di Pierangelo Colombo

martedì 30 aprile 2019

Premio DeA Planeta 2019

Simona Sparaco è la vincitrice della prima edizione del Premio letterario DeA Planeta, promosso da DeA Planeta Libri, con l’opera inedita Nel silenzio delle nostre parole, un romanzo corale sulle distanze invisibili che spesso ci separano dalle persone che abbiamo accanto.



Nel corso della cerimonia di premiazione, avvenuta al Blue Note di Milano, alla presenza del Sindaco Giuseppe Sala e di circa 300 ospiti della cultura, dell’imprenditoria e del giornalismo italiano, la giuria composta da Massimo Carlotto (scrittore), Marco Drago (presidente Gruppo De Agostini), Claudio Giunta (docente e scrittore), Rosaria Renna (conduttrice radiofonica e televisiva) e Manuela Stefanelli (direttrice Libreria Hoepli) ha proclamato Simona Sparaco vincitrice del Premio DeA Planeta – cui ha concorso con lo pseudonimo di Diego Tommasini – con l’opera Nel silenzio delle nostre parole.
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 La vincitrice, Simona Sparaco, già finalista al Premio Strega e al Premio Bancarella, si è aggiudicata il premio pari a 150.000 Euro, la pubblicazione in Italia con DeA Planeta e in lingua spagnola con case editrici del Gruppo Planeta, insieme alle traduzioni in inglese e francese.
Durante la serata della premiazione, condotta da Andrea Delogu con Neri Marcorè e dedicata al piacere della lettura con parole, incontri, musica e spettacolo, è intervenuto Javier Sierra, giornalista e scrittore, vincitore del Premio Planeta 2017 con il romanzo Fuoco invisibile, edito in Italia da DeA Planeta. L’accompagnamento musicale è stato proposto dalla jazzista catalana Andrea Motis, mentre la cena è stata curata dallo chef stellato Stefano Cerveni e servita dagli allievi della Scuola Oliver Twist di Cometa.
Il Premio DeA Planeta ha registrato una grande partecipazione, destando l’interesse di scrittori noti o esordienti da ogni regione d’Italia e anche dall’estero. Infatti, tra le 1.244 candidature arrivate, ci sono state opere provenienti da diversi Paesi europei, dall’America e dall’Australia, e da cittadini di origine straniera che vivono in Italia e scrivono nella nostra lingua.
Sono state 75 le opere non ammesse perché non inedite o destinate a un pubblico non adulto, mentre gli autori regolarmente in concorso sono stati 1.169, di cui 208 hanno scelto di utilizzare uno pseudonimo, come la vincitrice del Premio. Tutti i generi letterari sono rappresentati, con una prevalenza della narrativa noir e thriller, del fantasy e delle storie vere.
Gli altri quattro romanzi finalisti erano: La marocchina di Silvia Bottani, La congregazione di David Mancini (pseudonimo), Io sono luce di Rosa Matteucci e L’esercizio di CP (pseudonimo).
«Abbiamo letto opere di buon livello e riconosciuto che più di una meriterebbe un futuro editoriale. Volevamo un libro di cui innamorarsi, ricco di emozioni, con una storia universale. Personalmente, ho versato molte lacrime leggendolo, ed è quello che amo di una storia: che riesca a farsi strada nel mio cuore», afferma Rosaria Renna, portavoce della giuria.
«È una doppia vittoria per me. La stesura di questo libro – spiega Simona Sparaco, vincitrice del Premiomi ha accompagnato durante tutta la gravidanza. E non era un libro facile da scrivere in quelle condizioni. Ma quando ho saputo che la data di consegna dei manoscritti per il bando coincideva con la presunta data del parto, ho letto questa coincidenza come un segno e mi sono fatta coraggio. Tommaso è nato insieme al libro, due mesi fa, e insieme a suo fratello Diego mi ha suggerito il nome da scegliere per lo pseudonimo. Mi hanno fatto da cavalieri, per sostenermi qualora il romanzo non fosse stato notato, e mi hanno regalato l’emozione di essere letta dai giurati come se fossi un esordiente, e uomo. Sono davvero molto onorata ed emozionata! Le storie dei miei personaggi si ispirano ai fatti realmente accaduti nella Grenfell Tower di Londra, che nel 2017 prese fuoco, scioccando mezzo mondo, me compresa. Le mie storie però sono una finzione che mi è servita come pretesto per raccontare la difficoltà di comunicare tra genitori e figli, l’incapacità di mostrarci, proprio alle persone che ci sono più vicine, per quello che siamo.»
Nel silenzio delle nostre parole sarà presentato in anteprima al XXXII Salone Internazionale del Libro di Torino sabato 11 maggio e sarà in vendita in tutte le librerie e gli store online dal 14 maggio 2019. Simona Sparaco sarà poi protagonista di un intenso tour di presentazioni nelle principali città italiane e nei più noti festival letterari.
Data la forte vocazione internazionale del Premio e dell’opera vincitrice, sono anche previste delle presentazioni del romanzo all’estero.
«Questa prima edizione del Premio DeA Planeta – dichiara Gian Luca Pulvirenti, amministratore delegato DeA Planeta Libri – si è conclusa con un successo confermato dai numeri. Siamo orgogliosi di essere riusciti nell’intento di attrarre autori, noti e meno noti, scrittori e aspiranti tali, e di aver individuato il romanzo scritto da Simona Sparaco come vincitore attraverso un intenso lavoro del comitato di lettura e della giuria, a cui vanno i miei ringraziamenti. Tutte le opere finaliste sono di alto livello e certamente più manoscritti della selezione sono meritevoli di pubblicazione. Nel silenzio delle nostre parole è un romanzo forte e già molto apprezzato da coloro i quali hanno avuto il privilegio di leggerlo. Siamo certi che possa ora incontrare il gusto dei lettori e speriamo che anche loro possano emozionarsi come è successo a noi. A Simona Sparaco vanno le nostre congratulazioni e ci auguriamo che vorrà far parte della giuria della nuova edizione del Premio».
DeA Planeta Libri è la joint venture paritetica creata nel 2017 da De Agostini Editore e da Grupo Planeta (il maggior editore internazionale in lingua spagnola).
«Il gruppo De Agostini ha molto diversificato le sue attività in Italia e all’estero, ma mantiene un impegno nel settore editoriale, che rappresenta la sua storia centenaria – dichiara Marco Drago, Presidente del Gruppo De Agostini – Per questo abbiamo unito le nostre attività italiane nel mondo dei libri trade al know how internazionale del gruppo Planeta, e questa prima edizione del Premio DeA Planeta si inserisce in un comune progetto editoriale di lungo periodo».

Ufficio Stampa Premio DeA Planeta





Il Premio Planeta è stato creato a Barcellona nel 1952 dal fondatore della omonima casa editrice, José Manuel Lara Hernández, con l’obiettivo di promuovere opere inedite di autori spagnoli. Da allora è cresciuto e si è adattato ai successivi periodi storici, fino a diventare, quasi settanta anni dopo, il più importante riconoscimento letterario e sociale della letteratura in castigliano, che porta gli autori vincitori ai massimi livelli di diffusione e popolarità. Il 15 ottobre è ormai uno degli appuntamenti più attesi nel calendario letterario spagnolo. Alcuni degli autori premiati sono noti anche in Italia: Mario Vargas Llosa, Javier Sierra, Dolores Redondo, Alicia Giménez-Bartlett, Clara Sánchez, Lorenzo Silva, Javier Moro, Eduardo Mendoza, Terenci Moix e Manuel Vázquez Montalbàn.
I gruppi De Agostini e Planeta all’inizio del 2017 hanno dato vita a DeA Planeta Libri, che adesso propone in Italia un premio di ambizioni simili, con l’obiettivo di offrire al grande pubblico romanzi di qualità. Il valore economico del premio, 150.000 euro, e il suo carattere internazionale – l’opera vincitrice sarà pubblicata in Italia presso DeA Planeta, in Spagna e America Latina presso editori del gruppo Planeta, sarà tradotta in inglese e francese, e promossa da un ampio tour di presentazioni – costituiscono un consistente incentivo alla partecipazione degli scrittori in lingua italiana in tutto il mondo. Anno dopo anno, ci auguriamo che le opere vincitrici sapranno dare impulso al panorama letterario italiano e contribuiranno a riavvicinare molte persone alla meravigliosa abitudine della lettura.

lunedì 29 aprile 2019

Encuentro – Festa delle Letterature in Lingua Spagnola


dal 1 al 5 maggio, Perugia, Foligno, Gubbio, Terni – Encuentro – Festa delle Letterature in Lingua Spagnola
I grandi scrittori ispanoamericani, due premi Strega, il teatro, la musica, il cinema, lo sport. Sei scuole e cinque biblioteche coinvolte in tutta l’Umbria, iniziative a Roma e nelle principali città della regione, collaborazioni con le maggiori istituzioni culturali del territorio e del Paese. La sesta edizione di Encuentro, in programma dal 1 al 5 maggio, si annuncia come la più ricca di sempre.









Encuentro Perugia 2019



I grandi scrittori ispano-americani, due premi Strega, il teatro, la musica, il cinema, lo sport, sei scuole e cinque biblioteche coinvolte in tutta l’Umbria, iniziative a Roma e nelle principali città della regione, collaborazioni con le maggiori istituzioni culturali del territorio e del Paese: tutto questo nella sesta edizione di Encuentro, in programma dal 1 al 5 maggio.
Autori – Per il festival delle letterature in lingua spagnola nato nel 2014 la letteratura rimane il nucleo fondamentale della manifestazione, che però continua a proporsi come specchio della cultura spagnola e del variegato mondo delle culture latinoamericane prese nella loro interezza. Nel 2019 arriveranno in Umbria alcuni dei maggiori scrittori di lingua castigliana viventi. L’apertura, mercoledì primo maggio alle 18 al Museo Archeologico dell’Umbria, spetterà ad Antonio Muñoz Molina, romanziere tra i più raffinati e popolari in Spagna. L’autore di capolavori come “L’inverno a Lisbona” (Feltrinelli) e il recente “Come ombra che declina” (66th and 2nd) dialogherà con Bruno Arpaia – membro del comitato direttivo di Encuentro – e col vicedirettore del “Pais” Juan Cruz. Non poteva mancare a Encuentro Manuel Vilas, che col suo “Ordesa” (tradotto a gennaio in Italia da Guanda col titolo “In tutto c’è stata bellezza”) è stato il caso editoriale spagnolo del 2018. Tornerà anche il cubano Leonardo Padura Fuentes, che presenterà il suo nuovo romanzo La trasparenza del tempo (Bompiani), e ci sarà naturalmente anche il messicano Paco Ignacio Taibo II, colonna portante del festival da sempre, che nei mesi scorsi è stato nominato direttore del Fondo de Cultura Económica, massima istituzione editoriale e culturale del Paese. Paco Taibo presenterà il suo nuovo romanzo Torniamo come ombre (La Nuova Frontiera). E poi gli spagnoli José Ovejero e Edurne Portela – che presenteranno i loro L’invenzione dell’amore (Voland) e Meglio l’assenza (Lindau) -, il colombiano Héctor Abad e la cilena Nona Fernández.  Proprio questultima, oltre a presentare il suo nuovo romanzo “Fuenzalida”, sarà protagonista dell’iniziativa che sancisce l’inizio della collaborazione tra Encuentro e la Galleria Nazionale dell’Umbria: sabato 4 maggio, a mezzogiorno, la scrittrice condurrà il pubblico in una visita guidata alla Mostra Bolle di sapone-Forme dell’utopia tra vanitas, arte e scienza in programma alla Gnu fino al 9 giugno. Il giorno dopo, sempre in Galleria, ecco inoltre la lectio di Caterina Bon Valsassina, fino a pochi mesi fa dirigente apicale del Mibact, su Guernica e il rapporto di Picasso con la Guerra di Spagna. A dialogare con i grandi ospiti internazionali ci saranno anche scrittori e intellettuali italiani di primo piano come Paolo Di Paolo, Gennaro Carotenuto, Davide Barilli e i premi Strega Helena Janeczek e Nicola Lagioia. Lagioia, direttore del Salone del Libro di Torino, venerdì 3 maggio terrà una lectio su Roberto Bolaño, autentico gigante della letteratura del Novecento. Un’iniziativa che cementa il rapporto tra Encuentro e il Salone, in programma al Lingotto dal 9 al 13 maggio, che quest’anno avrà come lingua ospite proprio lo spangolo. Padura, Portela, Ovejero, Fernández e Muñoz Molina saranno di scena anche a Torino, dove Encuentro organizzerà inoltre una tavola rotonda intitolata “La letteratura latinoamericana non esiste” con Luis Sepúlveda, Claudia Piñeiro, Alan Pauls, Emiliano Monge e Juan Villoro.
Conferenze – Di grande impatto saranno anche le tavole rotonde, alcune di ispirazione letteraria, altre più politiche: l’Io nelle pieghe della storia, tra autoficción e memoir, la Spagna dopo le elezioni politiche, l’Europa tra sovranismi e voglia di ricostruire uno spirito comune, la necessità di scrivere ancora, oggi, nonostante tutto (dibattito che domenica 5 pomeriggio seguirà il documentario Vida y Ficción di Ovejero e Portela), il grado di diffusione e la fortuna dello spagnolo nel mondo (in collaborazione con la Scuola di lingua spagnola dell’Università di Salamanca a Torino).
Grande novità del 2019 è anche l’approdo a Foligno e Gubbio, mentre viene confermata la collaborazione con la Bct di Terni. A Gubbio, nella splendida cornice della Biblioteca Sperelliana, giovedì 2 maggio Paco Taibo II presenterà il suo Torniamo come ombre, in collaborazione con le associazioni Mentindipendenti e Settimana del Libro. A Terni, tra giovedì 2 e venerdì 3, saranno di scena Héctor Abad – che presenterà il suo romanzo L’oblio che saremo (Einaudi) e il documentario di sua figlia Daniela Abad Carta a una sombra -, Leonardo Padura insieme a Stefania Nardini per parlare di noir, dalla Marsiglia di Izzo alla sua Cuba, e Virginia Tonfoni, autrice insieme a Alessio Spataro di Corazón Maldito, graphic novel dedicata a Violeta Parra. Insieme a lei, la regina del folk ternano Lucilla Galeazzi. A Foligno (sabato 4 maggio allo Spazio Astra), grazie alla collaborazione con l’associazione Ikaria, ecco ancora Abad, Nona Fernández e Helena Janeczek, impegnata in una cena letteraria dedicata a La ragazza con la Leica, con cui la scrittrice di origini tedesche ha vinto il Premio Strega 2018. Quindi la coda romana, con Portela, Taibo II e Padura impegnati all’Instituto Cervantes nelle giornate di lunedì 6 e martedì 7 maggio.

Il festival è organizzato dall’associazione Encuentro e Arci Umbria col sostegno di Regione Umbria, Istituto di Mediazione Linguistica, Kimbo, Instituto Cervantes e il contributo di Europe Direct e Cet. Gode del patrocinio di Provincia di Perugia, Comune di Perugia, Comune di Corciano, Comune di Foligno, Comune di Gubbio e Comune di Terni.



sabato 27 aprile 2019

Buon fine settimana


"Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte".


Edgar Allan Poe

venerdì 26 aprile 2019

Premio Costa Smeralda; i vincitori

La Cerimonia di premiazione dei vincitori del ‘Premio Costa Smeralda’ – ospitata nel Conference Centre di Porto Cervo sabato 27 aprile  – sarà una giornata ricca di confronti, emozioni e proposte con  ospiti del mondo della cultura e della scienza. Un happening internazionale capace di elevare il livello di attenzione e di considerazione intorno alla letteratura di mare e al mare stesso come confermato dall’ottima partecipazione ed eco mediatica riscontrata fin dalla sua prima edizione.

 

Premio Costa Smeralda, ecco i tre vincitori del 2019:

Le acque del nord di Ian McGuire per la sezione Narrativa, Destino Mediterraneo di Mimmo Nunnari per la sezione Saggistica e il progetto “Seabin” di Lifegate per la sezione Innovazione blu: sono questi i vincitori della seconda edizione del Premio Costa Smeralda, il concorso letterario del 2019 che si candida a essere una delle cose assolutamente da vedere in Costa Smeralda e la cui premiazione è in programma a Porto Cervo il 27 aprile, con ingresso libero dalle 16.30 al Cervo Tennis Club.
Un romanzo storico ambientato nella Groenlandia dell’Ottocento, un saggio sulla storia millenaria dei commerci e degli intrecci umani del Mare Nostrum e un’idea innovativa per la protezione dei mari dall’inquinamento: la giuria – composta da Alberto Luca Recchi, Simone Perotti, Roberto Cotroneo e Francesca Santoro, più quella dei Consorziati e, per i progetti, da MedSea Foundation – ha dunque voluto premiare, tra le decine di opere in gara, l’essenza della Costa Smeralda, destinazione nata nel cuore del Mediterraneo grazie alla visione di investitori diversi per nazionalità, confessione religiosa, attività imprenditoriale ma accomunati dal forte desiderio di creare un investimento rispettoso della natura, come poi è stato ed è ancora oggi.
Una filosofia, quella del Consorzio Costa Smeralda e del Premio che ha ideato, ben illustrata dallo scrittore Simone Perotti: “I tre vincitori del Premio Costa Smeralda 2019 ci conducono dai porti, alle baleniere atlantiche, al Mediterraneo profondo. Ed è un viaggio ricco e articolato, che merita attenzione. Tra le pagine di Le acque del nord tremiamo per il minaccioso Henry Drax. Con Destino mediterraneo viaggiamo nella geopolitica e nella cultura millenaria del “Sesto Continente. Con Seabin, progetto di sea-cleaning, constatiamo le possibilità che l’ideazione e la tecnologia, se applicati alla maggiore emergenza planetaria, offrono alla salvaguardia del mare, partendo proprio dal centro simbolico e reale della vita nautica: i porti. Tre contributi di valore, capaci di emozionare, informare, mantenere viva la speranza”.

Tre opere che parlano del mare

Le acque del Nord (Einaudi) racconta la storia di Patrick Sumner, un giovane medico che ha servito nell’esercito inglese durante l’assedio di Delhi. Nel suo passato militare c’è un evento oscuro che l’ha costretto alle dimissioni e il cui ricordo lo perseguita. Rimasto senza un soldo e in fuga dai propri fantasmi, decide di imbarcarsi come chirurgo di bordo su una nave baleniera, la Volunteer. Nel nord della baia di Baffin, tra il Canada e la Groenlandia, c’è una polinia (una zona di mare artico dal microclima particolare dove si concentrano le balene) nota come North Water: è qui che è indirizzata la Volunteer, ed è qui che il suo equipaggio scoprirà cos’è l’inferno.
In Destino Mediterraneo (Rubettino), Nunnari racconta il Grande Mare delle tre religioni monoteiste, degli scambi, dei commerci, delle bellezze del paesaggio e della natura, dei misteri, delle leggende, delle scorrerie piratesche e delle migrazioni bibliche. Riflette a lungo sull’Italia, che nel Mediterraneo è interamente immersa, col suo Sud, avanguardia occidentale verso Medioriente e Africa del Nord, e ponte di collegamento dell’Europa.
LifeGate PlasticLess è il progetto di LifeGate, nato l’8 giugno 2018 in occasione della Giornata Mondiale degli Oceani, volto a ridurre la plastica nei nostri mari grazie ad un’ampia rete di collaborazioni che include porti, istituzioni pubbliche, aziende, associazioni e persone. Il progetto intende dare una risposta concreta al problema dell’inquinamento da plastica nei mari, adottando il dispositivo Seabin da installare nei porti. Si tratta di un cestino di raccolta dei rifiuti galleggianti in grado di catturare circa 1,5 kg di detriti al giorno, ovvero oltre 500 Kg di rifiuti all’anno (a seconda del meteo e dei volumi dei detriti), comprese le microplastiche da 5 a 2 mm di diametro e le microfibre da 0,3 mm.

Un premio all’impegno ecologico

Non può esserci Costa Smeralda senza confronto tra popoli, tra idee diverse. Non può esserci Costa Smeralda senza azioni a difesa dell’ambiente. Questo hanno voluto i Soci Fondatori, il 14 marzo 1962, e questo impegno continua a essere declinato ogni giorno. Il Premio Costa Smeralda è dentro questa visione, e la porta all’attenzione dell’opinione pubblica nazionale e internazionale, con una particolare attenzione alla Generazione Z e a quella dei Millennials, quelle già molto impegnate nella difesa dell’ambiente. Non è un caso che il tema del Premio sia il mare: dalla letteratura alle nuove tecnologie, tutto serve per aiutarlo e proteggerlo. Una resistenza ambientale, per usare le parole di Beatrice Luzzi, direttrice artistica del Premio voluto dal Consorzio Costa Smeralda.
Un compito che per questa seconda edizione avrà un testimonial di altissimo valore: Piero Angela. Lo straordinario divulgatore italiano ci dà una spiegazione chiarissima dell’importanza del mare: “In ogni goccia del mare c’è il nostro passato e il nostro futuro. Miliardi di anni fa queste gocce hanno attraversato il cosmo imprigionate in asteroidi e comete. Poi sono state le incubatrici della vita. Oggi il mare (che fornisce gran parte dell’ossigeno che respiriamo) è il più grande museo vivente di forme meravigliose ed il più grande museo archeologico, pieno di oggetti preziosi, tesori d’arte, statue e capolavori. Ma il mare è anche un grande regolatore del clima, una gigantesca pentola che si sta pericolosamente riscaldando. Se non diminuiremo l’aumento della temperatura dell’atmosfera il mare potrà essere causa di cataclismi epocali. Noi non vediamo quello che sta succedendo e non ci pensiamo, ma al mare dovremmo rivolgere lo sguardo più spesso, con più attenzione e con più amore. Qualunque iniziativa che lo porta al centro della nostra attenzione offre uno spunto prezioso alla nostra riflessione e un aiuto al nostro futuro”.

La Sardegna al centro di tutto

Nulla è stato lasciato al caso L’allestimento della Sala Smeralda, dove avverrà la premiazione, è stato curato dall’artista Giorgia Concato e sarà ispirato non solo alle lettere degli antichi alfabeti del Mediterraneo ma anche all’intreccio, alla tela di Penelope che attendeva Ulisse sperso nell’ignoto del mare, ai telai, come sentito omaggio anche agli intrecci della grande artista sarda Maria Lai a cui il Premio è quest’anno dedicato in occasione del centesimo anniversario dalla sua nascita. Agli ospiti del premio verranno inoltre offerti manufatti capaci di interpretare tutti i significati di questa esperienza: le bottiglie (esposte attualmente alla Triennale di Milano), intrecciate tradizionalmente con il giunco dalle mani esperte delle artigiane di San Vero Milis coinvolte nel progetto “Is Fainas co-op” promosso dalla Fondazione MEDSEA, ma anche i tipici cestini sardi sapientemente riproposti da Angela Boeddu con una tecnica moderna: riciclando la carta.
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Le acque del Nord è un thriller, un romanzo storico e di viaggio, un grande racconto che tiene incollati fino all’ultima pagina. Ambientato nel 1859, il romanzo racconta di Patrick Sumner, un giovane medico che ha servito nell’esercito inglese durante l’assedio di Delhi. Ma nel suo passato militare c’è un evento oscuro che l’ha costretto alle dimissioni e il cui ricordo lo perseguita. Rimasto senza un soldo e in fuga dai propri fantasmi, decide di imbarcarsi come chirurgo di bordo su una nave baleniera, la Volunteer. Nel nord della baia di Baffin, tra il Canada e la Groenlandia, c’è una polinia (una zona di mare artico dal microclima particolare dove si concentrano le balene) nota come North Water: è qui che è indirizzata la Volunteer, ed è qui che il suo equipaggio scoprirà cos’è l’inferno. Del resto sembra già una nave di dannati: a bordo della baleniera, Sumner si ritrova di fronte un’umanità perduta e violenta. Ma soprattutto si ritrova di fronte un uomo brutale, che sembra essere l’incarnazione stessa del male: Henry Drax, ucciso un giovanissimo mozzo, primo di una serie di brutali omicidi, Sumner è costretto a guardare in faccia il suo passato e a sfidare nuovamente l’orrore.
McGuire ha convinto tutti, pubblico e critica, e non c’è da stupirsi. Perché in queste pagine c’è tutto quello che qualunque lettore vorrebbe trovare: avventura, emozione, suspense.

Ian McGuire è nato nei dintorni di Hull e ha studiato all’Università di Manchester, dove nel 2007 è stato co-fondatore del Centre for New Writing.
I suoi racconti sono stati pubblicati, tra gli altri, dalla «Paris Review» e dalla «Chicago Review». Il suo romanzo, Le acque del nord, è stato candidato al Man Booker Prize nel 2016. Il testo ha ricevuto ottimi riscontri dalla critica, a tal punto da essere inserito in ogni lista dei migliori libri dell’anno dal «New York Times» al «Wall Street Journal», passando per il «Guardian» e il «New Statesman». Bestseller sia negli Stati Uniti sia in Inghilterra, da questo libro la Bbc sta producendo una serie televisiva diretta da Andrew Haigh.

 
Il Mediterraneo è un “enigma meraviglioso”. Mare di viaggi avventurosi, teatro delle più grandi battaglie navali della storia e di conflitti religiosi insanabili, dimora comune di ebrei cristiani e musulmani, culla di Omero. Mare interno, lo chiamavano i Greci, e nostro i Romani. È un pezzo di mondo dove tutto è accaduto, e tutto accade: nascita del pensiero greco e della cultura araba, mescolanze di civiltà, popoli e tradizioni. Nunnari con Destino mediterraneo racconta il Grande Mare delle tre religioni monoteiste, degli scambi, dei commerci, delle bellezze del paesaggio e della natura, dei misteri,
delle leggende, delle scorrerie piratesche e delle migrazioni bibliche. Riflette a lungo sull’Italia, che nel Mediterraneo è interamente immersa, col suo Sud, avanguardia occidentale verso Medioriente e Africa del Nord, e ponte di collegamento dell’Europa. Nonostante tutte le contraddizioni, i ritardi sulla modernità, le incessanti correnti migratorie, e i focolai di guerra, il nostro mare – sostiene l’autore – è il posto giusto per riscoprire la cultura d’origine dell’Occidente e lo spirito europeo: “Mediterraneo non è solo una nozione geografica, ma un vecchio nome, che si porta dietro la storia di tre continenti e di tre insiemi di civiltà; un patrimonio culturale che, in un futuro che si presenta pieno d’incognite, nel mondo che naviga senza bussola, smarrito, impaurito, e rinchiuso nei suoi falsi valori ingannatori, rappresenta l’eredità che ci può salvare”.

 

Mimmo Nunnari, giornalista e saggista, ha pubblicato: Nord Sud, l’Italia da riconciliare (1992), Storia della rivolta. Reggio 1970 (2000), Media arabi e cultura nel Mediterraneo (2009), Viaggio in Calabria, dalla Magna Grecia al Terzo Millennio (2009), La lunga notte della rivolta (2010) e, per Rubbettino, Dal giornale al portale (2004) e La Calabria spiegata agli italiani (2017).


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LifeGate PlasticLess è il progetto di LifeGate, nato l’8 giugno 2018 in occasione della Giornata Mondiale degli Oceani, volto a ridurre la plastica nei nostri mari grazie a un’ampia rete di collaborazioni che include porti, istituzioni pubbliche, aziende, associazioni e persone. Il progetto intende dare una risposta concreta al problema dell’inquinamento da plastica già presente nei nostri mari, adottando il dispositivo Seabin da installare nei porti. Si tratta di un cestino di raccolta dei rifiuti galleggianti in grado di catturare circa 1,5 kg di detriti al giorno, ovvero oltre 500 kg di rifiuti l’anno (a seconda del meteo e dei volumi dei detriti), comprese le microplastiche da 5 a 2 mm di diametro e le microfibre da 0,3 mm. Il Seabin viene immerso nell’acqua e fissato ad un pontile con la parte superiore del dispositivo al livello della superficie dell’acqua. Grazie all’azione spontanea del vento, delle correnti e alla posizione strategica del Seabin, i detriti vengono convogliati direttamente all’interno del dispositivo. La pompa ad acqua, collegata alla base dell’unità, è capace di trattare 25mila litri di acqua marina all’ora. I rifiuti vengono catturati nel cestino al suo interno, che può contenere fino a un massimo di 20kg, mentre l’acqua scorre attraverso la pompa e torna in mare. Quando la borsa è piena, viene svuotata e pulita. LifeGate ha scelto Seabin rispetto ad altri metodi di raccolta, ad esempio al sistema manuale, perché può funzionare 24 ore al giorno, 7 giorni su 7 consentendo, a costi contenuti, una efficace e continuativa raccolta dei rifiuti plastici galleggianti con minimo sforzo da parte del personale addetto. Inoltre cattura anche ciò che non è visibile all’occhio umano come microplastiche e microfibre.
 
 
LIFEGATE CONSULTING AND MEDIA SPA
LifeGate garantisce servizi di consulenza sui temi della sostenibilità, che oggi è un valore imprescindibile per la crescita di aziende e organizzazioni.
LifeGate Consulting offre strumenti concreti per implementare la Sostenibilità e supporta in maniera integrata le aziende che hanno intrapreso o vogliono intraprendere un percorso di sviluppo sostenibile. L’adozione di un modello d’impresa People Planet Profit offre la possibilità di intraprendere in modo strutturato un percorso che utilizzi la sostenibilità come strumento di sviluppo e differenziazione concreto, misurabile, orientato ai risultati economici e socio-ambientali, a beneficio sia dell’azienda stessa sia dei suoi stakeholder.

 

giovedì 25 aprile 2019

Buon 25 aprile


"Bisogna che la Repubblica sia giusta e incorrotta, forte e umana: forte con tutti i colpevoli, umana con i deboli e i diseredati. Così l'hanno voluta coloro che la conquistarono dopo venti anni di lotta contro il fascismo e due anni di guerra di liberazione."

Sandro Pertini

Bisogna che la Repubblica sia giusta e incorrotta, forte e umana: forte con tutti i colpevoli, umana con i deboli e i diseredati. Così l'hanno voluta coloro che la conquistarono dopo venti anni di lotta contro il fascismo e due anni di guerra di liberazione, e se così sarà oggi, ogni cittadino sarà pronto a difenderla contro chiunque tentasse di minacciarla con la violenza. Contro questa violenza nessun cedimento. Dobbiamo difendere la Repubblica con fermezza, costi quel che costi alla nostra persona.

Origine: https://le-citazioni.it/frasi/332938-sandro-pertini-bisogna-che-la-repubblica-sia-giusta-e-incorrotta/
„Bisogna che la Repubblica sia giusta e incorrotta, forte e umana: forte con tutti i colpevoli, umana con i deboli e i diseredati. Così l'hanno voluta coloro che la conquistarono dopo venti anni di lotta contro il fascismo e due anni di guerra di liberazione, e se così sarà oggi, ogni cittadino sarà pronto a difenderla contro chiunque tentasse di minacciarla con la violenza. Contro questa violenza nessun cedimento. Dobbiamo difendere la Repubblica con fermezza, costi quel che costi alla nostra persona.“ — Sandro Pertini

Origine: https://le-citazioni.it/frasi/332938-sandro-pertini-bisogna-che-la-repubblica-sia-giusta-e-incorrotta/

mercoledì 24 aprile 2019

Aspettando lo Strega; La straniera

Prosegue il nostro appuntamento con i libri finalisti del Premio Strega 2019; oggi prendiamo in esame "La straniera" di Claudia Durastanti, edito da La nave di Teseo.


“La storia di una famiglia somiglia più a una cartina topografica che a un romanzo, e una biografia è la somma di tutte le ere geologiche che hai attraversato”. Come si racconta una vita se non esplorandone i luoghi simbolici e geografici, ricostruendo una mappa di sé e del mondo vissuto? Tra la Basilicata e Brooklyn, da Roma a Londra, dall’infanzia al futuro, il nuovo libro dell’autrice di Cleopatra va in prigione è un’avventura che unisce vecchie e nuove migrazioni. Figlia di due genitori sordi che al senso di isolamento oppongono un rapporto passionale e iroso, emigrata in un paesino lucano da New York ancora bambina per farvi ritorno periodicamente, la protagonista della Straniera vive un’infanzia febbrile, fragile eppure capace, come una pianta ostinata, di generare radici ovunque. La bambina divenuta adulta non smette di disegnare ancora nuove rotte migratorie: per studio, per emancipazione, per irrimediabile amore. Per intenzione o per destino, perlustra la memoria e ne asseconda gli smottamenti e le oscurità.
Non solo memoir, non solo romanzo, in questo libro dalla definizione mobile come un paesaggio e con un linguaggio così ampio da contenere la geografia e il tempo, Claudia Durastanti indaga il sentirsi sempre stranieri e ubiqui.
La straniera è il racconto di un’educazione sentimentale contemporanea, disorientata da un passato magnetico e incontenibile, dalla cognizione della diversità fisica e di distinzioni sociali irriducibili, e dimostra che la storia di una famiglia, delle sue voci e delle sue traiettorie, è prima di tutto una storia del corpo e delle parole, in cui, a un certo punto, misurare la distanza da casa diventa impossibile.

Recensione tratta da illibraio.it

Nipote di emigranti, nata a Brooklyn e tornata in Basilicata ad appena sei anni, Claudia Durastanti – che attualmente vive a Londra – ha fatto il percorso inverso di molti espatriati: la campagna lucana è stata per lei casa, e le strade di New York il luogo dei ricordi della prima infanzia e delle vacanze estive. Un’esperienza italoamericana che, come pubblico, siamo abituati a fruire attraverso diverse forme narrative e di cui abbiamo un’immagine per certi versi quasi preconfezionata. Le narrazioni delle migrazioni riecheggiano nelle pagine della Straniera, nelle immagini degli zii che fanno ballare Claudia bambina e della nonna che parla un americano volutamente artefatto. E Durastanti infatti scrive: “È per questo che non mi sento in colpa a stereotipizzare la mia famiglia italoamericana attraverso appassionati riferimenti criminali; sono le fantasie di grandezza a cui aspiravano. Erano i film che avevano visto, le canzoni che avevano sentito”.
Perno e centro focale della narrazione, è però la figura della madre, ragazza degli anni Settanta affetta da sordità che, con coerente caoticità, si sposta tra i continenti. Durastanti ne racconta la romanzesca relazione sentimentale con il padre e indaga i rapporti famigliari, anche i più complessi, in maniera analitica e problematizzante, senza mai scadere nel melodramma. Lo stile narrativo è piano, profondamente letterario ma senza circonvoluzioni estetizzanti. Nel corso dei capitoli, lentamente i genitori di Durastanti da protagonisti della storia diventano elementi di quella, individuale, della scrittrice. Allora il personaggio Claudia prende il sopravvento, con inserti che sono quasi brevi long-form critici all’interno di un più ampio affresco famigliare e sociale.

Claudia Durastanti (Brooklyn, 1984) è scrittrice e traduttrice. Il suo romanzo d’esordio Un giorno verrò a lanciare sassi alla tua finestra (2010) ha vinto il Premio Mondello Giovani; nel 2013 ha pubblicato A Chloe, per le ragioni sbagliate, e nel 2016 Cleopatra va in prigione, in corso di traduzione in Inghilterra e in Israele. È stata Italian Fellow in Literature all’American Academy di Roma. È tra i fondatori del Festival of Italian Literature in London. Collabora con “la Repubblica” e vive a Londra.


martedì 23 aprile 2019

Giornata mondiale del libro e del diritto d'autore

Oggi ricorre la giornata mondiale del libro e del diritto d'autore, si celebra ogni anno, in oltre 100 Paesi con l'intento di promuovere la lettura, la proprietà intellettuale e l’editoria. Fu istituita in Spagna da re Alfonso XIII nel giorno del 23 aprile, festa di San Giorgio patrono della Catalogna. Qui è tradizione che gli uomini regalino alle proprie donne una rosa, e i librai catalani, attuando un’ottima strategia di marketing, erano soliti dare in omaggio una rosa ai clienti per ogni libro comprato.

L’UNESCO nel 1996 la adotta come Giornata Mondiale del Libro, mantenendo lo stesso giorno della Catalogna ma con una motivazione diversa: il 23 aprile morirono Miguel de Cervantes, William Shakespeare e Garcilaso de la Vega, tre grandi scrittori da omaggiare. Da allora, ogni anno, viene nominata una Capitale mondiale del libro per promuovere iniziative culturali e progetti editoriali. Il libro e la lettura rappresentano un mezzo di approfondimento e di conoscenza, sono strumento di informazione e di apprendimento culturale, entrambi oggi indispensabili per superare le incertezze e le precarietà legate alla paura della globalizzazione, del cambiamento e del diverso. La lettura, che consiste anche in un piacere ineguagliabile per gli appassionati, ci consente di entrare in mondi, vite e tempi diversi e ci dà la possibilità di avvicinari a esperienze e realtà lontane dalla nostra, accrescendo così la nostra conoscenza e la consapevolezza di quanto il mondo che ci circonda sia poliedrico. 
Ogni anno viene scelta una capitale della giornata mondiale del libro:
2001 – Madrid – Spagna
2002 – Alessandria – Egitto
2003 – New Delhi – India
2004 – Anversa  – Belgio
2005 – Montréal – Canada
2006 – Torino – Italia
2007 – Bogotà – Colombia
2008 – Amsterdam – Paesi Bassi
2009 – Beirut – Libano
2010 – Lubiana – Slovenia
2011 – Buenos Aires – Argentina
2012 – Erevan – Armenia
2013 – Bangkok – Thailandia
2014 -Port Harcourt – Nigeria
2015 – Incheon – Corea del Sud
2016 – Breslavia – Polonia
2017 – Conakry – Guinea
2018 – Atene – Grecia
2019 – Sharjah -Emirati Arabi Uniti

lunedì 22 aprile 2019

Salone del libro di Torino; il programma

Mancano due settimane al Salone del Libro di Torino e nei giorni scorsi è stato annunciato il programma della 32esima edizione del Salone del Libro. 

Programma illustrato in un incontro  tenuto al Teatro Espace da Silvio Viale, presidente dell’Associazione Torino, la Città del Libro, Giulio Biino, presidente della Fondazione Circolo dei lettori, Maurizia Rebola, direttore della Fondazione Circolo dei lettori, e Nicola Lagioia, direttore del Salone Internazionale del Libro di Torino. Alla presenza, tra gli altri, di Sergio Chiamparino, presidente della Regione Piemonte, e Chiara Appendino, sindaca della Città di Torino. Silvio Viale, presidente dell’Associazione «Torino, la Città del Libro» che ha acquistato il marchio, ha assicurato che per gli incontri ci saranno 40 sale dai 40 ai 70 posti.
A partire da mercoledì 17 aprile apriranno le biglietterie sul sito salonelibro.it. Invariati i prezzi: € 10 il biglietto intero, € 8 il ridotto. Il biglietto per i bambini dai 3 ai 6 anni è di € 2,50, per i giovani dai 7 ai 26 € 8. Il Salone è aperto giovedì, domenica e lunedì dalle 10 alle 20, venerdì e sabato dalle 10 alle 21. Tre ingressi e uno spazio espositivo ampliato da 51 mila a 63 mila metri quadrati. Tre inaugurazioni apriranno la rassegna: la sera di mercoledì 8 maggio, l’Intervista impossibile a Leonardo Sciascia a 30 anni dalla morte; Fernando Savater prenderà parola giovedì 9 maggio, con la grande lezione inaugurale su «Dov’è l’identità culturale europea», mentre per la prima volta anche il Bookstock Village, il padiglione dedicato ai ragazzi avrà un suo inizio (sempre giovedì) con Paola e Claudio Regeni che racconteranno chi era loro figlio Giulio, assassinato in Egitto.
La serata di preinaugurazione sarà dedicata a Leonardo Sciascia e la lezione inaugurale sarà affidata a Fernando Savater con la sua lectio sull'Europa. Fabrizio Gifuni dedicherà a Cortázar il suo reading mentre Gianluca De Cataldo e Louis Sepulveda saranno protagonisti assieme a Enrique Vila Matas. Uno degli ospiti star di questa edizione sarà Jovanotti, "e nell'anno delle origini del mondo, l'uomo dell'ombelico del mondo non poteva mancare", ha ricordato Lagioia. Sono attesi anche Josè Munoz, dalla Nigeria Wole Soyinka e, come annunciato nella prima conferenza, arriverà il figlio di Salinger, Matt, che racconterà gli inediti e gli aneddoti del padre, oltre ai finalisti del Premio Strega Europeo annunciati proprio oggi: Catherine Dunne, Robert Menass, Sasha Marianna Salzmann, Ilja Leonard Pfeijffer. Nel filone pop ci sta anche Pippo Baudo intervistato da Valeria Parrella e per la musica ci sarà Danny Goldberg, rocker e agente dei Nirvana. Il Salone si occuperà anche di cinema, con "Book to screen", i libri che diventano film o serie Tv; ci saranno due grandi registi, Abel Ferrara e l'italiano Saverio Costanzo che ha firmato, tra gli altri, anche la serie tv "L'amica geniale". Per la divulgazione scientifica Alberto Angela e Roberto Cingolani e a difendere l'editoria ci sarà il ministro dei beni culturali Alberto Bonisoli che incontrerà gli editori per discutere sulle misure da prendere a tutela del mondo editoriale.
Le Marche sono la Regione ospite del Salone. Lo Spazio Marche, nel Padiglione 1, sarà un intreccio di dialoghi e incontri variegati, dalla fotografia al digitale, dalla letteratura alla poesia, con le presentazioni dei festival letterari e premi che animano la vita culturale del territorio. E ancora, incontri con autori ed editori marchigiani, poeti e intellettuali come Alberto Folin, il biblista Alberto Maggi, Luca Mercalli, Mohamed Razane, Filippo La Porta, Franco D’Intino, Stefano Petrocchi, Paolo Di Paolo, Giorgio Zanchini, Loredana Lipperini, Vittorio Sgarbi.



sabato 20 aprile 2019

Gli occhi dell'agnello

Per la Pasqua imminente vorrei dedicarvi questo mio racconto breve, augurando a tutti voi una buona festa.


 

Gli occhi dell’agnello


Sulla spianata aleggiava, sospeso nella bruma mattutina, un profondo silenzio. L’alba pareva indugiare oltre le colline brulle che disegnavano l’orizzonte. Solo un leggero chiarore stemperava il blu della notte, smorzando lo sfavillio delle stelle. La luna, infiammandosi di un riverbero rosso brace, si celava tra le fronde di un ulivo, mentre l’universo intero tratteneva il respiro.
Appollaiato sul ramo di un ulivo secolare, un giovane passero attendeva il sorgere del sole, con l’animo oppresso dalla mesta atmosfera che da giorni inquietava la natura: nemmeno un belato giungeva dai pascoli degli armenti; gli uccelli, silenti, non si alzavano in volo che per brevi tragitti. Le volpi s’erano rifugiate nelle tane, mentre nessuna farfalla spiegava le proprie ali a colorare l’aria.
L’uccellino rabbrividì; nella testa mulinavano ancora le immagini, le emozioni, le paure vissute nelle ultime ore.
Tutto ebbe inizio quando, cedendo alla curiosità, s’era avvicinato alla grande città chiamata santa; carovane di uomini, merci e animali, ne percorrevano le strade varcandone le porte. Una folla chiassosa animava le vie, assieme al belato degli agnelli che ne accompagnavano il passo.
Intrigato, aveva planato sopra le teste della gente con brevi e vigorosi battiti d’ali, sfiorandone quasi i pensieri. Poggiandosi ora su di una stuoia, ora sulle travi di un portico, s’accostava alle persone.
Un uomo, seduto sulla groppa di un asino, attirò la sua attenzione con gesti pacati, la voce calda e gli occhi dolci quanto il miele.
Il passero capì di potersi avvicinare senza alcun timore: da quell’uomo s’espandeva una forza invisibile, la stessa energia del sole. In lui erano racchiusi la potenza e il mistero del creato.
La folla iniziò a declamare inni di gioia, agitando lunghe fronde di palma e stendendo dei mantelli sul suo cammino; il giubilo fu così grande da spaventare il passero facendolo fuggire.
Tale fu la meraviglia per quell’incontro, che nei giorni successivi seguitò a cercare quel volto; una ricerca vana ma caparbia, perseguita intrufolandosi nei davanzali delle case più umili.
Una strana inquietudine, però, si sviluppò con il trascorrere delle ore: un angoscia montante come l’incessante belare degli agnelli che riecheggiava fra le vie della città. Un verso cupo, irrequieto, simile al pianto di un bimbo strappato dalle braccia della madre.
Il giovane passero vagò ansioso e turbato da quell’atmosfera lugubre, finché non s’avvicinò al grande tempio, dove la folla era più numerosa e indaffarata, e quel belare si udiva più forte.
Volò oltre il colonnato, varcando la soglia di quel luogo sino a ritrovasi dove gli agnelli, con lamenti strazianti, venivano immolati sull’altare fra volute d’incenso e mirra.
Inorridì nel veder spegnersi la fiamma della vita in quegli occhi limpidi come l’acqua. Tale fu l’orrore, che fuggì lontano: solo il desiderio di scappar via senza voltarsi, con il cuore in gola, mentre i belati parevano seguirlo, quasi volessero afferrarne le ali a trattenerlo.
Vagò per giorni oppresso, mentre lo straziante belare echeggiava nelle sue orecchie.
Un pomeriggio, volò su di una collina brulla, dove sul culmine dell’arida sassaia, spiccavano quelli che parevano tre alberi spogli e privi di vita. Esausto, si posò sul legno grezzo di uno di questi, inorridendo nel vedervi crocifisso un uomo.
Il primo impulso fu di fuggire lontano, ma qualcosa ne impedì i movimenti. Una corona di spine ne cingeva il capo. Il volto irriconoscibile: tumefatto, coperto di fango, sudore e sangue, mentre un faticoso rantolo ne suppliva il respiro.
I loro sguardi s’incrociarono e il passero riconobbe, dietro la maschera di dolore, colui che aveva tanto cercato.
Le tenebre calarono, smorzando la luce nei sui occhi, e la fiamma vitale si affievolì.
Fissandone lo sguardo limpido e innocente, il passero lo associò a quello di un agnello. Non astio, rancore o ira, ma una disarmante pietà: lui, morente, provava una profonda compassione per chi ne aveva causato le pene.
Una folata di fumo, alzatasi da un fuoco poco distante, investì il piccolo pennuto, accentuandone il senso d’asfissia, mentre nella sua mente aumentava quell’assordante belare dell’agnello sacrificale.
L’uomo chinò il capo per non rialzarlo più.
Il silenzio calò come un sudario sulla terra, azzittendo ogni creatura; nella testa del passero cessò il belare lancinante. Terrorizzato, l’uccellino volò via, rifugiandosi fra le fronde di un ulivo solitario, dove rimase ammutolito e ansioso.
Attese tutta la notte e poi il giorno dopo e la notte che ne seguì. Al sorgere del nuovo giorno, il sole stava per scacciare il senso di oppressione, quando un soffio tiepido accarezzò la terra. Un alito di vita che smosse appena le fronde dell’ulivo e infuse nel piccolo passero una sensazione di benessere.
Il canto degli uccelli esplose verso il cielo, innalzando un osanna, mentre una luce pura, intensa ma non abbacinante, si diffuse in ogni dove, un istante prima che il sole sorgesse.
Nel passero rinacque l’energia vitale, assieme alla voglia d’unirsi all’inno alla gioia che si propagava nell’aria come cerchi su di uno specchio d’acqua.
Percepì una presenza ai piedi dell’albero, un passo felpato. Incuriosito, volò sui rami più bassi. L’uomo che aveva visto morire sulla croce, camminava a piedi scalzi, dai suoi occhi era scomparsa ogni ombra di dolore, sostituita da un amore smisurato, puro e fulgente.
Il passero, però, non provò paura, ma una sensazione inspiegabile di gioia e meraviglia. Senza riflettere, intonò una melodia armoniosa in suo onore, salutandone, a suo modo, il ritorno.
Lusingato, l’uomo si fermò ad ascoltarne il canto, ricambiando il saluto con un sorriso più dolce del miglio impastato con del miele.


Edito come prologo in: Giosuè di Betania 2016

venerdì 19 aprile 2019

Il filo infinito di Paolo Rumiz

Una delle novità editoriali: Il filo infinito di Paolo Rumiz edito da Feltrinelli

Che uomini erano quelli. Riuscirono a salvare l’Europa con la sola forza della fede. Con l’efficacia di una formula: ora et labora. Lo fecero nel momento peggiore, negli anni di violenza e anarchia che seguirono la caduta dell’Impero romano, quando le invasioni erano una cosa seria, non una migrazione di diseredati. Ondate violente, spietate, pagane. Li cristianizzarono e li resero europei con la sola forza dell’esempio. Salvarono una cultura millenaria, rimisero in ordine un territorio devastato e in preda all’abbandono. Costruirono, con i monasteri, dei formidabili presidi di resistenza alla dissoluzione. Sono i discepoli di Benedetto da Norcia, il santo protettore d’Europa. Paolo Rumiz li ha cercati nelle abbazie, dall’Atlantico fino alle sponde del Danubio. Luoghi più forti delle invasioni e delle guerre. Gli uomini che le abitano vivono secondo una Regola più che mai valida oggi, in un momento in cui i seminatori di zizzania cercano di fare a pezzi l’utopia dei padri: quelle nere tonache ci dicono che l’Europa è, prima di tutto, uno spazio millenario di migrazioni. Una terra “lavorata”, dove – a differenza dell’Asia o dell’Africa – è quasi impossibile distinguere fra l’opera della natura e quella dell’uomo. Una terra benedetta che sarebbe insensato blindare. E da dove se non dall’Appennino, un mondo duro, abituato da millenni a risorgere dopo ogni terremoto, poteva venire questa portentosa spinta alla ricostruzione dell’Europa? Quanto c’è ancora di autenticamente cristiano in un Occidente travolto dal materialismo? Sapremo risollevarci senza bisogno di altre guerre e catastrofi? All’urgenza di questi interrogativi Rumiz cerca una risposta nei luoghi e tra le persone che continuano a tenere il filo dei valori perduti, in un viaggio che è prima di tutto una navigazione interiore.

Con “Il filo infinito. Viaggio alle radici d’ Europa” Rumiz, dopo i viaggi di Annibale, “Ritorno sui monti naviganti”, “Le dimore del vento”, aggiunge un altro tassello a quei viaggi “compiuti a passo lento e velocità sostenibile”. Questa volta alla scoperta delle origini cristiane dell’Europa, tra monaci e monasteri benedettini.
Se la risonanza – secondo Rumiz – è “l’approccio principale al sacro”, la musica non poteva mancare in questo viaggio alla volta dell’Europa. E infatti a contrappuntare l’affascinante narrazione dello scrittore ci ha pensato la polistrumentista Maddelena Scagnelli, accompagnata dal suo gruppo di giovani e talentuosi musiscisti del gruppo “Enerbia”.
Voci e pochi strumenti a corda o a percussionei in brani che spaziano tra il sacro e il profano, con al centro il tema rosa. Non a caso sulla copertina del libro spicca l’immagine della Sacra di S. Michele, uno dei modelli del none della rosa di Umberto Eco.

giovedì 18 aprile 2019

Il maggio dei libri

Nata nel 2011 con l’obiettivo di sottolineare il valore sociale dei libri quale elemento chiave della crescita personale, culturale e civile, Il Maggio dei Libri è una campagna nazionale che invita a portare i libri e la lettura anche in contesti diversi da quelli tradizionali, per intercettare coloro che solitamente non leggono ma che possono essere incuriositi se stimolati nel modo giusto. Tutti possono contribuire organizzando iniziative che si svolgano fra il 23 aprile e il 31 maggio e registrandole nella banca dati della campagna, sul sito ufficiale. Nella sua missione, il Maggio dei Libri coinvolge in modo capillare enti locali, scuole, biblioteche, librerie, festival, editori, associazioni culturali e i più diversi soggetti pubblici e privati. In Italia ma non solo: ogni anno, infatti, la campagna varca i confini nazionali unendo nella comune passione per la lettura anche alcune scuole italiane all’estero. Grazie alla collaborazione del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, nel corso delle edizioni si sono svolti appuntamenti in: Argentina (Buenos Aires e Morón), Belgio (Liegi e il sito UNESCO Blegny-Mine), Brasile (San Paolo), Canada (Toronto), Croazia (Albona e Zara), Francia (Lione e Parigi), Germania (Berlino), Grecia (Atene), Perù (Lima), Romania (Bucarest), Spagna (Barcellona), Svizzera (Lugano e Poschiavo) e Turchia (Smirne).

I filoni tematici della nona edizione

Il claim di quest’anno è Se voglio divertirmi leggo, raccontato in modo suggestivo dall’immagine guida realizzata anche quest’anno dall’illustratrice Mariachiara Di Giorgio. Ma non è tutto: presto saranno svelate altre suggestioni di immagini e parole… Intanto, per chi volesse qualche spunto cui ispirarsi per le proprie iniziative, ecco i percorsi tematici proposti: Leonardo, Jerome D. Salin
ger, Primo Levi, Ha toccato! Mezzo secolo dall’allunaggio.
percorsi di lettura ispirati ai quattro filoni proposti quest’anno dal Centro per il libro e la lettura? Come sempre, si tratta di suggestioni alle quali, se lo desiderate, potete ispirarvi in totale libertà per le vostre iniziative. Qui sul sito trovate, per ciascun filone, la relativa bibliografia ragionata e suddivisa per fasce d’età. Buone letture e buon lavoro!
  • Desiderio e genio. A 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci (2 maggio 1519).
Pittore, architetto, ingegnere ante litteram: la sua poliedricità non ha eguali e la sua insaziabile curiosità, unita a una infinita immaginazione, lo ha reso unico. Osservazione, creatività, fantasia, pragmatismo, metodo, logica: il suo genio ha rivoluzionato un’epoca e influenzato molteplici ambiti del sapere umano fino ad oggi.
  • Dove sei giovane Holden? A cento anni dalla nascita di J.D. Salinger
Uno degli scrittori più celebri del Novecento, Jerome D. Salinger – nato a New York il 1 gennaio 1919 – è divenuto famoso per aver scritto Il giovane Holden, romanzo di formazione che ha riscosso un’enorme popolarità fin dalla sua pubblicazione, nel 1951, per poi divenire un classico della letteratura.
  • Se questo è un uomo. A cento anni dalla nascita di Primo Levi
Primo Levi, nato a Torino il 31 luglio 1919, è stato uno scrittore, partigiano e chimico italiano, autore di racconti, memorie, poesie, saggi e romanzi. L’opera d’esordio Se questo è un uomo, nella quale descrive e racconta la sua esperienza di ebreo deportato nel campo di sterminio nazista di Auschwitz, è considerato un classico della letteratura mondiale.
  • Guarda che luna! A cinquanta anni dall’allunaggio
Il 20 luglio 1969 avvenne lo sbarco del primo uomo al mondo su un corpo extraterrestre. L’americano Neil Armstrong, capitano della missione Apollo 11, atterrò sulla Luna e pronunciò la celebre frase: “un piccolo passo per un uomo, un grande balzo per l’umanità”.

mercoledì 17 aprile 2019

Aspettando lo Strega 2019; Di chi è questo cuore

Prosegue il nostro appuntamento con i libri finalisti del Premio Strega 2019; oggi prendiamo in esame “Di chi è questo cuore” di Mauro Covacich, edito da La nave di Teseo.

Una piccola anomalia cardiaca viene scoperta all’uomo che ha il nome e le sembianze dell’autore, allontanandolo da un’attività sportiva ai limiti del fanatismo e infrangendo l’illusione di un’efficienza fisica senza data di scadenza. È questo l’innesco di un romanzo sul corpo, ma soprattutto sul cuore come luogo dei sentimenti e dei destini individuali. C’è un ragazzo caduto, o forse lasciato cadere, da una finestra di un albergo di Milano durante una gita scolastica. Ci sono gli esseri umani, fragili e pieni di voglie.
La solitudine e il desiderio. Ma la storia gira attorno alla relazione dell’autore con la sua compagna, alle trasferte di lavoro, alle tentazioni a cui sono esposti, alla fiducia e al sospetto di cui si nutre la convivenza. Chi è, ad esempio, quell’uomo che si infila in casa loro la notte? Una pista porterebbe nel quartiere, il Villaggio Olimpico di Roma, popolato da figure che sembrano carte dei tarocchi e che lo scrittore consulta nelle sue camminate erranti.
Dopo La città interiore, Mauro Covacich compone una nuova, potente avventura narrativa che ha il coraggio dell’autobiografia più vera. Un romanzo capace di entrare con esattezza nel presente che plasma le nostre vite.

Recensione tratta da SoloLibri.net
 
Un disturbo cardiaco da poco diagnosticato gli suggerisce di non rischiare “una sincope” continuando ad allenarsi per gare di corsa o per defatiganti nuotate. “Eh sì, per un po’ lei deve stare a riposo”. Da questo suggestione parte il romanzo, “Di chi è questo cuore” (La Nave di Teseo, 2019), che si pone nell’ormai consolidata tradizione dell’autofiction, molto cara ai narratori contemporanei. Allora seguiamo lo scrittore nelle sue giornate ricche di incontri, interviste, di viaggi in treno, di impressioni che vengono dalla cronaca, dalla quotidianità. Il rapporto con la compagna Susanna, con la celebre famiglia di lei, soprattutto il padre Achille, a lungo professore di letteratura italiana presso La Sapienza, straordinario dantista e non solo, nei confronti del quale lo scrittore prova una forma di soggezione, ma anche di grande affetto e di scambio di passioni letterarie. Con sua madre, rimasta a Trieste, che dopo la vedovanza ha cominciato a frequentare in modo quasi compulsivo Facebook, riempiendosi di amicizie virtuali, di fotografie di viaggi e paesaggi, rivelando un’insospettata socialità e una grande voglia di apertura alla vita.
L’io narrante somiglia o si identifica in gran parte con lo scrittore, colpito da fatti di cronaca su cui indaga, riflette, scrive sui quotidiani: come è precipitato nel cortile dell’albergo il ragazzo che durante una gita scolastica è stato trovato morto, mentre i suoi compagni si dichiaravano innocenti o indifferenti di fronte ad una disgrazia così assurda? Avevano bevuto? Qualcuno lo ha spinto? Spesso nel corso del romanzo l’autore ritorna su questo tema, che lo turba come pure si interroga sul destino dei senza tetto che affollano il suo quartiere. Uno più di altri, Arcimboldo, che dorme sotto il ponte di Corso Francia, vive di scarti e di cartoni di vino a buon mercato, una sorta di presenza amica, che poi si rivelerà protagonista di una storia incredibile. Accanto a lui, mammine con i passeggini, il viso rivolto allo schermo del cellulare, ragazzi indiani che si offrono come portatori di carrelli della spesa, i volontari di Save The Children, le guardie giurate, i questuanti.
La Roma di Covacich è piena di personaggi, di luoghi, di situazioni difficili. C’è la stazione Termini, descritta nei meandri più oscuri della microcriminalità indomabile con toni letterari di grande efficacia narrativa:
E ancora il quartiere multietnico di Piazza Vittorio, le prostitute e i trans dell’Acqua Acetosa, ma anche il verde della città, Villa Borghese al mattino presto, quando la città sembra disabitata.
Nel romanzo di Mauro Covacich si trovano tanti dettagli, descrizioni, impressioni, riflessioni, giudizi che lo scrittore dà sul mondo culturale e sullo spaccato sociale di cui è parte, su di sé, sul rapporto di coppia non sempre facile e lineare, mentre una sorta di grasso grosso personaggio di fantasia si inserisce nelle sue stanze, nel suo subconscio, nel quotidiano delle sue giornate piene di ansia, di sigarette da non fumare, di farmaci ansiolitici, Lexotan, Lendormin, Valpinax, ma anche di belle pagine di letteratura, di filosofia, di storia. Un lungo capitolo, Anne, riflette sul celebre “Diario” in edizione integrale curato da Natalia Ginzburg: Anne Frank e la sua amica immaginaria Kitty, “l’Altro invisibile, il doppio in ascolto, lo orecchio che ha creato la voce”, come anche è emozionante la scoperta di Etty Hillesum e del suo diario, che ci rivela una personalità straordinaria, il suo dialogo con Dio e con l’umanità, in quello che Covacich definisce:
Il romanzo di Covacich alterna diversi registri linguistici, argomenti alti ad altri meno nobili, pagine descrittive ad altre colme di implicazioni psicologiche, analitiche, provocatorie. Libro denso, ricco, profondo. Ringrazio per l’omaggio ad Achille Tartaro, indimenticabile professore, con cui ho imparato ad amare il Canzoniere di Petrarca. Autofiction?



Mauro Covacich (Trieste, 1965) è autore della raccolta di racconti La sposa (2014, finalista Premio Strega) e di numerosi romanzi, tra cui A perdifiato (2003), Fiona (2005), Prima di sparire (2008) e A nome tuo (2011), che compongono il ciclo delle stelle. Nel 2017 ha pubblicato con La nave di Teseo La città interiore (finalista Premio Campiello). Nel 1999 l’Università di Vienna gli ha conferito l’Abraham Woursell Prize. Vive a Roma.

martedì 16 aprile 2019

Premio ITAS del Libro di Montagna; i finalisti

 La Giuria, riunitasi in questi giorni, ha selezionato la rosa dei finalisti tra le 88 opere pervenute per la 45aedizione del Premio ITAS del Libro di Montagna, il concorso letterario internazionale dedicato alle opere in cui si celebra la montagna in tutte le sue forme e rappresentazioni. 


Questi i titoli selezionati per ciascuna delle tre categorie in gara.

Migliore opera narrativa:
  • I giorni della neve, Francesco Casolo e Michele Freppaz, DeA Planeta
  • Il legame, Simon McCartney, OltreConfine
  • Inganno, Lilli Gruber, Rizzoli
  • La contadina, Noemi Lerch, Gabriele Capelli Editore
  • Resto qui, Marco Balzano, Einaudi
Migliore opera non narrativa:
  • Adamello 1915-1918, Tommaso Mariotti e Rudy Cozzini, Parco Naturale Adamello Brenta
  • Eravamo immortali, Manolo, Fabbri Editori
  • Il pastore di stambecchi, Louis Oreiller e Irene Borgna, Ponte alle Grazie
  • Storia del bosco. Il paesaggio forestale italiano, Mauro Agnoletti, Editori Laterza
  • Una yurta sull’Appennino, Marco Scolastici, Einaudi
Migliore opera narrativa per ragazzi:
  • Cento passi per volare, Giuseppe Festa, Salani Editore
  • Patagonio e la Compagnia del Randagio, Bruno Tecci, Rrose Sélavy
  • Storia della montagna impossibile, Alessandro Boscarino, Rizzoli
La passione per la montagna sembra essere sempre più celebrata dagli autori, vedendo anche la crescita delle opere che si incentrano su questo tema.
L’ottimo riscontro delle ultime edizioni, quest’anno sarà celebrato anche da Paolo Cognetti, vincitore della 43^ edizione del Premio nel 2017 per la categoria “narrativa” con il suo “Le Otto Montagne”. Per la prima volta, lo scrittore ha fatto ufficialmente parte della Giuria del Premio, che negli ultimi anni si mostra essere un ottimo punto di analisi per un segmento dell’editoria molto particolare.
La premiazione avverrà prossimo 4 maggio a Trento in occasione della premiazione della settimana cinematografica della 67° edizione del Trento Film Festival. Il giorno successivo i vincitori si riuniranno per dialogare in una tavola rotonda aperta al pubblico con il presidente di Giuria Enrico Brizzi.

Il Premio ITAS è annuale e premia:
a. Premio “Aquila ITAS” per la miglior opera narrativa sul tema della montagna;
b. Premio “Aquila ITAS” per la miglior opera non narrativa (saggi, manuali, guide...) sull’alpinismo, la storia della montagna, i viaggi, la cultura e lo sviluppo, l’avventura, e in generale sulla montagna come vita;
c. Premio “Aquila ITAS” per il miglior libro di narrativa per ragazzi in cui la montagna svolga un ruolo significativo. 
La Giuria ha facoltà di segnalare altre opere oltre a quelle vincitrici.
Una segnalazione particolare viene riservata all’opera che valorizzi i temi, gli autori o l’editoria del Trentino Alto Adige.

lunedì 15 aprile 2019

Premio Strega ragazze e ragazzi; i vincitori

Sono Luca Doninelli e Guido Sgardoli i vincitori della quarta edizione del Premio Strega Ragazze e Ragazzi. Giunto alla quarta edizione, il premio è promosso da Fondazione Maria e Goffredo Bellonci e Strega Alberti Benevento – organizzatori del Premio Strega – con il Centro per il libro e la lettura.

Sono stati annunciati, infatti, i vincitori della quarta edizione del Premio Strega Ragazze e Ragazzi. Quest’anno il riconoscimento va a  Luca Doninelli (con Tre casi per l’investigatore Wickson Alieni, Bompiani, per la categoria +6, rivolta alla fascia di lettori dai 6 ai 10 anni, con 16 voti su 40 espressi) e Guido Sgardoli (con The Stone. La settima pietra, Piemme, per la categoria +11, rivolta alla fascia dagli 11 ai 15 anni, con 150 voti, su 474), sono stati i libri più votati da una giuria composta da lettrici e lettori fra i 6 e i 15 anni di età.
Premiata anche Anna Becchi per la traduzione del libro finalista Come ho scritto un libro per caso di Annet Huizing (La Nuova Frontiera Junior), scelta dal Comitato scientifico del premio, presieduto da Giovanni Solimine, presidente della Fondazione Bellonci, e composto da Flavia Cristiano (Centro per il libro e la lettura), Fabio Geda (scrittore), Nicoletta Gramantieri (Biblioteca Salaborsa Ragazzi, Bologna), Laura Giaretta (Scuola elementare Marco Polo, Rosà), Martino Negri (Università degli Studi di Milano-Bicocca), Elena Pasoli (Bologna Children’s Book Fair) e Paola Saoncella (Libreria Biblion, Granarolo).

A Levermoir, una piccola isola al largo della costa irlandese, tutti si conoscono e la vita sembra scorrere uguale a se stessa da sempre. Liam abita con il padre, perennemente a pesca o al pub, ha perso da poco la madre per un incidente e sta cercando di rimettere insieme i pezzi della sua vita. Ma il misterioso suicidio del vecchio farista dà l’avvio a una serie di macabri episodi che trasformeranno profondamente l’isola e i suoi schivi abitanti. Sotto il faro a cui si è impiccato il signor Corry, Liam trova una pietra con delle strane incisioni, simile a quella che la madre aveva nascosto nella serra. Quando scopre che le due pietre, se accostate, diventano una cosa sola emanando un bagliore bluastro, condivide lo stupore con i suoi amici di sempre, Midrius e Dotty. Nel frattempo fatti tragici si susseguono senza tregua: morti sospette, incendi, sparizioni, incidenti stradali, e in ogni occasione fa la sua comparsa un frammento di quella che sembra essere la leggendaria Settima Pietra, che esercita un oscuro potere sulle menti delle persone.
The Stone è una corrente impetuosa. Grazie a una lingua tesa e precisa trascina il lettore nel mistero e lo imprigiona in una rete di avventure e relazioni. L’importanza di non indietreggiare di fronte alla verità, di guardare in faccia il meraviglioso e di venire a patti con le proprie paure è al centro di una storia dalle atmosfere gotico-irlandesi.


L’investigatore Wickson Alieni ha qualcosa di davvero particolare: non ha niente di particolare. È così normale da essere invisibile. Cosa che per un investigatore può rivelarsi un’arma straordinaria. Nessuno lo nota, nessuno lo vede. Però lui c’è. E il commissario Frank Fellikke è ben felice di poter contare su un alleato del genere, anche perché lui, Fellikke, lavora meno che può: è troppo occupato a occuparsi del suo unico capello, che si chiama Filippo. E questo è solo l’inizio. L’inizio di tre avventure londinesi, tra nebbie dense e macchine acchiappanuvole, tè delle cinque, ombrelli e furti di aringhe, che oltre all’investigatore invisibile vedono in scena un topastro di fogna, il terribile malvivente Milton Bobbitt e il suo molto dentato complice, un inventore geniale…
Un insieme di racconti che ruota intorno alla figura di Wickson Alieni, investigatore così ordinario da risultare invisibile agli occhi dei malviventi di cui sventa le improbabili malefatte in una Londra tanto inglese quanto surreale. Una scrittura scoppiettante, nel segno della leggerezza e della musicalità, che si presta alla lettura ad alta voce.


Il Premio Strega Ragazze e Ragazzi viene assegnato a libri di narrativa per ragazzi pubblicati in Italia, anche in traduzione, tra il primo luglio dell’anno precedente e il 30 giugno dell’anno in corso. È promosso dalla Fondazione Bellonci e dall’azienda Strega Alberti Benevento – organizzatori del Premio Strega – con il Centro per il libro e la lettura, istituto autonomo del Mibac nato nel 2007 con il compito di divulgare in Italia la cultura del libro e della lettura, e la Fiera del libro per ragazzi di Bologna, il maggior evento fieristico di settore a livello internazionale.
Due le categorie di concorso: una per libri destinati a lettrici e lettori dai 6 ai 10 anni e una per lettrici e lettori dagli 11 ai 15 anni. Grazie alla collaborazione con una rete di scuole primarie e secondarie in tutta Italia e all’estero, sono proprio i giovanissimi lettori a decretare con il loro voto i vincitori nelle due categorie.
È compito invece del Comitato scientifico del premio – coordinato dal presidente della Fondazione Bellonci Giovanni Solimine e composto da operatori culturali e studiosi di letteratura e editoria per l’infanzia – selezionare tra i titoli presentati dagli editori quelli che comporranno le due cinquine finaliste.
Il nuovo riconoscimento letterario nasce a distanza di settant’anni dalla prima edizione del premio assegnato dagli Amici della domenica e si affianca al Premio Strega Giovani, istituito nel 2014, a conferma di un impegno costante nel diffondere e stimolare il piacere della narrativa presso i lettori di tutte le età, nell’auspicio che il nostro futuro continui a essere sempre più ricco di storie, di emozioni, di conoscenza.