di Pierangelo Colombo

venerdì 10 febbraio 2023

Recensione: Mi limitavo ad amare te

 Dopo il grande successo de Le assaggiatrici, Feltrinelli (premio Campiello), Rosella Pastorino presenta il suo ultimo libro, Mi limitavo ad amare te, sempre per la Feltrinelli.

Un romanzo ispirato a delle storie vere dei bambini di Bosnia. Profughi in Italia dopo essere rimasti orfani in patria, sono stati intervistati dall’autrice che, così, vuole mantenere viva la memoria di un passato ancora molto vicino.



Il titolo, Mi limitavo ad amare te, è ripreso da una poesia di Izet Sarajlic, storico, filosofo e poeta bosniaco.

Sono figli della Bosnia, quelli che una mattina d'estate del 1992 salgono su di un pullman, diretti verso l'Italia.

Ciascuno, nonostante il trascorrere degli anni e l’essere arrivati in un paese in pace, non potrà fare a meno di fare i conti con la guerra, perché ormai penetrata nell’animo. In vent’anni si ritroveranno e si perderanno, affidati a diverse famiglie.

Le vite dei due fratelli Omar, solitario e taciturno, e Sen, solare e simpatico, si intrecciano con quella di Nada, che ha un fratello che ha dovuto arruolarsi e che si sente sola, ma che comunque resiste, sperando nell’amore di Danilo, un altro ragazzo un po’ più grande che era con loro in quell’autobus. Danilo, però, i genitori li ha, ma hanno scelto di allontanarlo dalla guerra per salvarlo. Lui sa stare al mondo, saprà riscattarsi studiando e in cuor suo non desidererà tornare indietro, nella sua terra martoriata.

Mi limitavo ad amare te è una narrativa incisiva, un tratto che lascia il segno. Ispirato a una storia vera, è un romanzo di ampio respiro, di formazione, di guerra e d’amore. Con la sua scrittura, Rosella Postorino torna a farci emozionare e, soprattutto, riflettere sulle conseguenze dei traumi dovuti alla guerra.

DESCRIZIONE:

Si esiste interi solo prima di nascere. Ma quello strappo è la vita. Omar ha dieci anni e passa le giornate alla finestra sperando che sua madre torni: da troppi giorni non viene, e lui non sa più nemmeno se è viva. Suo fratello gli strofina il naso sulla guancia per fargli il solletico, ma non riesce a consolarlo. Senza la madre il mondo svapora. Solo Nada lo calma, tenendolo per mano: soltanto lei, con i suoi occhi celesti, è per Omar un desiderio. Ha undici anni, sulla fronte una vena che pulsa se qualcuno la fa arrabbiare, e un fratello, Ivo, grande abbastanza da essere arruolato. Nada e Omar sono bambini nella primavera del 1992, a Sarajevo. Per allontanarli dalla guerra, una mattina di luglio un pullman li porta via contro la loro volontà. Se la madre di Omar è ancora viva, come farà a ritrovarlo? E se Ivo morisse combattendo? In viaggio per l'Italia, lungo strade ridotte in macerie, Nada conosce Danilo, che ha mani calde e una famiglia, al contrario di lei, e che un giorno le fa una promessa. Nessuna infanzia è spensierata, ciascuno di noi porta con sé le sue ferite, ma anche quando ogni certezza sembra venire meno, possiamo trovare un punto fermo attorno al quale far girare tutto il resto. Mi limitavo ad amare te entra nelle fibre del lettore colpendo quel punto come una freccia. Ispirato a una storia vera, è un romanzo di ampio respiro, di formazione, di guerra e d'amore, che si colloca a pieno titolo nella tradizione del grande romanzo europeo. Con la sua scrittura precisa e toccante, Rosella Postorino torna a indagare le nostre questioni private, quelle che finiscono per occupare il centro dei pensieri e delle azioni degli esseri umani anche nel mezzo dei rivolgimenti storici più scioccanti. Così, mentre infuria il conflitto che per primo in Europa ha spezzato una lunga pace, ecco che ci interroghiamo sull'"inconveniente di essere nati". Come si diventa grandi quando da piccoli si è stati amati malamente? E chi può mai dire di essere stato amato come e quanto avrebbe voluto? Nada, Omar e Danilo scoprono presto nel legame che li unisce, e che li spinge a giurarsi fedeltà eterna oppure a tradirsi, la più grande risorsa per una possibile salvezza.



Rosella Postorino (Reggio Calabria, 1978) è cresciuta in provincia di Imperia, vive e lavora a Roma. Ha esordito con il racconto In una capsula, incluso nell'antologia Ragazze che dovresti conoscere (Einaudi Stile Libero, 2004). Ha pubblicato i romanzi La stanza di sopra (Neri Pozza, 2007; Feltrinelli, 2018; Premio Rapallo Carige Opera Prima), L’estate che perdemmo Dio (Einaudi Stile Libero, 2009; Premio Benedetto Croce e Premio speciale della giuria Cesare De Lollis) e Il corpo docile (Einaudi Stile Libero, 2013; Premio Penne), la pièce teatrale Tu (non) sei il tuo lavoro (in Working for Paradise, Bompiani, 2009), Il mare in salita (Laterza, 2011) ed è fra gli autori di Undici per la Liguria (Einaudi, 2015). 

Con Le assaggiatrici (Feltrinelli, 2018), romanzo tradotto in oltre 30 lingue, ha vinto il Premio Campiello 2018 e diversi altri prestigiosi premi letterari, quali il Premio Rapallo, il Premio Chianti, il Premio Lucio Mastronardi Città di Vigevano, il Premio Pozzale Luigi Russo, il Premio Wondy e, per l’edizione francese del romanzo (La Goûteuse d’Hitler, ed. Albin Michel), il Prix Jean Monnet. Da questo romanzo verrà tratto un film, per la regia di Cristina Comencini.

Nessun commento:

Posta un commento