di Pierangelo Colombo

mercoledì 24 aprile 2019

Aspettando lo Strega; La straniera

Prosegue il nostro appuntamento con i libri finalisti del Premio Strega 2019; oggi prendiamo in esame "La straniera" di Claudia Durastanti, edito da La nave di Teseo.


“La storia di una famiglia somiglia più a una cartina topografica che a un romanzo, e una biografia è la somma di tutte le ere geologiche che hai attraversato”. Come si racconta una vita se non esplorandone i luoghi simbolici e geografici, ricostruendo una mappa di sé e del mondo vissuto? Tra la Basilicata e Brooklyn, da Roma a Londra, dall’infanzia al futuro, il nuovo libro dell’autrice di Cleopatra va in prigione è un’avventura che unisce vecchie e nuove migrazioni. Figlia di due genitori sordi che al senso di isolamento oppongono un rapporto passionale e iroso, emigrata in un paesino lucano da New York ancora bambina per farvi ritorno periodicamente, la protagonista della Straniera vive un’infanzia febbrile, fragile eppure capace, come una pianta ostinata, di generare radici ovunque. La bambina divenuta adulta non smette di disegnare ancora nuove rotte migratorie: per studio, per emancipazione, per irrimediabile amore. Per intenzione o per destino, perlustra la memoria e ne asseconda gli smottamenti e le oscurità.
Non solo memoir, non solo romanzo, in questo libro dalla definizione mobile come un paesaggio e con un linguaggio così ampio da contenere la geografia e il tempo, Claudia Durastanti indaga il sentirsi sempre stranieri e ubiqui.
La straniera è il racconto di un’educazione sentimentale contemporanea, disorientata da un passato magnetico e incontenibile, dalla cognizione della diversità fisica e di distinzioni sociali irriducibili, e dimostra che la storia di una famiglia, delle sue voci e delle sue traiettorie, è prima di tutto una storia del corpo e delle parole, in cui, a un certo punto, misurare la distanza da casa diventa impossibile.

Recensione tratta da illibraio.it

Nipote di emigranti, nata a Brooklyn e tornata in Basilicata ad appena sei anni, Claudia Durastanti – che attualmente vive a Londra – ha fatto il percorso inverso di molti espatriati: la campagna lucana è stata per lei casa, e le strade di New York il luogo dei ricordi della prima infanzia e delle vacanze estive. Un’esperienza italoamericana che, come pubblico, siamo abituati a fruire attraverso diverse forme narrative e di cui abbiamo un’immagine per certi versi quasi preconfezionata. Le narrazioni delle migrazioni riecheggiano nelle pagine della Straniera, nelle immagini degli zii che fanno ballare Claudia bambina e della nonna che parla un americano volutamente artefatto. E Durastanti infatti scrive: “È per questo che non mi sento in colpa a stereotipizzare la mia famiglia italoamericana attraverso appassionati riferimenti criminali; sono le fantasie di grandezza a cui aspiravano. Erano i film che avevano visto, le canzoni che avevano sentito”.
Perno e centro focale della narrazione, è però la figura della madre, ragazza degli anni Settanta affetta da sordità che, con coerente caoticità, si sposta tra i continenti. Durastanti ne racconta la romanzesca relazione sentimentale con il padre e indaga i rapporti famigliari, anche i più complessi, in maniera analitica e problematizzante, senza mai scadere nel melodramma. Lo stile narrativo è piano, profondamente letterario ma senza circonvoluzioni estetizzanti. Nel corso dei capitoli, lentamente i genitori di Durastanti da protagonisti della storia diventano elementi di quella, individuale, della scrittrice. Allora il personaggio Claudia prende il sopravvento, con inserti che sono quasi brevi long-form critici all’interno di un più ampio affresco famigliare e sociale.

Claudia Durastanti (Brooklyn, 1984) è scrittrice e traduttrice. Il suo romanzo d’esordio Un giorno verrò a lanciare sassi alla tua finestra (2010) ha vinto il Premio Mondello Giovani; nel 2013 ha pubblicato A Chloe, per le ragioni sbagliate, e nel 2016 Cleopatra va in prigione, in corso di traduzione in Inghilterra e in Israele. È stata Italian Fellow in Literature all’American Academy di Roma. È tra i fondatori del Festival of Italian Literature in London. Collabora con “la Repubblica” e vive a Londra.


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