di Pierangelo Colombo

venerdì 19 aprile 2019

Il filo infinito di Paolo Rumiz

Una delle novità editoriali: Il filo infinito di Paolo Rumiz edito da Feltrinelli

Che uomini erano quelli. Riuscirono a salvare l’Europa con la sola forza della fede. Con l’efficacia di una formula: ora et labora. Lo fecero nel momento peggiore, negli anni di violenza e anarchia che seguirono la caduta dell’Impero romano, quando le invasioni erano una cosa seria, non una migrazione di diseredati. Ondate violente, spietate, pagane. Li cristianizzarono e li resero europei con la sola forza dell’esempio. Salvarono una cultura millenaria, rimisero in ordine un territorio devastato e in preda all’abbandono. Costruirono, con i monasteri, dei formidabili presidi di resistenza alla dissoluzione. Sono i discepoli di Benedetto da Norcia, il santo protettore d’Europa. Paolo Rumiz li ha cercati nelle abbazie, dall’Atlantico fino alle sponde del Danubio. Luoghi più forti delle invasioni e delle guerre. Gli uomini che le abitano vivono secondo una Regola più che mai valida oggi, in un momento in cui i seminatori di zizzania cercano di fare a pezzi l’utopia dei padri: quelle nere tonache ci dicono che l’Europa è, prima di tutto, uno spazio millenario di migrazioni. Una terra “lavorata”, dove – a differenza dell’Asia o dell’Africa – è quasi impossibile distinguere fra l’opera della natura e quella dell’uomo. Una terra benedetta che sarebbe insensato blindare. E da dove se non dall’Appennino, un mondo duro, abituato da millenni a risorgere dopo ogni terremoto, poteva venire questa portentosa spinta alla ricostruzione dell’Europa? Quanto c’è ancora di autenticamente cristiano in un Occidente travolto dal materialismo? Sapremo risollevarci senza bisogno di altre guerre e catastrofi? All’urgenza di questi interrogativi Rumiz cerca una risposta nei luoghi e tra le persone che continuano a tenere il filo dei valori perduti, in un viaggio che è prima di tutto una navigazione interiore.

Con “Il filo infinito. Viaggio alle radici d’ Europa” Rumiz, dopo i viaggi di Annibale, “Ritorno sui monti naviganti”, “Le dimore del vento”, aggiunge un altro tassello a quei viaggi “compiuti a passo lento e velocità sostenibile”. Questa volta alla scoperta delle origini cristiane dell’Europa, tra monaci e monasteri benedettini.
Se la risonanza – secondo Rumiz – è “l’approccio principale al sacro”, la musica non poteva mancare in questo viaggio alla volta dell’Europa. E infatti a contrappuntare l’affascinante narrazione dello scrittore ci ha pensato la polistrumentista Maddelena Scagnelli, accompagnata dal suo gruppo di giovani e talentuosi musiscisti del gruppo “Enerbia”.
Voci e pochi strumenti a corda o a percussionei in brani che spaziano tra il sacro e il profano, con al centro il tema rosa. Non a caso sulla copertina del libro spicca l’immagine della Sacra di S. Michele, uno dei modelli del none della rosa di Umberto Eco.

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