di Pierangelo Colombo

venerdì 3 marzo 2023

incontro con l'autrice: Sabrina Galli

 Ho avuto il piacere di intervistare la poetessa Sabrina Galli, Educatrice di professione, ha da poco pubblicato La rivelazione del gelso, Masciulli edizioni.

Sabrina Galli, poetessa nata a Busto Arsizio (Va) nel 1964, risiede a San Benedetto del Tronto (AP). Educatrice, da diversi anni è impegnata nel mondo del volontariato, occupandosi dei bambini e degli adolescenti. Da sempre amante della poesia e della letteratura, è socia dell’Ass.ne Culturale “I Luoghi della Scrittura” di San Benedetto del Tronto (AP), con la quale collabora, e dell’Ass.ne Culturale “Euterpe” di Jesi (AN). La Galli fa anche parte del “Movimento letterario e artistico, libero e indipendente, chiamato “Creazionismo per una nuova era”, costituito da poeti, scrittori e pittori provenienti da tutta Italia.



Sabrina Galli

 Sabrina Galli è stata inserita nel sito ufficiale della poesia italiana “Italian Poetry” dove sono presenti illustri poeti, dal Novecento ad oggi.

Molti suoi componimenti sono stati inseriti in diverse antologie poetiche e letterarie, tra le quali: “La giovane poesia marchigiana (2019, a cura di Lorenzo Spurio), Marche d’Autore – Le Marche e i suoi personaggi (2020, a cura di Jonathan Arpetti e David Miliozzi), Oltre il silenzio - La parola al tempo della pandemia (2020, a cura di Massimo Pasqualone).

Nel 2019 ha frequentato “La bottega del racconto” laboratorio di scrittura della Scuola Holden Contemporary Humanities.

Per la poesia ha pubblicato Liberi orizzonti (2014), Emozioni tra Fiori e Pietre (2016) e I volti del cielo Aletti Editore (2018). Nel 2021 ha pubblicato il suo primo romanzo “La rivelazione del gelso” Masciulli Edizioni. Attualmente sta lavorando ad un nuovo libro di componimenti poetici.

 Numerosi i premi letterari a livello nazionale e internazionale che può annoverare nel proprio palmares.


Innanzitutto ringrazio Sabrina per la gentile disponibilità.
Iniziarei, se sei d'accordo, con qualche domanda per conoscerti meglio.

Quello con la poesia è un amore profondo. A che età hai iniziato a lasciarti rapire dall’arte dell’introspezione?
 
Fin dai tempi della scuola primaria ho sempre, mio malgrado, odiato la matematica e amato l’italiano. La lettura mi accompagna da sempre. Da bambina mi piacevano tantissimo le filastrocche di Gianni Rodari. Da adolescente ho iniziato a scrivere poesie molto semplici, ma erano un modo per leggere me stessa. A quei tempi suonavo la chitarra classica e per diversi anni ho continuato a dedicarmi alla musica. Il potere benefico della musica è immenso. Per me è stata un modo per confrontarmi con me stessa, per socializzare con gli altri. Nel 2013 ho frequentato un corso di scrittura creativa e, da lì in poi, mi sono dedicata alla poesia in modo approfondito. Quindi è nato il mio primo libro. Ne sono seguiti altri due, sempre di poesia, e infine nel 2021 il mio primo romanzo. Non posso fare a meno di scrivere, scrivere è il mio “inno alla vita”. La poesia mi ha dato tante soddisfazioni e spero seguiti a darmene.
 

 Quali sono i poeti a cui fai riferimento?
 
Direi il grande Giacomo Leopardi ma anche Eugenio Montale che è uno tra i più importanti poeti del novecento. Aggiungo Alda Merini, la poetessa dei Navigli, che credo abbia caratterizzato il 900 italiano e non solo. La sua poesia ha un sottofondo inquieto, un misto di genialità e follia. Come è stato detto, il suo stile poetico è limpido e graffiante. Cito anche Pablo Neruda, i suoi componimenti sono vicini alla natura, all’impegno politico e sociale e naturalmente all’amore. Non a caso è considerato il più grande “cantore dell’amore”. Vicino a questi grandissimi poeti mi sento una scolaretta che non finisce mai di attingere alla conoscenza per migliorare il proprio mondo creativo. Devi sapere che sono molto severa con me stessa, riguardo a ciò che scrivo, nutro estremo rispetto per il lettore.
 

Come definiresti le tue liriche?

Le definirei “tele di parole”. “Dipinti” appesi alla vita, che si offrono al lettore, che si lasciano interpretare per diventare una visione collettiva.
 

La capacità di sintetizzazione ti è stata d’aiuto nello scrivere il romanzo?
 
Diciamo che mi è stata utile ma solo in parte. Ciò che mi è servito, scrivendo prosa, è stato usare uno stile poetico fluido alternato ad una scrittura più incisiva, e in qualche passaggio cruenta. Di proposito ho preferito questa alternanza di stile, all’interno della storia, per creare un contrasto che accattivasse il lettore.
Credo che chi narra, oltre che raccontare, debba anche mostrare, per cercare di catturare chi legge e trascinarlo dentro il testo. Per questo motivo ho curato le varie ambientazioni e i vari personaggi, cercando di usare i cinque sensi attraverso le parole. Di sicuro scrivere il romanzo è stato molto diverso rispetto alla poesia che è spontanea e non si scrive a tavolino, anche se poi va revisionata. Il romanzo è più ragionato.
 


Veniamo quindi al tuo ultimo libro. La rivelazione del gelso, è un romanzo di
formazione. Ce ne vuoi parlare?
 
Nel 2019 ho frequentato un corso di scrittura creativa della scuola Holden, che ha contribuito a realizzare l’idea che da un po’ avevo in mente. Dopo i libri di poesie, mi era sorto il desiderio di raccontare una storia che non fosse autobiografica ma ispirata alla realtà. Un romanzo che fosse un messaggio contro l’intolleranza e la discriminazione e così, nel 2021, è nato “La rivelazione del gelso” edito da Masciulli Edizioni. Il libro è stato apprezzato e di questo ne sono contenta. È un romanzo breve, una storia familiare. Un giovane uomo omosessuale è costretto a tornare nel paese in cui è nato, perché il padre sta male. Un genitore che non ha mai accettato l’orientamento sessuale del figlio, il quale proprio al capezzale del padre ricorda episodi sgradevoli della propria infanzia, dell’adolescenza e di quando è ormai maggiorenne. Ho utilizzato tre flashback per riportare nel passato Raffaello, per mostrare tutti i disagi del protagonista che è in continua evoluzione fino al termine del libro, quando un colpo di scena, una rivelazione, lo costringerà a rivalutare determinati aspetti del passato.
Figura importante è l’albero del gelso. Adoro gli alberi e quindi volevo che una pianta avesse un ruolo fondamentale nella narrazione, un ruolo indispensabile per lo svolgersi dei fatti. Anche in copertina, oltre al volto del protagonista, c’è il gelso stilizzato. La copertina è stata realizzata da Francesco Santomo, un ragazzo che frequenta l’Accademia delle Belle Arti di Macerata.
Sul volto del protagonista si notano tre lacrime tatuate. Un tatuaggio semplice ma, come tutti i tatuaggi, vuole essere una forma di comunicazione e quindi per il protagonista ha un particolare significato che si scoprirà leggendo il libro.
 

A quale pubblico è dedicato?
 
Penso che sia un libro per tutti, partendo dai ragazzi della terza media in poi.
Ho presentato il libro in diverse location e già ho in programma nuovi appuntamenti, ma non nelle scuole. Se mi fosse data l’opportunità ci andrei volentieri, perché la tematica è trattata in modo delicato e all’interno ci sono altri temi che coinvolgono in particolare il mondo degli adolescenti e portano a diverse riflessioni.
 

Chi sono i protagonisti?
 
Raffaello, il protagonista, ha una sorella gemella Aurora e un fratello maggiore sacerdote Fulgenzio. C’è la madre Rachele, il padre Evaldo, c’è Valentina la tatuatrice e poi altri personaggi minori che sono ugualmente importanti per arricchire i punti di vista che offro a chi legge. Ho cercato di curare in modo attento le caratteristiche fisiche e psicologiche di tutti i personaggi, per renderli credibili, per evidenziare quanto ognuno di esso sia differente dall’altro. Era come se fossero lì, accanto a me, e io avevo la possibilità di farli muovere e parlare come un regista di un film. È stata una bella esperienza che mi ha richiesto del tempo, ma ogni libro ha un proprio percorso che ti porti dentro per sempre.
 

Dov’è ambientato? In una metropoli o nella provincia?
 
In provincia. Sono nata in pianura, ma amo tantissimo il mare e perciò mi sono ispirata alla città in cui vivo da trentatré anni. La distesa marina è molto presente nel romanzo, lo stesso protagonista ha un forte legame con il mare.

 
Tanti i temi trattati senza l’uso abusato di una retorica stucchevole, ma con una
cognizione di causa che palesano una conoscenza in prima persona della tematica.
Hai attinto dalla tua esperienza di educatrice?
 
Il romanzo non è autobiografico e neppure racconto la storia di personaggi che esistono nella realtà, tutta la vicenda è frutto della mia fantasia. Logicamente, per trattare la tematica, era necessaria una conoscenza dell’argomento, quindi ho attinto dalla lunga esperienza nel volontariato accanto ai bambini e ai ragazzi che mi ha portato all’ascolto di situazioni problematiche.
 
 
Temi che toccano particolarmente gli adolescenti, come l’omosessualità, il
bullismo, la violenza domestica. Per chi ne cade vittima è importante trovare una figura che possa farsi di riferimento, una persona di cui fidarsi. Nel caso di Raffaello questa guida arriva proprio dal fratello maggiore, un sacerdote.
 
Quando pensai a come strutturare il romanzo, decisi di inserire dei contenuti che si legassero bene insieme. Purtroppo i fatti di cronaca molto spesso ci parlano di bullismo tra gli adolescenti e di violenza domestica che, come la gramigna, sono difficili da estirpare. Temi che si sono agganciati senza fatica alle vicende di Raffaello.   
Fulgenzio, il fratello sacerdote, è maggiore di dieci anni a Raffaello e ad Aurora. È lui il punto di riferimento del protagonista, sin da quando Raffaello è un bambino. Evaldo, il padre, non accetta un figlio che, già dall’infanzia, rivela una particolare sensibilità e un modo di porsi differente da come lui vorrebbe. Invece di supportarlo, di accompagnarlo nella crescita, ha un perenne atteggiamento di condanna nei suoi confronti. Fulgenzio è l’unico che tiene testa al padre, un uomo autoritario con tutti i membri della famiglia, ma in particolare con Raffaello. Rachele, la madre, è una donna che ama i propri figli ma non riesce a contrastare il marito e quindi ne diventa succube; compie l’errore di credere che prima o poi il coniuge cambi e lo assolve. Raffaello ha un buon rapporto con la sorella Aurora, ma lei non è in grado di essere il porto sicuro del gemello. Lo è invece Fulgenzio che con la sua Fede coraggiosa è sempre pronto ad ascoltarlo, senza giudicarlo. Gli è accanto anche quando il protagonista adolescente subirà un grave atto di bullismo. Quando in età adulta i due avranno qualche contrasto, l’affetto profondo che li lega li porterà ad un rispettoso confronto e ad una reciproca comprensione, pur mantenendo il proprio punto di vista.
 
 

L’ascolto è la parola chiave che lega i due fratelli, l’aprirsi all’altro nel dialogo senza pregiudizi o l’assurgersi a giudice. Una ricetta che sembra semplice, ma che il più delle volte non è così.
 
Vero, spesso non è così. A volte restiamo barricati nelle nostre convinzioni senza ascoltare chi abbiamo di fronte. Ad esempio nel mio romanzo quando Raffaello subisce l’atto di bullismo, si scatenano diverse reazioni da parte dei familiari e si nota quanto siano differenti tra esse. Da una parte c’è don Fulgenzio, uomo di chiesa, con una Fede sincera e non ipocrita, dall’altra c’è il perbenismo di Evaldo che, fermo nelle proprie convinzioni, anche in quell’occasione condanna Raffaello e si rifiuta di capirlo. A volte, o per paura o per pigrizia mentale o per le nostre convinzioni, respingiamo ciò che non capiamo, senza sapere che invece potrebbe essere un arricchimento per renderci migliori.
 

La violenza che il padre riserva al figlio omosessuale non è fisica quanto verbale.
Due tipi di violenza che, purtroppo, a volte non vengono messe sullo stesso piano, eppure, coniugate anche alla violenza psicologica, possono causare danni profondi in una personalità già resa fragile dall’insicurezza. Attraverso La rivelazione del gelso, vuoi porre l’attenzione su questa tematica?
 
Sì, effettivamente ci tenevo a far riflettere su questa tematica. Evaldo usa di più la violenza verbale, anche se in qualche occasione non disdegna quella fisica.
Io credo che la violenza fisica e quella verbale possano essere considerate alla pari in termini di conseguenze psicologiche. Nella violenza verbale le parole sanno essere come lame di coltelli, capaci di ferire l’autostima di colui che le riceve, rendendolo ancora più fragile di quanto già non lo sia. Evaldo, con la violenza verbale, vuole mostrarsi superiore al resto della famiglia e cerca di mantenere il controllo su Raffaello ma leggendo il libro pagina dopo pagina, si comprende appieno la personalità complessa di questo padre despota e cosa lo spinga a restare sulle proprie posizioni.
 
 

Raffaello deve fare i conti anche con il passato. Quanto i traumi non risolti
influenzano la sua personalità?
 
La influenzano moltissimo. Raffaello, nonostante le vicissitudini del passato, è riuscito ad essere se stesso e a realizzarsi nella vita. Ha un lavoro che gli piace, un compagno al quale vuole bene, ma il rapporto con il padre è una cicatrice mai sanata. Raffaello è inquieto, soffre di crisi di panico. Un uomo che crede in Dio, che ha una propria spiritualità, ma nutre un sordo rancore per il genitore e non riesce a perdonarlo. Non a caso inserisco nel romanzo il tema del perdono. Nella vita accadono situazioni talmente terribili che perdonare è quasi impossibile, ma io credo che il perdono sia necessario non solo a chi lo riceve ma anche a chi lo concede. Il perdono ci rende liberi dall’odio, dalla vendetta e ci conduce verso “la vetta” dell’amore. La strada è ripida e faticosa ma vale la pena percorrerla, almeno provarci.
 

 
Un padre violento e autoritario e una madre troppo debole per tenergli testa. La
famiglia, quando non è di supporto, può diventare un luogo tossico?
 
Quando penso alla mia infanzia, alla mia adolescenza, alla mia attuale famiglia che ho costruito, mi rendo conto di essere stata fortunata nell’emisfero affettivo. Non sempre è così. La famiglia può essere luce ma anche oscurità. Sì…  può diventare un luogo tossico. Ho ascoltato testimonianze dove le famiglie erano diventate delle prigioni per ragazzi e ragazze non compresi, che volevano essere accettati per quello che erano. Essere genitore è il più difficile dei lavori. Capisco un genitore che inizialmente resta spiazzato quando comprende che il proprio figlio o figlia hanno un orientamento sessuale diverso da ciò che si aspetta. Tuttavia la cosa più importante è la serenità dei figli e quindi bisogna supportarli, accettarli e, se da soli non si riesce, si può chiedere aiuto a figure competenti. L’amore è il sentimento più forte che va oltre la paura e l’ignoranza.
 


Progetti per il futuro?
 
Attualmente mi sto dedicando alla poesia. Il prossimo libro sarà di componimenti poetici. Sono a buon punto con il nuovo lavoro ma ho i miei tempi. La fretta è una cattiva consigliera. Tengo tantissimo a questa nuova silloge poetica, la sto curando in modo scrupoloso.
Ti ringrazio veramente tanto per questa intervista e in futuro avrei tanto piacere di chiacchierare di nuovo con te… magari del nuovo libro che prima o poi pubblicherò. Grazie ancora.

 

 Grazie a te per la gentile disponibilità, ci diamo quindi l'appuntamento per il tuo prossimo progetto.


Link dove acquistare il libro



PREFAZIONE

La narrazione è un “patto d’amore” tra chi narra e chi accoglie la narrazione.

È una forma particolare d’incontro sul piano ideale che induce cambiamento sia nell’autore che nel lettore. Chi narra, apre il suo mondo interiore, ne scopre più o meno chiaramente i molteplici aspetti, ampliando la conoscenza di sé. Chi legge, interagisce con l’autore sul piano logico ed emozionale, entrando spesso in sintonia con lui e con la sua creazione. Per il lettore si tratta sempre di una forma di arricchimento che non è dato solo dalla acutezza delle idee e dei valori presenti nella narrazione, ma dall’onda del coinvolgimento emotivo che ne deriva e che suscita adesione o rifiuto della logica della vicenda o dei personaggi, siano pure lontani o immaginari. Di certo, dopo che è stata accolta, una narrazione non lascia mai indifferenti, né identici al prima. Sabrina Galli non è alla sua prima esperienza narrativa ma dopo una raccolta di brevi racconti, “La rivelazione del gelso” è la prima opera organica che nasce dalla sua sensibilità nei confronti della complessità dell’animo umano spesso depositario di segreti insondabili e inconfessabili. Esperienze, conoscenze, informazioni, situazioni problematiche sedimentate nella sua memoria e opportunamente rielaborate sono alla base di questa vicenda fortemente coinvolgente. Vi si intrecciano scelte di vita contraddittorie e percorsi di crescita difficili che, da uno stato di perenne insoddisfazione, portano all’espiazione di colpe mai confessate e alla pacificazione interiore. Solo la sofferenza riscatta dal male compiuto e rende meritevoli di perdono, apportando pace a vittime e carnefici. La confusa fragilità di un adolescente che scopre la sua omosessualità, la salda determinazione di un giovane che intraprende il percorso sacerdotale sembrano, all’apparenza, in opposizione.

Raffaello ha tre lacrime tatuate sul viso…tre gocce scure di rugiada. Una vaga tristezza inonda le sue iridi così mutevoli che a volte sembrano ancore, altre volte bussole inaffidabili…”

La voce di Fulgenzio è carezzevole mentre parla al fratello: -… mi arrampico sulle buone emozioni, cerco il senso dell’esistere che in parte mi è ignoto e la mia Fede non è mai abbastanza grande rispetto a ciò che dovrebbe essere…” In realtà, le diversità ideologiche e comportamentali dei due personaggi-chiave sono sfaccettature di una umanità tesa alla ricerca della propria realizzazione, accomunata da una esperienza famigliare drammatica per la presenza di un padre arrogante e dispotico. Ed è proprio nelle difficoltà che i caratteri si riconoscono e si temprano e che diventano capaci di comprendere, aiutare ed amare, ognuno nella sua specificità. Sabrina Galli con sensibilità ed attenzione delinea i tratti psicologici dei suoi personaggi fino a farceli amare, odiare o commiserare: in ogni caso li fa entrare a far parte del nostro immaginario: un padre che, nell’atteggiamento sprezzante verso il figlio, nasconde l’angoscia di riconoscerlo simile a sé, una madre che, nell’ossequio verso il marito, soffoca l’amore per il figlio, un rapporto tra fratelli che si rinnova e si consolida nel momento della sofferenza. Un altro elemento di particolare interesse è lo stile narrativo dell’autrice. La produzione poetica a cui si è dedicata negli ultimi anni ha lasciato segni profondi nella sua narrazione: la scelta accurata dei termini sempre ricchi di rimandi immaginifici, le similitudini articolate ed originali, le descrizioni accurate connesse alle situazioni interiori, la delicatezza nel trattare tematiche scabrose nella temperie ideologica ed etica di qualche decennio fa. Per di più, in momenti di particolare intensità emotiva, la narrazione si arricchisce e si condensa in veri e propri testi poetici.

La vicenda, il pensiero, i personaggi, le parole di Sabrina Galli non potranno che rimanere nel cuore dei suoi lettori come semi di un nuovo “patto d’amore”.

Mimma Tranquilli

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