di Pierangelo Colombo

martedì 27 febbraio 2018

Incontro con l'autore, Alessio Masciulli


 
Alessio Masciulli



Alessio Masciulli è nato a Pescara nel 1978. Nel 2008 pubblica il suo primo romanzo Credevo bastasse amare, Falco Editore. Successivamente è la volta di Favole sotto le stelle, una raccolta di poesie e nel 2012 un nuovo romanzo intitolato Mandami una farfalla, una sorta di secondo tempo della sua opera prima. Nel 2014 pubblica Voglia d’evoluzione, Tracce Edizioni, il libro che segna un netto stacco dalle precedenti produzioni, seguito, nel 2016, da Credi in me. Opere il cui filo conduttore, proiezione dall’ottimismo e la positività dell’autore,  è il coraggio di scegliere la propria strada senza mai aver paura delle conseguenze. Nel febbraio 2017 fonda la Masciulli Edizioni preoccupandosi di scoprire e supportare nuovi talenti. Fra mille impegni, fra cui promozione e organizzazione di eventi letterari, pubblica Condominio 78, il posto dove abitano le storie, una raccolta di racconti.


E con estremo piacere che colgo l’occasione per porgere qualche domanda all’infaticabile autore editore Alessio Masciulli.

Voglio innanzitutto ringraziarti per la disponibilità. Iniziamo con il conoscerci meglio.

- Qual è stato l’autore o il libro che più ti ha appassionato? 
- A dire il vero ogni volta che leggo un bel libro rivedo la mia classifica e siccome leggo molto essa è sempre in evoluzione ma posso certamente affermare che uno dei primi autori che qualche anno fa ha stuzzicato la mia curiosità e voglia di scrivere è stato Dan Brown con il libro ʻIl Codice Da Vinciʼ


- Sei una persona estremamente positiva, quanto di questo modo di affrontare la vita ti ha aiutato nel tuo lavoro? 
- Credo che la positività aiuti in qualsiasi campo ma nel mio lavoro è molto importante perché gli autori che scelgo hanno bisogno di dinamicità e sorrisi, di persone allegre e pronte ad ascoltarli senza ritenersi esseri umani superiori. La positività si crea e rafforza giorno dopo giorno e mi aiuta molto per superare il continuo crescere degli impegni.


- Sei un vulcano di idee, autore, editore, promotore, organizzatore di eventi letterari, autore di “pillole di libri”. Ma dove trovi tutta questa energia? 
- La trovo nella libertà di poter dare finalmente sfogo a tutto quello che mi viene in mente, a volte ci freniamo solo perché il contesto in quel momento ci vieta di essere noi stessi; ho lavorato per anni chiuso in fabbrica e quando proponevo qualcosa di innovativo ai miei titolari mi facevano sentire solo un numero così ho scelto di scegliere e di liberare tutta la fantasia e creatività che avevo dentro mettendomi in proprio.


- Quant’è importante per te scrivere?

- La scrittura per me è importantissima è stata sempre una forma di terapia, unʼamica che ti ascolta sempre e che assorbe i miei momenti negativi, anche quando gli impegni sono tantissimi e il tempo diventa minimo, lʼattimo per buttare giù qualche riga lo cerco sempre per ritrovare la mia direzione.


- Come autore qual è la tua opinione sull‘editoria italiana?
- Come autore posso dire che lʼeditoria italiana è diventata una macchina per fare soldi e spesso, purtroppo, troviamo sugli scaffali libri ʻinutiliʼ ma scritti da personaggi famosi ed influenti e quindi potenzialmente vendibili. Siccome tutto ruota attorno alle vendite spesso ci ritroviamo tra le mani un pessimo libro. In ogni caso le grandi case editrici sanno lavorare bene, forse lʼunico problema è che oggi sono tutti scrittori e sempre meno lettori.


- E in veste di editore, come giudichi il crescente numero di autori esordienti?
- Mi ricollego alla precedente risposta: oggi molti scrivono e la cosa più brutta e che alcuni credono di aver scritto il libro perfetto. Il meccanismo sʼinceppa proprio lì, ci vorrebbe più selezione e più responsabilità. Far arrivare un libro in libreria è una responsabilità e se tutta la trafila funzionasse bene, troveremmo sicuramente meno volumi ma con più qualità.


- Parliamo ora del tuo ultimo lavoro Credi in me. Un inno al credere principalmente in se stessi. Un messaggio rivolto alle nuove generazioni?
- Non mi sento di dare messaggi a nessuno perché ho ancora tanto da imparare però ho voluto calcare la mano sulla forza di credere sempre in noi, anche quando tutto il mondo ci rema contro: è molto importante avere la forza di non arrendersi e con questo romanzo ho solo voluto raccontare una storia che potrebbe dare una piccola spinta al lettore, una scossa interiore emotivamente forte da fargli cambiare modo di vedere le cose.


- Nel romanzo descrivi in modo nitido l’attuale mondo delle discografia, credi che si possa fare un parallelismo con quello dell’editoria?
- Assolutamente si, il parallelismo infatti nasce dal fatto che conosco molti amici musicisti così come tanti amici scrittori di grande talento che fanno fatica ad emergere perché la discografia, come lʼeditoria è diventata una macchina per fare soldi e sempre meno cacciatrice di talenti.


- I protagonisti, Stefano e Andrea, nascono dalla fantasia o da modelli reali?
- Il libro nasce sulla base di una piccola storia vera ma tutti i personaggi sono inventati, così come tutte le storie in esso contenuti e i riferimenti ai luoghi.


- Credi in me è anche un inno alla musica, quella vera, che sgorga dell’anima. Qual è il tuo rapporto con la musica? 
- Io suonavo in un piccolo gruppo musicale nato sotto il mio garage, scrivevo i testi e strimpellavo la chitarra. Mi piace però ascoltarla la musica (da quando ho capito che non la so suonare) e molto di quello che ho scritto è nato con la cuffia nelle orecchie e una lunga lista di canzoni preferite che mi facevano viaggiare con la mente.


- Andrea sogna di poter vivere della propria musica, ma è ostacolato dai pregiudizi della sua ragazza. Quanto il mito del posto fisso o la sicurezza economica incidono nel minare i sogni dei giovani artisti?

- Purtroppo la nostra società è arrivata ad un punto assurdo, non si riesce più a vivere di sogni, siamo troppo ingabbiati in una routine che ci strozza ogni giorno, troppo spese, troppi ostacoli e per vivere con la propria arte bisogna fare grandi rinunce e non tutti quelli che ci ruotano attorno sono pronti per condividerle. Il posto fisso, che ormai non esiste più, è stato sempre visto come una meta ambita anche se poi il resto della vita lo si passa in funzione di quello senza più essere noi stessi.

 
- Nel romanzo dai voce alla coscienza chiamandola Donna. Quanto incide nella tua scrittura la voce della tua ‘Donna’?
- Siamo in simbiosi continua io e la mia coscienza e parliamo continuamente, la Donna presente nel libro per tutti i personaggi, non è altro che il mio io interiore che faceva da spalla, che ribaltava le carte in tavola, che dava voce e forza ai personaggi. Quando scrivo creo sempre lʼalter ego di ogni personaggio per capire come deve muoversi e agire nella scena e spesso è proprio la mia doppia personalità a fare da modello.


- Condominio 78, è una raccolta di racconti. Come sono nati?
- Sono nati in giro: per strada, nei centri commerciali, nelle librerie, nelle stazioni, a volte sono momenti catturati durante i miei spostamenti altre volte sono scene di vita quotidiana raccolti in un bar o tra gli amici. Ho scelto di pubblicarli in una tiratura limitata quasi come se fosse un piccolo esperimento con me stesso, una prova per testare la capacità di raccontare in breve unʼemozione vissuta.




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