno delle mappe”. Lo ha scritto un autore fiorentino, Paolo Ciampi, e nel testo le mappe diventano la grande metafora di capire che siamo, dove ci troviamo, come affrontiamo il perdersi e il ritrovarsi. Mi è indispensabile la dimensione dell'altrove, la sua ricerca, che sia per le vie della terra che del pensiero letterario e filosofico.


-Come è nato il tuo amore per la scrittura?
-Nasce dal fatto che la vita non mi basta e ho bisogno di crearne altre mille, di vite, attraverso le storie e i personaggi che le abitano. Mi piace creare mondi e vivere ogni “oltre” possibile.


-Partecipi attivamente alla vita culturale della tua città, la splendida Firenze, organizzi mostre, incontri e concorsi letterari; come si sta evolvendo il panorama culturale in questi anni? Hai la possibilità di conoscere molti artisti e autori; quanto l’interscambio di idee o la condivisione di progetti hanno influito sulla tua arte?
-Il panorama culturale si è riempito di tanta improvvisazione. È bello che tutti possano esprimersi, ma bisogna avere l’umiltà di non smettere mai di studiare, approfondire, andare in crisi e ricominciare ad approfondire. Poi c’è la cultura più cattedratica: e lì arriva la noia. Questo mondo non ha più nulla da dare. Dobbiamo trovare altre strade, l’arte vive troppo di passato, è polveroso e asfittico. Ma questo uccide anche la lezione del passato. Dobbiamo ritrovare la contemporaneità, rientrare nella storia e ridare all’Arte il valore che ha nella realtà: quello di descriverla, con la vocazione della profezia. E qui diventa essenziale riprendere contatto fra autori e artisti, cenacoli reali o virtuali costruiranno il futuro e ci fanno ”crescere”. Quanto a me, spero di essere sempre viva e recettiva alla bellezza di ogni artista che incontro, per valorizzarla, e provare a essere migliore come persona, prima di tutto, e come artista.


-”La precisione dell’acqua” e “25 storie perverse”, sono raccolte di racconti; dove nascono queste storie?
-“La precisione dell’acqua” nasce da storie dove i personaggi hanno un rapporto con le emozioni, le troppe emozioni che sono l’acqua che hanno accanto. Ma l’acqua delle emozioni è anche portatrice di purificazione e i miei personaggi vivono una catarsi attraverso l’Arte. Questo testo avrà una seconda edizione, rivista e corretta, con aggiunta di Fabulae. Un libro fra il sogno e la veglia, per parafrasare.
25 piccole storie perverse” nasce da due necessità: dalla necessità di rompere gli schemi classici della costruzione narrativa dove i personaggi evolvono e, in qualche modo, tornano a casa e dalla curiosità di entrare nei mondo della nuova simbolica sessuale, quella che non prevede “l’altro” come oggetto erotico, il mondo delle parafilie, appunto. Queste due esigenze si coniugano perfettamente e nascono 25 personaggi che mi hanno trascinato, dopo lunga analisi di studio psichiatrico, nel loro mondo da cui è impossibile “tornare a casa”. Insomma, un pulp psicologico che non da tregua.




-Passiamo ora all’ultimo tuo ultimo romanzo “L’assonometria del Caso”. Com’è nato questo progetto?
-Nasce, intanto, dalla sfida di cimentarmi con un romanzo dopo due sillogi poetiche e due raccolte di racconti. Per fortuna è arrivata anche una storia che indagava sul detto antico che nel nome è il destino di un uomo. Quindi ecco tre uomini con lo stesso nome che intrecciano i loro destini dopo che, ognuno di loro, ha perso la sua identità: per la perdita della memoria, perché si vuole fuggire dalla vita precedente, perché si abbraccia la vita religiosa.


-Si tratta di un romanzo psicologico, a tratti un giallo e sicuramente noir. Voi raccontarci come si sviluppa? Dove è ambientato?
-Si sviluppa a doppia piramide tre uomini con lo stesso nome, tre storie di perdita dell’identità che si uniscono nelle investigazioni di un anziano commissario in pensione che, non vuole mollare, i suoi tre casi irrisolti: tre donne. Tutto sarà collegato


-Ti sei ispirata a qualcuno per il commissario in pensione?
-A un medico a cui ho rubato l’aspetto e parte del nome, per il mio commissario. Ma lui non lo sa e poi, come sempre, il personaggio ha preso tutt’altra strada.


-Per i casi irrisolti del commissario, hai preso spunto da fatti di cronaca e quindi hai fatto delle ricerche, o hai lavorato di fantasia?
-Tutti i miei personaggi, anche le tre donne, hanno la scintilla vitale nella realtà, per poi diventare personaggi totalmente fantastici. Parti di me che prendono corpo di carta immaginazione.


-Facendo un parallelismo fra la pittura e il tuo romanzo, a quale stile si accosterebbe?
-Direi all’espressionismo tedesco.


-Abbiamo detto si tratta di un noir; sempre facendo un parallelismo, con quali altre tinte descriveresti l’ambientazione?
-L’ambientazione è indefinita all’inizio, una città che si capisce sia Italia, per poi passare ad una Roma chiamata semplicemente, la capitale, e che si affaccia sul marea, per arrivare al mondo caucasico e fermarsi alle porte con l’Asia e, infine, arrivare all’indagine del commissario e qui siamo a Bologna e ci restiamo, a Bologna. Sono bolognese per metà, una città dove ho passato anche tanti anni, terra madre di cui sono innamorata e dove, appena posso, fuggo e sono felice.


-Quanto tempo hai impiegato per scrivere questo romanzo?
-Circa un anno e mezzo.


-Ami sperimentare e provare nuovi stili; “L’assonometria del Caso”, esce dai canoni del noir?
-Si, io uso i generi per poi spingerli verso nuovi confini, trasformando il romanzo di genere in romanzo in senso pieno, ma non classico dove, in questo caso, l’oscurità, le ombre del “nero” trovano implicazioni sci-fi, gialle e soprattutto, psicologiche.


-Tre aggettivi per descrivere L’assonometria del caso.
-Psicologico, avventuroso, coraggioso. Psicologico perché il tema dell'identità è per me essenziale come l'elemento universale della letteratura, e mi piace analizzarne la metà oscura, quella che ci tenta e ci corrompe, quella dentro cui vive la tensione tra il bene e il male, in eterna lotta. Questo mi da stimoli per divertimi con l'intreccio della trama dove le complicazioni e le contraddizioni dei personaggi si specchiano nella complessità delle vicende della storia. E poi c'è lo stile. Uno scrittore è tale se crea un linguaggio solo suo, nuove sintassi e nuova ritmica. Un uso assoluto della parola che diventa frase.



Nessun commento:

Posta un commento