di Pierangelo Colombo

lunedì 4 giugno 2018

La Grande Guerra; Eroi e poveri diavoli


La prima guerra mondiale ha prodotto qualche centinaio di eroi, premiati coi massimi riconoscimenti al valore, la maggior parte alla memoria e quarantamila sventurati scemi di guerra, resi folli dalle esperienze estreme al fronte. Degli uni e degli altri si occupa il giornalista Paolo Brogi, nel volume “Eroi e poveri diavoli della Grande Guerra”, edito da Imprimatur.

Un libro che racconta degli eroi, una ventina, fra cui Enrico Toti e Francesco Baracca. Per terminare, nell’ultimo capitolo, passando in rassegna un numero impressionante di soldati senza nome e malati di mente, uomini la cui vita è stata spezzata da quella guerra che tenne milioni di uomini in bilico tra il senso del dovere e l’istinto di sopravvivenza. Gli eroi scelsero di distinguersi, mentre l’altra categoria è composta dai soldati usciti di senno nelle trincee, negli assalti o sotto i bombardamenti. In Italia, i mobilitati alle armi furono 5milioni 200mila, su una popolazione nel 1915 di 36milioni di individui, per metà donne. Tolti gli anziani e i bambini, si può calcolare che un uomo su due finì al fronte, che consumò 650mila caduti, 947mila feriti, tra i quali 21.200 privati di un occhio, 1940 ciechi, 74.620 mutilati, 120 privati di entrambe le mani, 12mila invalidi totali, 5.440 sfregiati nel volto, 6.740 sordi, 3.260 muti.
Paolo Brogi spiega nel primo capitolo chi sono gli arditi, il contingente di fanti specializzati nelle azioni più rischiose, motivati e specificamente addestrati. Venivano impiegati negli assalti, ma anche nelle ricognizioni e nei sabotaggi. Nel giugno 1918 si passò da reparti reggimentali a due vere e proprie divisioni d’assalto. Eroi giovani, come Roberto Sarfatti, volontario a 15 anni caduto a 17 e Alberto Cadiolo, un ragazzo del ’99 che morì sventolando un fazzoletto tricolore all’attacco del Monte Pertica. Eroi anziani, come Giacomo Venezian, cinquantaquattrenne maggiore della Territoriale. Eroi dell’aria: Piccio, Scaroni, Fulco Ruffo di Calabria. L’Italia intera vestì a lutto quando precipitò l’asso dell’aviazione, il trentenne capitano Baracca, il 19 giugno 1918, sul Montello. Poi ci sono gli eroi di nazionalità austriaca ma di sangue e cuore italiani. Battisti, Filzi, Chiesa, Sauro, che con altri irredenti scelsero la divisa grigioverde fuggendo dal Trentino e dall’Istria, sapendo che in caso di cattura li aspettava il patibolo.
Infine, gli scemi di guerra, quelli che non hanno resistito all’indifferenza alla morte che gli era stata richiesta, alla capacità di essere crudeli, di saper uccidere, di farsi ammazzare, osserva la storica Bruna Bianchi.
Padre Agostino Gemelli ha sostenuto che in quella guerra non c’era bisogno di eroi, ma di automi. Infatti, negli alti comandi italiani lo stress da combattimento, lo shell shock riconosciuto dagli inglesi, è stato a lungo confuso con la simulazione e considerato con sdegno un ennesimo ingegnoso esempio di vile finzione.

 
Descrizione:
Una rassegna dei protagonisti della prima guerra mondiale. Le figure più conosciute e quelle meno note, compresi gli esempi di eroismo dalla parte austriaca, come Sepp Innerkofler, raccontati e rivisitati con gli strumenti critici dell'oggi. Le medaglie d'oro al valore militare, da Francesco Baracca passando per gli altri "assi" della nascente aviazione italiana come Pier Ruggero Piccio, Paolo Fulco Ruffo di Calabria, Silvio Scaroni, all'umbro Venanzio Gabriotti che si guadagnò quattro medaglie d'argento e bronzo e che quella d'oro l'ha infine aggiunta nel 1944 facendosi fucilare dai nazifascisti come membro della Resistenza. Gli "eroi" raccontati da Brogi passano dall'interventismo estremo del bersagliere-ciclista Enrico Toti, all'irredentismo di Cesare Battisti, Fabio Filzi, Damiano Chiesa, ai letterati prestati al fronte come Enrico Serra e Scipio Slataper, per arrivare ai giovanissimi come Roberto Sarfatti figlio di Margherita, nota come la prima amante di Mussolini. E ancora ecco Alberto Cadlolo, Giacomo Venezian, il Milite Ignoto. Ma anche la storia degli arditi e poi quella degli arditi del popolo con Guido Picelli.

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