di Pierangelo Colombo

giovedì 9 febbraio 2023

Aspettando lo Strega 2023, i primi quindici titoli

 A partire dal 1° febbraio, e fino al 1° marzo, le Amiche e gli Amici della domenica potranno proporre libri di narrativa pubblicati in Italia tra il 1° marzo 2022 e il 28 febbraio 2023. Ogni Amica/o ha la facoltà di presentare una sola opera. Spetterà poi al Comitato direttivo scegliere i dodici libri in concorso per la LXXVII edizione.

Durante questo mese, ogni mercoledì, annunceranno tutti i titoli proposti.

Questi i primi quindici titoli proposti oggi:



Nicoletta Bortolotti

Un giorno e una donna

Harper Collins


Presentato da
Maria Rosa Cutrufelli

«Dama Scrittura ha molti padri ma non molte madri.»

Così Nicoletta Bortolotti fa dire alla protagonista del suo romanzo, Un giorno e una donna (HarperCollins, luglio 2022). Un libro che fa luce, per l’appunto, su una di queste “madri”.
Il racconto si svolge in un tempo di transizione, tra la fine del Medioevo e l’inizio del Rinascimento, un’epoca di nuove inquietudini e antiche turbolenze. La donna al centro della narrazione è Christine de Pizan, una figura mitica, «immensa», la definisce l’autrice. Una donna che in quel tempo lontano si cimentò in imprese ancor oggi difficili per chi appartiene al sesso femminile.
Nata a Venezia e morta in Francia, Christine de Pizan visse tra due culture e le attraversò consapevolmente, diventando una delle prime “umaniste” europee. E, forse, la prima scrittrice professionale. Scrisse molti libri di storia per i re di Francia (compresa una biografia di Carlo V), ma scrisse soprattutto il famoso Livre de la Cité des Dames, per confutare l’idea di un’irrilevanza femminile nella storia dell’umanità. Tutte (e tutti) dovrebbero conoscere, studiare e apprezzare il pensiero e l’opera pionieristica di Christine de Pizan, afferma Bortolotti. Ma non è così e questo romanzo, fra le altre cose, possiede la forza di un gesto riparatore. «Com’è possibile», si chiede l’autrice in una nota finale, «che né a scuola né all’università io abbia mai sentito parlare di lei?» Un interrogativo che fa nascere nel suo cuore e nella sua mente il desiderio, la volontà di «restituire sulla pagina» un’epopea misconosciuta.

C’è passione, c’è talento letterario, c’è sapienza creativa in questo libro che ha l’accuratezza e la precisione del romanzo storico e, al tempo stesso, tutto il potere seduttivo e la vitalità della biografia. Così il linguaggio, immaginifico e spesso sontuoso al punto da richiamare alla mente la scrittura di Maria Bellonci, viene calato nella forma semplice, diretta, e abbastanza inusuale (ai giorni nostri) dell’epistolario.

Un epistolario particolare, tuttavia, perché si tratta di uno scambio di lettere fra una madre e una figlia. Fra Christine e sua figlia. Uno “scambio” tenero e drammatico, un dialogo familiare che rende vivi e immediati i sentimenti e i pensieri delle due donne. E che permette al lettore e alla lettrice di entrare con animo empatico nella loro intimità, nei loro dolori, nelle loro speranze, nelle illusioni e disillusioni quotidiane. Un dialogo interrotto, di tanto in tanto, da inserti in terza persona, che sembrano rispondere al bisogno dell’autrice di guardare le sue “creature” con più distacco. Di non farsi prendere nella rete della loro complicità.
Romanzo di magnifiche passioni e di notevole forza letteraria, è per questo suo doppio registro che intendo proporlo, con il consenso dell’autrice, all’edizione 2023 del Premio Strega.



Maria Grazia Calandrone

Dove non mi hai portata

Einaudi


Presentato da
Franco Buffoni

Propongo la candidatura del romanzo Dove non mi hai portata di Maria Grazia Calandrone, Einaudi 2022, per il Premio Strega 2023 per due fondamentali motivi: la tenuta stilistica che non viene mai meno nelle 247 pagine del volume; la capacità dell’autrice di coinvolgere il lettore in una vicenda storica e umana al calor bianco.
Già due anni fa con Splendi come vita, edito da Ponte alle Grazie, Maria Grazia Calandrone aveva visto pienamente riconosciute le proprie doti di narratrice, ben figurando nella dozzina del Premio Strega.
Con questa nuova prova narrativa l’autrice, ben nota da decenni come indiscutibile voce poetica, non solo conferma le qualità di narratrice di razza allora poste in luce, ma le corrobora con una magistrale ricostruzione storica dell’Italia degli anni Cinquanta e Sessanta: riuscendo a ricostruire ambienti e situazioni (il Molise rurale, la periferia milanese in pieno boom economico, Roma magica di altera e sconsolata bellezza) in modo altamente poetico pur se finemente realistico, e dando dei propri genitori biologici tesi verso una tragica fine un ritratto nitido, al contempo profondamente partecipe, ferocemente oggettivo e emblematico nella sua attualità.



Gaja Cenciarelli

Domani interrogo

Marsilio


Presentato da
Lorenzo Pavolini

Presento al premio Strega 2023 il romanzo di Gaja Cenciarelli, Domani interrogo (Marsilio) perché restituisce all’avventura dell’insegnamento tutta la appassionata e disperata urgenza dei nostri giorni, come pochi libri hanno saputo fare nella pur sconfinata produzione sul tema, spingendosi oltre nella rappresentazione della classica alternativa tra professione o missione. Ci riesce per la qualità della scrittura, le doti di sintesi, rapidità e precisione, ci riesce facendo coincidere la narratrice protagonista del romanzo, una professoressa d’inglese di una quinta liceo, considerata la classe più difficile di un istituto tecnico in una zona periferica di Roma, con la scuola stessa, corpo ed edificio, persona e istituzione, e soprattutto ci riesce perché racconta la scuola come il luogo di uno scambio ancora possibile, attraverso la parete della lingua, che si fa porosa, messa in comune, bistrattata, più volte abbattuta e rinnalzata, ma sempre attiva nell’esprimere il punto di massimo scontro, e  anche di commistione e confusione tra adulti e ragazzi. Nel romanzo di Gaja Cenciarelli fragilità e paura di non farcela sono ampiamente redistribuite tra la protagonista e i ventisei ragazzi della sua classe, di cui il lettore impara a conoscere tutto quello che si può conoscere, rendendo un anno di insegnamento non soltanto il passaggio cruciale verso l’abisso, ma lo spazio vitale in cui crescere e ritrovarsi.




Gianfranco Di Fiore

L’amore inutile

Wojtek


Presentato da
Valeria Parrella

Il romanzo mantiene ciò che il titolo promette. È durissimo da leggere: è la storia – sembra a lungo privata, d’altri tempi, personale – di un intellettuale che ha una relazione telefonica con una ragazza frivola. I due hanno bisogno l’uno dell’altro perché uno non ha più rispetto di sé e l’altra non ha più quella bellezza fisica che riteneva essere la sua chiave d’accesso al mondo. Terribile il rivelarsi che in realtà in ballo ci siamo tutti, e lo spreco, l’inutilità non sono affatto storia d’altri.



Roberto Ferrucci

Storie che accadono

People


Presentato da
Tiziano Scarpa

Storie che accadono racconta un viaggio in tram attraverso Lisbona. Il protagonista, che coincide con l’autore, è salito sul numero 28, un tram storico della capitale portoghese. Insieme alla sua compagna, Tirsa, ha appena visitato per la prima volta la tomba di Antonio Tabucchi, al Cemitério dos Prazeres, il «Cimitero dei Piaceri”. Così il filo del racconto mette insieme le rievocazioni della lunga frequentazione fra Tabucchi e Ferrucci, sin da quando quest’ultimo era uno studente, quasi quarant’anni fa, alle prese con una tesi di laurea proprio su di lui. Questo memoir diventa una specie di monumento funebre molto vitale, il ritratto di un grande scrittore, in pubblico e dietro le quinte, ma anche uno studio su che cos’è la riconoscenza e le sue ambivalenze.

Lo propongo al Comitato Direttivo come candidato al Premio Strega per vari motivi. Il primo è un valore che definirei esistenziale: la lezione che ci danno i maestri – con i loro libri, con le loro scelte pubbliche; e con il sostegno ravvicinato, con gli esempi involontari, in circostanze spicciole – e il modo di portare tali maestri con noi nella memoria. E poi, già, la memoria: quella che conta, che agisce, che ci serve, è quella che si mescola alla vita; una memoria puntiforme, portatile; il ricordo di un episodio spunta quando meno te lo aspetti, e questo libro lo mostra molto bene. Infine, c’è la qualità della scrittura: la sintassi di Ferrucci è personalissima, direi unica, perché riesce ad aprire una finestra sulla mente dell’autore, ma al tempo stesso si preoccupa sempre di risultare chiara al lettore. Articolata e comunicativa, raffinata e confidenziale, procede per addizione di piccoli incisi, di sprofondamenti, colpi di pollice sull’argilla delle parole: una virgola, una ripetizione chiarificante, una precisazione, per non lasciare mai solo chi legge.



Patrick Fogli

Così in terra

Mondadori


Presentato da
Antonella Cilento

Ci sono molte ragioni per leggere Così in terra di Patrick Fogli, che gode di una scrittura limpidissima e nitida, priva quasi d’ogni retorica, perché anche il genere, che in letteratura può a volte essere considerato una scappatoia, sa affacciarsi sui temi della letteratura universale. Anzi è in grado di rinnovare i luoghi dell’umano, proprio come fanno le fiabe, i miti, i luoghi definiti comuni perché in realtà da tutti, spesso inconsapevolmente, visitati.
Ogni tanto qualcuno ci prova in Italia: Gabriele Salvatore con Il ragazzo invisibile, Gianluca Morozzi con un romanzo di qualche anno fa, Colui che gli dei vogliono distruggere. Questa volta, però, Patrick Fogli ci riesce e capiamo molto bene perché l’eroe di Daniel, fra i tanti, sia il rabbioso Wolverine.
Siamo riflessi in questo romanzo che s’interroga su ogni nostra inquietudine: sul destino, sulla genetica, sulle religioni ma soprattutto sulle scelte che ognuno di noi, al netto di fedi, ideologie e scienze, fa.
Sulla nostra coscienza, su chi siamo davvero.




Daniela Gambino

Due fuori luogo

Jack Edizioni


Presentato da
Fulvio Abbate

Il romanzo di Daniela Gambino, Due fuori luogo, pubblicato da Jack Edizioni, racconta e prova a restituire la «vita agra» di due ragazzi siciliani a Milano. Lui e Lei. Lei palermitana, Lui catanese. Fuori sede e insieme, appunto, fuori luogo, forse anche caratterialmente e antropologicamente agli antipodi, lì a coabitare. Il luogo, la «casa», lo smarrimento, la passione, il sesso, le emoticon, il «pacco» che i genitori inviano da «giù», e ancora il senso di calda estraneità, perfino «la lotta con l’accento e le vocali aperte» per non avere  percezione d’essere «stranieri». La commozione e il divertimento. Il microcosmo nascosto di una relazione sentimentale tra «emigranti» a loro modo intellettuali iperconnessi, digitalizzati, con i genitori che appaiono in videochiamata o in chat come santi evocati in un ex-voto contemporaneo, post era dei baby boomer. L’epopea struggente dei siciliani a Milano, appunto, al tempo di Instagram e di TikTok. La nostalgia del mare di Mondello e di Sant’Agata Li Battiati in un oceano di email. Ma anche il racconto di Milano, la città «agra», nei giorni del lockdown, un romanzo intimo e, a suo modo, perfino politico, dove si riflette anche su un contesto sub-culturale ed economico lontano, «alieno» e tuttavia che strega lo sguardo di chi lo narra. Non il «Pirellone» da far esplodere come immaginava il toscano Bianciardi, semmai la città da rendere intima nello sguardo quotidiano. Per queste ragioni, ritengo che il libro meriti di partecipare all’edizione del Premio Strega 2023.



Irene Graziosi

Il profilo dell’altra

E/O


Presentato da
Simonetta Fiori

Il profilo dell’altra è il primo romanzo che esplora dall’interno il mondo dei social e degli influencer, con la sua pletora di mestieri inutili, rituali grotteschi, travestimenti e ipocrisie del politicamente corretto, tutte quelle finzioni che coprono i vuoti del pensiero contemporaneo. Solo una ventenne avvertita come Irene Graziosi poteva raccontare con sapienza una rivoluzione culturale a cui abbiamo assistito distratti e per questo colpevoli, per poi mostrarci arresi alla nuova egemonia dei followers che oggi divora ogni aspetto dell’opinione pubblica, dall’informazione alla memoria e alle scelte elettorali. Perché Il profilo dell’altra non è solo un romanzo di formazione che riguarda la generazione di Maia, la image consultant della diva digitale acchiappa-like, ma parla del nostro tempo, minacciato da un mostro comunicativo che rischia di inghiottire la dimensione più autentica dell’esistenza. E anche il dolore che attraversa il romanzo restituisce costantemente il sentimento della perdita, con la morte volontaria di una sorella che diventa metafora della rinuncia a una vita degna di essere vissuta, al riparo dalle semplificazioni dei nuovi media.
Se è vero che la letteratura deve cogliere attraverso l’invenzione il senso di verità che sta a cuore allo scrittore, il romanzo di Irene Graziosi colpisce nel segno, demistificando la grande recita di cui siamo prigionieri e nella quale rischiano di restare sempre più intrappolate le generazioni più giovani. Per questo lo candido al Premio Strega.


Gian Marco Griffi

Ferrovie del Messico

Laurana Editore


Presentato da
Alessandro Barbero

Ferrovie del Messico di Gian Marco Griffi, pubblicato da Laurana Editore, è un romanzo colto e fluviale. Su uno spunto narrativo di per sé semplicissimo, benché alquanto bizzarro – nel febbraio del ’44 un milite della Guardia nazionale repubblicana ferroviaria delle Repubblica di Salò, sede di Asti, viene incaricato di compilare una mappa delle ferrovie del Messico –, l’autore innesta una quantità impressionante di storie collaterali, divagazioni, novelle, sogni, lettere, visioni, che spaziano dal Piemonte al Messico, da Berlino all’aldilà: il tutto peraltro ricondotto a una conclusione tanto imprevista quanto credibile.
Ferrovie del Messico merita di essere candidato al Premio Strega per la novità, e l’ambizione, del concetto e della trama, come per la qualità della scrittura: il romanzo è scritto in una lingua versatile e mutevole, spesso apparentemente orale ma in realtà letteratissima, che attinge a tutte le risorse dell’italiano, delle parlate regionali, dei linguaggi specialistici, e financo a gerghi furfanteschi e fantastici.
Pubblicato da un piccolissimo editore, cosa che ulteriormente giustifica la sua candidatura, ha raggiunto un vasto pubblico soprattutto grazie al passaparola dei lettori e all’entusiasmo dei librai. In un panorama letterario come quello italiano, che sembra oggi dividersi tra il racconto quasi giornalistico di «storie vere», possibilmente tragiche, e il rimuginamento sull’eterna crisi della famiglia borghese, Ferrovie del Messico si staglia con un’originalità che merita di essere segnalata.




Sapo Matteucci

Per futili motivi

La Nave di Teseo


Presentato da
Filippo Bologna

La magia e la condanna degli esordi è che sono irripetibili.
Sono libri che nascono di getto e a volte si scrivono da soli, come sotto dettatura. Sono lì, già compiuti, pronti a uscire in attesa del loro momento.
E fortunatamente per noi – e per Sapo Matteucci – quel momento è arrivato.
Per futili motivi è un esordio unico, quello di un autore che, forse a sua insaputa, ha lavorato per sessant’anni anni al suo primo romanzo.
Un’opera irresistibile che mette in scena Madri, Padri, Cani, Figli e Conigli, un serraglio a conduzione famigliare il cui impresario in rovina è un Oblomov che ha piantato il suo tendone nel quartiere Coppedè di Roma e, in attesa di un pubblico che non verrà, decide di andare comunque in scena per l’unico spettatore pagante: sé stesso. Avvolto nella sua comoda vestaglia, il dottor Mastorna inganna il tempo (o è il tempo che ha ingannato lui?) interrogandosi sul declino inarrestabile della sua credibilità di uomo, marito e padre. E si danna l’anima per l’unica ragione che sembra veramente stargli a cuore: l’inseguimento di una figlia bellissima, ribelle e indomabile: Costanza, forse uno dei più bei personaggi che la letteratura degli ultimi anni ci abbia regalato.
Con una lingua ricchissima che è un distillato delle migliori letture di cui si è imbevuto negli anni e un ritmo di prosa trascinante, capace di partire dal colloquiale e raggiungere improvvise vette letterarie passando attraverso esilaranti guizzi aforistici, Sapo Matteucci ci consegna un romanzo felice e struggente, il ritratto di quei legami indissolubili fatti di sangue, affetti, parole e incomprensioni chiamati famiglia.


Renato Minore e Francesca Pansa

Ennio l’alieno. I giorni di Flaiano

Mondadori


Presentato da
Raffaele Manica

Con Ennio l’alieno. I giorni di Flaiano, Renato Minore e Francesca Pansa hanno compiuto un viaggio insieme a Flaiano e dentro Flaiano. Riattraversando gli spazi e i tempi dell’autore di Tempo di uccidere, da Pescara a Roma al mondo, dalla vigilia della Prima guerra mondiale agli anni che seguono il boom, Minore e Pansa compiono un periplo che proietta il sentire di Flaiano dentro il nostro sentire, come particolarmente si avverte nella ricostruzione dei rapporti privati, prima di Ennio bambino poi del marito e del padre dal dolore intenerito e irrimediabile.
Saggio biografico, disegno di vicende intellettuali, romanzo, Ennio l’alieno si offre al lettore con una scrittura sicura e limpida, dialogante con l’acutezza di giudizio e di sguardo di Flaiano: un ritratto da vicino condotto con elegante cordialità e costruito su materiali di prima mano, maneggiati con delicatezza e rispetto; con il risultato, sul lettore, che somiglia a ciò che si prova sfogliando un album di famiglia, dove anche le cose note si presentano a chi legge con l’aspetto di una meravigliata novità, in una prospettiva densa di antichi affetti.


Tommaso Pincio

Diario di un’estate marziana

Perrone


Presentato da
Nadia Terranova

In questo libro si cammina, e molto. È un camminare generativo in cui il tempo si ridisegna e le parole si fanno precise, mentre l’eredità di Ennio Flaiano si traduce in passi lontani dalla staticità di un bagaglio e si libera, finalmente, da un’aura restrittivamente iconica e postuma. Ragionare insieme alla vita di Flaiano diventa qui interrogativo sul presente, con occhi disillusi ma non sconsolati. Tommaso Pincio instaura un dialogo con il vincitore del primo Premio Strega che fuoriesce dalla logica binaria del corpo a corpo e racconta, per attraversamenti e andirivieni, anche la storia di una città ipernarrata riuscendo nel piccolo miracolo di una originalità persistente, non inseguita ma come trovata per strada. E forse sono i libri più belli quelli che scappano di mano, trasformando chi li scrive e poi chi legge in un modo misterioso e inesorabile.


Diario di un’estate marziana ha molti meriti e porta a termine alcune rivoluzioni, a cominciare dall’aver trasformato quel sostantivo, marziano, in un aggettivo. Pincio non rinuncia alla narrazione ma non sceglie un genere, si apre a una nuova grammatica che ha costruito libro dopo libro e trova qui il suo esito più felice. Esistono ancora i salotti letterari, anche se le poltrone in velluto sono diventate bacheche dei social network? C’è un’anima dei premi letterari? In quante e quali forme sono legati uno scrittore e una città? Cosa intendiamo per romanzo? Sono alcune delle questioni che mi sono rimaste da queste pagine, scritte con la freschezza e la profondità di chi ha usato un terzo occhio per guardare a fondo dentro una vita, anzi almeno due.




Lodovica San Guedoro

Sacro Amor profano

Les Flâneurs Edizioni


Presentato da
Franco Cardini

Mi sono deciso a proporvi Sacro Amor profano, lavoro di una nobildonna italiana dal cognome che farebbe invidia a Guido Da Verona, ma che non è uno pseudonimo. Accintomi a leggiucchiare il manoscritto in un pomeriggio domenicale di quelli in cui, potendo, si ama oziare in poltrona col gatto sulle ginocchia e un bicchiere a portata di mano, mi sono scoperto con sorpresa ad appassionarmi alla lettura.

Non dirò, non dico, non voglio dire che sia “nata una stella”. Ma non mi è dispiaciuto uno stile forse talora un po‘ troppo letterario, tuttavia qua e là etereo e mordace, lieve e corrosivo, aulico e semplice. Un po‘ ingenuo forse: ma chissà…? Il libro di una «scrittrice in esilio» in molti sensi, desueto forse ma dotato di intensità espressiva ed emozionale.

Propongo questa autrice all’edizione 2023 del Premio Strega per la sua sorvegliata immaginazione, il suo serio artigianato e la sua fedeltà ai valori modesti ma anche eterni della non necessariamente grande, tuttavia vera e buona letteratura.



Ezio Sinigaglia

Sillabario all’incontrario

TerraRossa


Presentato da
Lorenza Foschini

Chi ama la letteratura e la lingua italiana non penso possa fare a meno di apprezzare le opere di Ezio Sinigaglia. Fra queste Sillabario all’incontrario è forse il suo lavoro più significativo.

Con il pretesto di risalire alla radice del suo malessere, il narratore scompone la realtà in voci di un sillabario che procedono dal mondo esterno verso quello interiore; viene così ripercorsa in forma romanzesca la vita privata dell’autore attraverso un’indagine che tocca temi cruciali, tornati al centro del dibattito contemporaneo: i legami di sangue e la paternità non biologica, il mistero dell’infanzia e quello della natura animale e vegetale, la devastazione dell’ambiente e l’invadenza del denaro, lo scandalo della bisessualità e il rifiuto dei ruoli convenzionali. Ma soprattutto la passione per la scrittura e il difficile rapporto con la propria memoria, pulsante di piaceri irripetibili, dolori mai del tutto sopiti e colpe sempre imperdonabili.


Sillabario all’incontrario ha il respiro di un romanzo giallo, la spudoratezza di un diario intimo, l’acume penetrante di un’autoanalisi, il tutto legato da una scrittura musicale e ironica, ma anche schietta e aderente alle cose come il linguaggio dei bambini.

Il Premio Strega è una meravigliosa opportunità per dare finalmente a Ezio Sinigaglia il posto che gli spetta nella letteratura contemporanea.



Michele Zatta

Forse un altro

Arkadia


Presentato da
Maria Pia Ammirati

Forse un altro è una sorprendente opera prima che trascende ogni definizione. Narra una storia intima e universale che si snoda agile fra le pieghe del nostro immaginario affrontando i temi e le domande spesso scomode che da sempre segnano l’effimera natura della nostra esistenza terrena. È un’allegoria sul senso della vita scritta in modo ironico e disincantato ma che cela un’anima profondamente malinconica. Come nei morality plays medievali la Morte si misura con il protagonista, anzi con la personificazione materna della sua vita. Al cospetto di uno scalcagnato Destino, la Morte e la Vita si contenderanno il protagonista Mike Raft in una rivisitazione postmoderna della Danza Macabra. La Vita potrà contare sull’ausilio della Verità, della Giustizia e soprattutto dell’Amore ma l’esito non è per nulla scontato e la trama riserva sorprese continue fino all’ultima pagina. La sfida ci conduce al senso dell’esistenza che si cela dentro ognuno di noi. Ogni riga costituisce un riferimento, un rimando al ricco mondo letterario, musicale e audiovisivo di Michele Zatta, sceneggiatore e manager televisivo. A voler enucleare il filo rosso della storia, Forse un altro è un romanzo d’amore costruito e proiettato su diversi livelli di narrazione – un po’ come un testo di Woody Allen a cui l’autore dichiaratamente si ispira – ma nel contempo è qualcosa di più.


Approfondisce, cesella ed elabora una concezione dello stare su questo mondo che a tratti può apparire paradossale ma nello stesso istante apre inattese rivelazioni ed epifanie. Un libro che attinge alla più moderna scrittura cinematografica e che anche per questo si presta a fare breccia nei lettori più giovani. In estrema sintesi una coraggiosa – e riuscita – prova d’autore.

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