di Pierangelo Colombo

giovedì 18 maggio 2023

Hirpu, il cacciatore; l'incipit

 Incipit


  Il mondo degli uomini era ancora giovane, la natura selvaggia temprava i loro corpi, mentre gli dèi ne governavano il destino, elargendo gloria o sventura, assecondando i propri capricci.
Nel primo plenilunio d’autunno la luna splendeva come una regina, argentando la foresta di faggi, le cui foglie ingiallite annunciavano il finire della stagione dei mesi luminosi. 
Nel villaggio abbarbicato sulle pendici del monte, fervevano i preparativi per la grande caccia. L’intero pagu, clan, appartenente al popolo dei Graioceli, era adunato nel bosco sacro, per assistere alla cerimonia officiata da Ariobrigo, lo sciamano che, dinanzi a un monolite, il Mezunemusu, invocava la benevolenza di Belanu, dio della luce. Avvolto nel lungo mantello grigio, il cerimoniere intonava canti e preghiere per chiedere una caccia doviziosa: da essa, infatti, sarebbe dipeso l’approvvigionamento per i mesi neri dell’inverno; carne e pelli pregiate, da barattare con cereali e legumi coltivati dai popoli della pianura che, a levante, si estendeva lungo il corso del grande fiume. 
Lingua sacra e arcana quella del druvid; parole sospinte verso il cielo dalla forza divoratrice del fuoco. L’odore di resina bruciata s’espandeva per la radura, assieme al profumo di erbe aromatiche e polveri magiche che il sacerdote gettava nelle fiamme, provocando bagliori accecanti. Schierati su due file, i cacciatori formavano un semicerchio dinanzi al falò. I più giovani e inesperti erano disposti in prima linea, così che, inondati dal riverbero del fuoco, assorbissero l’energia sacra dispensata dagli dèi. Alle loro spalle s’ergevano, fieri e marziali, i veterani del villaggio.

Nessun commento:

Posta un commento