di Pierangelo Colombo

venerdì 17 febbraio 2023

Incontro con l'autrice: Ilaria Giansante

  Sono felice di proporre l'intervista all'autrice Ilaria Giansante, che ci presenterà il suo libro L'apologia del codardo.

 Nata a Penne nel '95, Ilaria Giansante vive a Collecorvino nella provincia di Pescare. Diplomata presso il liceo linguistico “G. Marconi”, ricevendo unitamente il diploma di maturità italiana e francese, si è poi laureata nel 2017 in scienze politiche con una tesi per i diritti linguistici presso l’università di Teramo e nel 2021 ha conseguito la magistrale con una tesi sull’etica e le politiche di genere. Ha vissuto e studiato per un periodo in Corsica dove ha collaborato con l’associazione Erasmus Student Network. “L’apologia del codardo” (2022) è il suo primo romanzo.

Ilaria Giansante


Innanzitutto, ringrazio Ilaria per aver accettato questa nostra chiacchierata.

Possiamo darci del tu?

Certamente.


 Iniziamo con qualche domanda per conoscerti meglio. 

 Qual è il tuo rapporto con la letteratura?

 La letteratura ha avuto un ruolo estremamente importante nella mia vita. È stata quasi una costante. Sono sempre stata una lettrice avida e ho sempre trovato nei libri dei nuovi mondi da scoprire, anche negli anni della formazione scolastica sono sempre stata attratta dalla letteratura e sono felice di aver avuto la possibilità di pubblicare un romanzo.


 Hai un genere di preferenza? 

 Non esattamente, ma ho seguito dei periodi in cui ho avuto delle preferenze. In via generale amo molto i romanzi distopici, i thriller e i romanzi storici, ma comunque amo qualsiasi romanzo la cui trama sappia coinvolgermi. Sono sempre pronta a farmi sorprendere.


 Un autore di riferimento? 

 Non riesco a citarne uno solo; è proprio impossibile. Ma posso scendere a tre se va bene. Il primo è Alessandro Baricco per l’uso dell’ironia e il modo schietto e semplice di scrivere che mi ha sempre affascinato. La seconda è Donatella Di Pietrantonio per la sua straordinaria capacità di descrivere le donne abruzzesi e la precisione chirurgica delle sue descrizioni. L'ultima è J.K. Rowling per aver creato una delle saghe letterarie più famose di sempre e che ancora oggi, da adulta, mi affascina. 



 Veniamo al tuo libro L’apologia del codardo, è un libro di formazione? 

 Sì. Questo romanzo ci traghetta nella vita dei protagonisti per dieci anni; dalla giovinezza all’età adulta. Ci permette di conoscere le loro le insicurezze e le paure, e di vedere da vicino il loro percorso di crescita personale fino al superamento degli ostacoli e dei traumi.


 Quando è nata l’idea? 

 Ufficialmente è nata nel 2019, ma l’idea iniziale non era scrivere un romanzo. La storia è nata dopo. Inizialmente l’idea alla base del romanzo era solo un appunto scritto in un file su mio pc, ma più passava il tempo e più sentivo che avrei potuto creare qualcosa di bello e diverso; quindi, mi sono messa al lavoro facendo roteare la storia attorno all’idea. 

 

 A che pubblico si rivolge? 

 Credo che sia accessibile a tutti. Dal pubblico più giovane a quello che cerca letture più impegnate; dalle persone che cercano nel libro un po' di svago a quelle che cercano in un libro una storia d’amore. Anche se questa non è una storia d’amore dal punto di vista più convenzionale.


 Chi sono i protagonisti? 

 Si chiamano Silvia e Filippo. Sono due persone estremamente diverse, sia per inclinazioni, sia per personalità. Li ho descritti come acqua e olio: lui più sbarazzino, lei più impostata e severa. I due si incontrano negli anni universitari e li vediamo diventare adulti tra varie vicissitudini. I due sono i codardi della nostra storia. L'una per necessità, l’altro per timore.


 Quale tipo di rapporto vivono Silvia e Filippo? 

 I due, dopo un inizio lento per le evidenti differenze caratteriali, intrecciano un rapporto di amicizia quasi viscerale; talmente tanto viscerale da diventare quasi una gabbia dalla quale sarà difficile liberarsi.


 Il codardo è il vero protagonista del libro, perché? 

 Il concetto alla base del romanzo è che la pavidità, la paura, il tirarsi indietro, non è da considerarsi come un difetto ma un atto di necessità. Non tutti hanno la capacità di affrontare determinate situazioni e cadere in piedi. Altri fanno più fatica, sono diversi, e costringerli al dolore solo perché il coraggio è l’unica forma socialmente accettabile mi sembra crudele. L'atto della pavidità, visto sotto questo punto di vista, si trasforma nell’istinto darwiniano della preservazione della specie che fa diventare eroe l’antieroe.


 Apologia: discorso in difesa di qualcuno o qualcosa; in questo caso della codardia. Una disquisizione su quale via sia meglio scegliere fra salvarsi o soffrire inutilmente? 

 A tratti sì. Il punto di vista del romanzo è chiaro fin da subito e si apre proprio con una mia diretta disquisizione in merito, ma come è giusto che sia lascio il via libera al lettore farsi una propria opinione in base alla storia che sta leggendo; storia che viene scoperta dalla voce narrante e dal lettore nello stesso momento. 


 Codardia vista come zona di confort? Un modo per evitare la realtà? 

 No, è esattamente il contrario, ma ammetto che il mio è un punto di vista divisivo che crea una spaccatura nelle opinioni del lettore. Credo che sia proprio il bello del romanzo. Amo i momenti di dialogo e i discorsi difficili e non mi sono voluta tirare indietro nemmeno nel romanzo. Il codardo di cui parlo non vuole evitare la realtà, al contrario. Il mio codardo la realtà la conosce anche troppo bene e la guarda in faccia, ma preferisce prendere una strada alternativa che gli permette di arrivare ad un livello di sofferenza del quale rimane consapevole e che si è scelto. Non c’è niente di sicuro e calcolato nel lanciarsi nel vuoto e sfracellarsi al suolo. È un modo di proteggere e preservare la sua salute mentale che è più importante di qualsiasi atto di mero coraggio.


 Si tratta di un romanzo di formazione. Quali cambiamenti affrontano i protagonisti? 

 I protagonisti si dirigono verso l’età adulta e con essa si avventurano verso tutti i cambiamenti generazionali che ne derivano. Capiranno cosa significa maturare, avranno un lavoro e una famiglia a cui pensare, affronteranno la malattia e la consapevolezza che i genitori non ci accompagneranno per sempre. Capiranno il valore dell’amicizia e della comunità e forse impareranno davvero cosa significa amare.


 Progetti per il futuro? 

 Per il momento mi concentro sulla promozione di questo romanzo a cui ho dedicato molto lavoro e spero mi porti altre e nuove soddisfazioni, ma niente mi impedisce di pensare ad un eventuale spin-off e concentrarmi su nuovi protagonisti. Ci sono tutti i presupposti.


 Bene, nel ringraziarti per il tempo che ci hai concesso, ti do appuntamento per il tuo prossimo lavoro.

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Descrizione

Essere codardi porta indubbiamente ad una sofferenza certa, ma è un tipo di sofferenza che si conosce, con la quale si fa amicizia, che diventa un’alleata che ti consola, che ti ripete “hai fatto bene così”. Il buttarsi nel vuoto senza sapere quanto ci si potrebbe far male però è peggio. E allora semplicemente scegliamo la sofferenza che ci fa stare più comodi. In qualche modo è confortante sapere che quel grado di dolore non potrà farti più male di così, perché te lo sei scelto. Meticolosamente. Hai fatto una riunione con te stesso e la tua psiche e avete deciso insieme fino a che grado di sofferenza potete arrivare. È un accordo equo tra parti che si conoscono. Non c’è niente di equo, di calcolato, nel saltare nel vuoto. C’è solo un lunghissimo attacco di panico per tutta la caduta, con un paracadute che sai che al cinquanta per cento non si aprirà. Fino allo schianto.

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